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«La prima forma di libertà si chiama lavoro»
La prima forma di libertà si chiama lavoro, a cui segue un guadagno. Un reddito da produzione, un reddito che sia corresponsione di un dato servizio, di una data attività. Si pretende dai giovani, ed…
Pubblicato il: 01/03/2018 – 13:22
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La prima forma di libertà si chiama lavoro, a cui segue un guadagno. Un reddito da produzione, un reddito che sia corresponsione di un dato servizio, di una data attività.
Si pretende dai giovani, ed in questo sarò forse impopolare ma sono d’accordo, lavoro senza retribuzione (sotto forma di stage, di formazione, di tempo lavoro a scuola) in quanto momento di preparazione e poi si pensa invece di regalare un reddito in cambio di nessun lavoro, utile solo alla ulteriore marginalizzazione di una fetta importante di Paese che non riesce ad entrare nel mondo del lavoro.
Noi giovani, non chiediamo ‘reddito da riposo’ ma chiediamo ‘lavoro da futuro’; sulla capacità di generarlo deve essere valutata la politica e non su quella di rinviare i problemi. Chiediamo libertà e non carità, autonomia e non guinzagli.
Non vogliamo assistenza, tantomeno un reddito per il solo fatto di essere residenti in Italia. È un’idea raccapricciante, di una società distopica e illiberale composta da esseri impensanti legati al bisogno.
I giovani vogliono lavoro, vogliono successo, vogliono costruirsi e fare strada. Vogliono delle condizioni in cui potersi realizzare, in cui poter fare impresa o in cui esprimere il proprio talento all’interno di aziende solide o realtà innovative. Sono entrato nel mondo del lavoro da giovanissimo ed in esso provo a farmi strada e a districarmi.
Che futuro sarebbe se i giovani di oggi si accontentassero di avere la paghetta anziché rimboccarsi le maniche per affermarsi?
Serve ritornare ad una cultura che rispetti il rischio imprenditoriale, che voglia bene a chi ogni giorno decide di combattere nella giungla che una certa nomenklatura politica figlia di un post-comunismo reciclato ha contributo ad affermare e per cui fare impresa per avere dei profitti è un reato. Cultura oggi fatta propria anche dal metodo Casaleggio-Casalino.
In questa direzione si pone l’attuazione della Flat Tax, la riforma del fisco che supera l’accanimento odierno prevedendo un’unica aliquota pari a quella più bassa oggi esistente, ovvero il 23%, con l’innalzamento della No Tax Area fino a 12mila euro. Ciò permette di allargare la platea dei contribuenti, di combattere l’evasione fiscale ma soprattutto di far pagare meno tasse, liberando così risorse per le famiglie che possono così incentivare i consumi. Inoltre, tasse avvertite come giuste dai cittadini e dalle imprese, permettono agli imprenditori di liberare risorse da poter reinvestire nell’azienda.
Questo flusso, che non inficia il gettito ma che mira allo sviluppo ed alla crescita, genera un incremento dei consumi, quindi della richiesta di mercato e della produzione, pertanto un aumento del fabbisogno dei posti di lavoro.
Il programma di Forza Italia prevede inoltre la detassazione per ben 6 anni per le imprese che assumono giovani in forma stabile.
Per questo è fondamentale invertire il concetto secondo il quale la ricchezza sia un colpa, bisogna superare l’idea di redistribuzione della povertà della sinistra, bisogna uccidere il concetto di uguaglianza non nel benessere ma nel pagare più tasse, bisogna mortificare l’accanimento verso l’impresa che ha il solo risultato di generare più disoccupazione. Bisogna spiegare a questi signori che la tassa si differenzia dall’imposta perché retta sul principio della controprestazione. Se le tasse aumentano ed i servizi diminuiscono, generando un campo d’azione irto e difficoltoso, tutto ciò non è solo da irresponsabili ma è anche da incompetenti.
Più investimenti, più impresa, meno tasse, più concorrenza privata rispetto allo Stato, più Stato nella realizzazione di grandi infrastrutture, più lavoro, più redditto, più Forza Italia.
Il mio è un appello ai miei coetanei. Uniamo le forze del bene, e scegliamo con la ragione a chi affidare la nostra fiducia: le ricette di Forza Italia, che ha già dimostrato di poter generare pratiche di buon governo e che è guidata da un esempio di uomo del fare, contro l’odio di chi non rispetta le ansie che abbiamo, reali e comprensibili, ma su cui lucra elettoralmente senza nessun interesse a dare ad esse delle soluzioni.
*coordinatore provinciale Forza Italia Giovani Cosenza
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