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«Sul servizio delle Iene si vuole costruire un processo parallelo»

Riceviamo e pubblichiamo: Rispettosi di presìdi deontologici irrinunciabili, abbiamo ritenuto di evitare “interventi pubblici” sulla vicenda denunciata dal servizio de “Le Iene” e nella quale si in…

Pubblicato il: 13/03/2018 – 18:02
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«Sul servizio delle Iene si vuole costruire un processo parallelo»
La giornalista de

Riceviamo e pubblichiamo:

Rispettosi di presìdi deontologici irrinunciabili, abbiamo ritenuto di evitare “interventi pubblici” sulla vicenda denunciata dal servizio de “Le Iene” e nella quale si intrecciano, così pare ricavarsene, la storia personale di una giovane donna e, a vario titolo, di rappresentanti della Curia cosentina. Convinti come siamo che le questioni giudiziarie debbano potersi definire correttamente nelle uniche sedi deputate e che gli avvocati, in qualsiasi veste, debbano poter garantire gli equilibri anche solo delle modalità di esercizio della giurisdizione.
In tale direzione, non intendiamo soffermarci su nessun aspetto della vicenda, né leziosamente e stucchevolmente sostenere le ragioni delle due giornaliste de “Le Iene”, autrici del servizio, che assistiamo: verremmo meno a quei presìdi deontologici cui abbiamo fatto riferimento e ai quali non intendiamo sottrarci.
Senonché, però, se ci era sembrato “curioso” che, attraverso un comunicato ufficiale, l’attuale Arcivescovo metropolita Mons. Nolè, desse notizia della “assunzione di informazioni”, presso la Curia, da parte dell’unica vera vittima della vicenda – questa sì, assai deprecabile – (a che titolo, in quali forme, alla luce di quali principi giuridicamente sostenibili, attesa la posizione processuale della donna è questione che rimanderemo nelle sedi appropriate), ancora più disorientante ci è parsa la iniziativa dei difensori (qui la nota) dell’Arcivescovo emerito Mons. Nunnari i quali, avendo consigliato al proprio cliente “di dar corso alla denuncia (che poi è querela) per diffamazione”, pretenderebbero di svolgere una sorta di processo parallelo attraverso gli organi di informazione e tanto al fine di dimostrare, secondo il loro postulato, la strumentalizzazione del servizio giornalistico. E tanto attraverso già la pubblicizzazione di circostanze e notizie che dovrebbero essere, allo stato, coperte dal segreto investigativo. Ma ben comprendiamo la smaniosa ansia che pervade l’intera struttura ecclesiastica.
Meraviglia, peraltro, che sostenitori così attrezzati di fondate battaglie laiche, possano tanto agevolmente aggirare il tema fondamentale della vicenda ed il dramma che ne consegue (pur diciamo noi laicamente, da verificare nelle sedi competenti), confondendo persino gli stessi ambiti defensionali di riferimento: rammentiamo qui ed esclusivamente che il prete di San Vincenzo la Costa e i suoi famigliari, dopo aver aggredito le giornaliste, le hanno querelato “solo” per lesioni, non già per diffamazione. Sicché modalità di esecuzione del servizio nulla hanno a che vedere con l’intervista e i contenuti della stessa rilasciata da Mons. Nunnari, di cui consigliamo l’ascolto più approfondito, direttamente e personalmente, e non attraverso figuranti. Si trattava proprio di Mons. Nunnari.

Paolo Sammarco
Anna Spada

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