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Il “tribunale” criminale e le sentenze punitive delle gang

COSENZA L’organizzazione criminale tra la Corigliano “Vecchia” e la Corigliano “Scalo” agiva seguendo degli schemi precisi: se uno dei comandi impartiti dai vertici della città vecchia non veniva ris…

Pubblicato il: 14/03/2018 – 14:32
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Il “tribunale” criminale e le sentenze punitive delle gang

COSENZA L’organizzazione criminale tra la Corigliano “Vecchia” e la Corigliano “Scalo” agiva seguendo degli schemi precisi: se uno dei comandi impartiti dai vertici della città vecchia non veniva rispettato o si violavano le norme criminali si finiva tutti davanti al tribunale. Presidente del collegio è Filippo Solimando, persona coinvolta in più procedimenti giudiziari tra i quali l’operazione “Galassia”, che con a latere altri due “giudici” sempre del suo gruppo emanava sentenza di natura fisica causando delle lesioni personali o altri tipi di danni. Quattordici sono state le misure cautelari emesse al termine dell’operazione “Tribunale” (qui la notizia) condotta dalla procura di Castrovillari coordinata da Eugenio Facciolla. Carcere per: Filippo Solimando, Natale Gencarelli, Giovanni Arturi, Luigi Sabino, Giuseppe Sammarco, Giuseppe De Patto. Agli arresti domiciliari sono invece finiti: Davide Lagano, Vincenzo Sabino, Antonio Palummo, Pasquale Semeraro. Per Giuseppe Taranto e Pierluigi Filadoro invece è stato disposto l’obbligo di firma davanti agli organi di polizia giudiziaria.

LE DUE BANDE Il procuratore capo Facciolla nel delineare l’intera organizzazione delle indagini specifica fin da subito due quadri: il primo quello geografico del controllo del territorio di Corigliano, il secondo quello temporale. Nonostante i fatti siano riferibili agli anni che vanno dal 2013 al 2015, ancora oggi, all’esito delle indagini, ne sono tangibili gli effetti sul territorio. «All’esito dell’udienza del tribunale di cui Solimando era presidente – spiega Facciolla – venivano eseguite delle vere e proprie sentenze punitive. I toni delle richieste erano anche molto cruenti, se qualcuno della banda dello Scalo rubava, gli si ammaccavano le mani». Una vera e propria legge del taglione quella imposta dalla banda di Corigliano “Vecchia” che si concentrava anche su tutta una serie di attività illecite come delitti contro il patrimonio rapine ed estorsioni al fine di controllare l’intero territorio. Controllo che, come riferito anche dal titolare dell’indagine, il pm Iannotta, andava a colpire anche eventuali attività illecite condotte dai criminali; insomma, non si doveva sconfinare.

L’ATTENTATO AL CARABINIERE E le due bande criminali, l’egemonia territoriale, l’hanno rivendicata anche nei confronti delle forze dell’ordine. «Il fatto delittuoso ai danni di un nostro collega – spiega Piero Sutera, comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza – è stato un campanello d’allarme fortissimo. È emerso nel corso delle indagini come il controllo del territorio e l’imposizione delle estorsioni avvenisse attraverso quelli che sono le attività di guardiania». Una giustizia parallela così come la sicurezza. Le vittime delle estorsioni, spiegano i vertici dei carabinieri sul territorio di Corigliano, erano soprattutto imprenditori. Uno di loro pagava fin dal 2005 e non aveva mai denunciato. Colpiti anche gli imprenditori agricoli. Non venivano risparmiati dalle rapine gli anziani.

Michele Presta
redazione@corrieercal.it

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