I contratti di Galati «con se stesso»
CATANZARO Si apre un nuovo capitolo del romanzo che racconta come si spendano i fondi europei in Calabria. Nel caso della Fondazione “Calabresi nel Mondo” (qui la notizia dell’operazione della Proc…

CATANZARO Si apre un nuovo capitolo del romanzo che racconta come si spendano i fondi europei in Calabria. Nel caso della Fondazione “Calabresi nel Mondo” (qui la notizia dell’operazione della Procura di Catanzaro) sarebbero finiti nelle tasche dell’ex presidente dell’ente in house, l’allora deputato di centrodestra Pino Galati, nominato nel 2011 dalla giunta Scopelliti, e del segretario generale Giuseppe Antonio Bianco, scelto all’epoca dalla Regione – di cui era dirigente – come controllore della Fondazione. Il manager pubblico avrebbe, secondo la Procura di Catanzaro, controllato che i denari fossero canalizzati nei progetti giusti, per poi appropriarsene assieme all’ex parlamentare. Come? Grazie a una provvidenziale modifica burocratica. Roba da intenditori, resa inaccessibile finanche alla giunta regionale.
IL “TRUCCO” «Al presidente della Fondazione che sia anche parlamentare nazionale non è dovuto alcun compenso per l’attività espletata in favore della Fondazione, potendo al massimo ricevere un rimborso spese». Funziona(va) così, per le norme e per lo Statuto di “Calabresi nel mondo”. Ma non per il Documento organizzativo provvisorio approvato da Giuseppe Galati nel giugno 2012. Quell’atto è, per il presidente della Fondazione, il passepartout per accedere a una serie di incarichi ben retribuiti ai quali, secondo la Procura di Catanzaro, non avrebbe diritto. Quando il Documento organizzativo provvisorio diventa un Regolamento provvisorio, uno dei suoi articoli «prevede una retribuzione per il presidente fondata sulla “analogia” con le altre Fondazioni, dimenticando – è una notazione degli inquirenti – che l’esplicita gratuità per il caso della Fondazione Calabresi nel Mondo era fondata sulla carica parlamentare del suo presidente». Quello stesso regolamento prevede «un maggior onere retributivo, in termini di indennità di posizione», per il segretario generale Giuseppe Antonio Bianco.
Si tratta, secondo i magistrati della Procura di Catanzaro di «una attribuzione di incarichi che Galati e Bianco hanno fatto a se stessi godendo di trattamenti retributivi cui non avrebbero avuto diritto»: Galati perché avrebbe dovuto lavorare gratuitamente, Bianco «poiché veniva a essere remunerato dal soggetto “controllato”».
IL REGOLAMENTO C’è un gap nel procedimento di approvazione delle nuove regole disposte dal management: la pratica, infatti, non sarebbe mai stata «presa in carico» dalla giunta regionale. Così, dal labirinto della burocrazia regionale salta fuori il “permesso” – accordato a Galati e Bianco – di assegnare a se stessi incarichi (molto) ben retribuiti. Secondo gli investigatori, quello in cui il regolamento sembra essere finito sarebbe «un vero e proprio “buco nero”». A un capo del “buco nero” c’è Bianco, che «si occupava personalmente e in via esclusiva della Fondazione “Calabresi nel Mondo”». All’altro ci sono gli uffici della Regione, i cui funzionari ripercorrono le anomalie nell’approvazione (di fatto mai avvenuta: l’adozione si basava sul silenzio-assenso) del Regolamento. Quell’atto contraddiceva lo Statuto della Fondazione, dunque – è l’ipotesi della Procura, condivisa dal gip – Bianco ha fatto il possibile per non farlo arrivare sul tavolo della giunta, sfruttando il suo doppio ruolo di dirigente regionale della Presidenza (che avrebbe dovuto controllare “Calabresi nel Mondo”) e di segretario generale della Fondazione. Si concretizza, così, il passaggio che permette le retribuzioni.
GLI INCARICHI Che arrivano, sotto forma di contratti di collaborazione coordinata a progetto. Nulla a che vedere con precarissimi cococo riservati a molti giovani calabresi. La Fondazione in house della Regione pagava bene. Ventimila euro per l’incarico di coordinatore Pea 2012 (cinque mesi di durata); 15mila per dirigere il progetto “Calabriae in Work Capacity” in due fasi successive; 33mila, sempre in due tranche, per “Calabriae in Work Network”; 42mila per il coordinamento di “Calabriae in Work Occupability” e, per chiudere, 173.129 euro (e 32 centesimi) per altri quattro progetti svolti tra il 18 gennaio 2013 e il 31 dicembre 2014.
Galati coordinava e Bianco, spesso, era inserito nello staff dei progetti finiti oggi nel mirino della Procura di Catanzaro. Anche in questo caso, le retribuzioni sono notevoli. Il segretario generale guadagna oltre 70mila per i progetti coordinati dal presidente tra gennaio 2013 e dicembre 2014. E poi 10mila per la partecipazione a “Calabriae in Work”; quasi 35mila per “Calabriae in Work Network”; oltre 5mila per “Calabriae in Work Capacity”.
Per Bianco c’è anche un’aggravante familiare, che «si manifesta negli ulteriori benefici che ha ottenuto sotto forma di incarichi di cui il proprio nipote ha beneficiato da parte della Fondazione». Fondazione che appare quanto più vicina a un ente a conduzione privata: «I contratti di Bianco (sia quelli del segretario generale che quelli del nipote) – scrive il gip – risultano sottoscritti da Galati, mentre è Bianco a vergare tutti i contratti relativi a incarichi conferiti a Galati».
L’AFFITTO A ROMA I denari di “Calabresi nel Mondo” finiscono anche a Roma. Precisamente in un contratto di locazione stipulato tra la Fondazione in house della Regione e un’altra fondazione, “I Sud del Mondo”. L’esigenza di approfondire la questione nasce dall’opportunità stessa di prendere in affitto quella sede (al costo di 1.636 euro mese più Iva). Ma basta uno step ai carabinieri per scoprire che «la fondazione “I Sud del Mondo” è stata creata da Giuseppe Galati ed è dallo stesso presieduta». Esattamente come “Calabresi nel Mondo”. Mariangela Cairo, poi, è una delle persone assunte da Galati in quello che, per i pm, è un elenco di incarichi distribuiti su base clientelare. Dunque, «Galati ha concluso (per l’ennesima volta) un contratto con se stesso».
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it