CATANZARO Dopo il “niet” del ministero dello Sviluppo economico alla nomina di Daniele Rossi (ve ne abbiamo parlato qui), per la Camera di commercio arriva anche un “avviso di sfratto” dalla Cittadella regionale. La premessa logica della comunicazione firmata dal direttore generale del dipartimento Sviluppo economico, Fortunato Varone, è proprio il parere reso dalla burocrazia romana lo scorso 18 aprile su richiesta di Unioncamere nazionale. Soprattutto le conclusioni: «L’annullamento dei decreti regionali ha comportato il venir meno dei presupposti necessari alla nomina e all’insediamento del consiglio camerale, nonché il ripristino della situazione ex ante, e pertanto il perdurare del commissariamento della Camera di commercio di Catanzaro». Rossi ha risposto (qui la sua replica alla nota del ministero) accusando Catanzaro prima e Roma poi di voler sovvertire le regole democratiche. E ha sottolineato come nessuno degli enti che oggi ne chiedono la rimozione abbia mai impugnato la sua nomina. La lettera di Varone, però, introduce un elemento nuovo nella disfida tra la Regione e la Camera “autonomista”. Perché si rivolge, nella sua parte finale, sia al segretario generale dell’ente camerale, Maurizio Ferrara, che al commissario straordinario Giorgio Sganga. Al primo chiede di «ripristinare lo status quo ante con immediatezza», cioè la situazione che ha portato al commissariamento della Camera di Commercio, «tenuto conto anche di quanto disposto dalla nota del Mise del 18 aprile 2018, astenendosi da ogni iniziativa che possa ostacolare il pieno esercizio dei poteri da parte del commissario straordinario Giorgio Sganga». Al commissario straordinario, invece, il direttore generale chiede di «voler prendere possesso dei poteri conferitigli dal procedimento sopra citato» e di «mettere in atto ogni provvedimento necessario».
La chiosa è minacciosa: «Il perdurare di detta situazione comporterà, in capo a chi dovesse rendersene responsabile, ogni conseguenza di legge». Per quattro mesi circa – dalle prime “divergenze” sull’iter da seguire per la nomina fino a oggi – il confronto si è limitato a richiami formali e richieste di pareri. Adesso – sembra dire Varone – la Regione è pronta a passare alle denunce. La disfida “alla catalana” tra Cittadella e Camera di commercio di Catanzaro rischia di diventare materia per un magistrato. Forse più di uno.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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