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A “Nuovo Campo” il grido d'allarme e di dolore delle autonomie locali

Il presidente dell’Upi, Enzo Bruno, ha portato nel dibattito del Pd anche il dramma di Province e Comuni. «Senza gli enti intermedi viene meno il principio di sussidiarietà sancito dalla Costituzio…

Pubblicato il: 29/04/2018 – 16:16
A “Nuovo Campo” il grido d'allarme e di dolore delle autonomie locali

LAMEZIA TERME Non solo dinamiche interne al Pd ma anche temi e contenuti forti e problemi concreti. Il dibattito in occasione della presentazione in Calabria di “Nuovo Campo” è stato caratterizzato anche dal grido di allarme delle autonomie locali lanciato dal presidente della Provincia di Catanzaro e presidente dell’Upi regionale Enzo Bruno (nella foto) e anche da alcuni sindaci democrat. Un grido di allarme che è anche un grido di dolore per il senso di abbandono che le Province e i Comuni hanno avvertito in questi ultimi anni, tra tagli draconiani dei trasferimenti centrali e riforme confuse e confusionarie come la “Delrio” che ne hanno gravemente compromesso la capacità di dare risposte alle esigenze dei territori.
SOS AUTONOMIE LOCALI Non usa mezzi termini, Enzo Bruno, che, davanti alla platea di “Nuovo Campo” con il sottosegretario Davide Faraone e molti “colonnelli” del Pd calabrese, parla di «dramma delle autonomie locali, che non vengono più ascoltate». Numeri alla mano, il presidente della Provincia di Catanzaro delinea un quadro di gravissima difficoltà: «Aver cancellato le Province – aggiunge Bruno – significa aver interrotto il processo della sussidiarietà governo centrale-Regioni-Province-Comuni, processo sancito dalla Costituzione. Se si interrompe un anello di questa catena crolla il sistema, in Italia ma soprattutto in Calabria. Nel Centro Nord infatti c’è un sistema delle Regioni più forte rispetto al Mezzogiorno e in Calabria, dove la cancellazione di un ente intermedio provoca disastri, che nei nostri territori si possono toccare con mano. Invito tutti a sentire il presidente della Provincia di Vibo Valentia, a fare una passeggiata in Provincia di Crotone, ad ascoltare il presidente della Provincia di Cosenza e ad ascoltare me». Bruno mette sul tavolo tutte le questioni aperte, e sono davvero tante: «Non sono qui per difendere le Province ma semplicemente per ricordare che nelle mani della Province c’è la sicurezza della gente, perché in Calabria le Province devono fare la manutenzione di 8mila chilometri di strada e di centinaia di istituti scolastici frequentati da migliaia di ragazzi. Il presidente della Provincia di Vibo ha detto di non essere più nelle condizioni di assicurare la sicurezza dei ragazzi, ma nessuno ha raccolto questo allarme, e lo stesso si verifica a Crotone. E ad oggi le Province calabresi non sono nelle condizioni di approvare i bilanci. Io sono sempre al loro fianco ma è davvero dura perché se si continua così non si potranno dare i servizi ai cittadini. Anche perché, come ben sanno i parlamentari, nel 2016 – rileva il presidente della Provincia di Catanzaro – è stata votata una legge sull’omicidio stradale, e questo mette dirigenti e amministratori provinciali a rischio di avvisi di garanzia perché non hanno potuto fare la manutenzione: ma con quali soldi possono fare la manutenzione se nel 2015 il capitolo di finanziamento alle Province è stato cancellato? E cancellando quel capitolo i piccoli Comuni muoiono perché la gente se ne scappa da territori in cui non ci sono strade e scuole e non ci sono i servizi. Ecco il dramma che stiamo vivendo. E poi, le funzioni residuali, quelle funzioni che competevano alle Province al di là delle quattro fondamentali (strade, scuole ambiente e trasporti) e rimaste alle Province senza però alcuna risorsa. Pensiamo agli impianti sportivi, frequentati da migliaia di cittadini, e ai parchi: provate a dire a Catanzaro che bisogna chiudere il Parco della Biodiversità… E i Centri per l’impiego? Forse almeno questa telenovela sta definendo, anche se resta il dramma del 70% dei ragazzi calabresi disoccupati».
LO SGUARDO AL FUTURO Nell’intervento di Bruno c’è comunque spazio anche alla proposta: «Se nascerà un governo, il primo punto all’ordine del giorno dovrà essere quello di rivedere il sistema delle autonomie locali nel suo complesso. Non si può rimuovere un ente come la Provincia solo per assecondare la “pancia” del Paese, perché così si distrugge un patrimonio costruito in tanti anni: le Province funzionavano e i cittadini sapevano cosa faceva una Provincia, mentre lo stesso non avviene per la Regione. C’è dunque un sistema delle autonomie locali che va riarticolato e riannodato, altrimenti la problematica sarà sul tavolo della Giunta regionale. E – rimarca il presidente della Provincia di Catanzaro e dell’Upi regionale – dobbiamo rivedere il sistema passando anche dall’elezione degli organismi: nell’attuale normativa c’è un problema di costituzionalità, perché molti presidenti di Provincia non si possono candidare a scadenza non avendo il requisito minimo di candidabilità, cioè non avendo davanti 18 mesi da sindaco, e questo significa privare un Comune della possibilità di avere un sindaco ricandidato. Così come va rivista la possibilità per i cittadini di scegliersi il presidente della Provincia. Su questi temi – conclude Bruno – vorrei che il mio partito ragionasse, facendosi carico delle difficoltà dei sindaci e degli amministratori, che hanno bisogno di essere tutelati: alziamo le antenne, c’è bisogno dell’ascolto, e il Pd, che ha nel suo Dna la capacità di essere una guida per i territori, non può non ascoltare i sindaci, spesso abbandonati».

SINDACI IN TRINCEA Quella di Bruno non è l’unica voce che si alza forte nella sala di “Nuovo Campo”. C’è preoccupazione anche nelle parole di alcuni sindaci come Ernesto Alecci, primo cittadino di Soverato: «Siamo l’avamposto della collettività ma avvertiamo un forte senso di solitudine. I sindaci – spiega Alecci – hanno bisogno di essere ascoltati e sostenuti da tutti i livelli istituzionali: in Calabria troviamo ascolto alla Provincia, mentre alla Regione facciamo più fatica a portare avanti le nostre istanze e lo stesso problema lo riscontriamo con il livello centrale».

a. cant.

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