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«Dietro il processo Fincalabra una squallida lotta per la poltrona»
Secondo l’avvocato di uno degli imputati, la vicenda giudiziaria dell’ente in house della Regione andrebbe inquadrata «più che in un fenomeno di corruzione e di appropriazione di risorse pubbliche, i…
Pubblicato il: 20/05/2018 – 16:42
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Riceviamo e pubblichiamo la nota del difensore di fiducia dell’avvocato Pio Turano, che è tra le persone rinviate a giudizio nel procedimento penale sul presunto cattivo utilizzo dei fondi di Fincalabra, società in house della Regione Calabria.
Non risponde al vero quanto riferito nella nota stampa diffusa del difensore di Fincalabra, avv. Libonati, secondo cui “le condotte contestate abbiano arrecato grave pregiudizio … attraverso l’utilizzo distorto ed illegittimo, a fini personali, di risorse finanziarie pubbliche”. Ciò in quanto non parla, di fini personali, né il capo di imputazione (che recita in merito alle condotte dei membri del CdA di Fincalabra “… autorizzavano l’investimento di euro 46.350.000 mediante la sottoscrizione con Banca Widiba di diversi titoli azionari ed obbligazionari ad alto rischio;”), né risulta dall’impianto accusatorio che, semmai verrà provato – cosa di cui si dubita fortemente -, imputa un comportamento di negligenza nella gestione di fondi pubblici. Fatta la doverosa precisazione sulla grave affermazione, rispetto alla quale il mio assistito ha già manifestato la volontà di sporgere querela nei confronti del suo autore, corre altro obbligo di segnalazione, al fine di correggere l’informazione distorta data dai media a seguito del fatto processuale. Si ritiene più complessivamente che la vicenda giudiziaria debba essere inserita più che in un fenomeno di corruzione e/o di appropriazione di risorse pubbliche, in una mera e squallida vicenda politica. In sostanza una lotta per la poltrona di Presidente dell’Ente finanziario calabrese su cui erano calati interessi di altra natura e non di corretta gestione. Peraltro la vicenda non emerge da mere illazioni, ma da precise intercettazioni contenute in una indagine delle Procure di Reggio Calabria e di Roma che portò all’arresto di noti personaggi politici. Delude tuttavia, da operatore del diritto e da cittadino, la strumentalizzazione in cui la Magistratura catanzarese sia caduta, nella pur legittima aspirazione di perseguire il sistema di corruzione dilagante nella Pubblica Amministrazione regionale, portando avanti un’azione giudiziaria nata in un ambiente amministrativo caratterizzato, come sostenuto dalla recente indagine della Procura reggina sulle collusioni del clan Piromalli con alcuni funzionari del Dipartimento agricoltura, da trame affaristiche. È chiaro che la scelta di andare a dibattimento, farà luce sui retroscena di tale anomalo processo. E soprattutto farà luce sull’innocenza del mio assistito.
Avv. Giacomo Anelli
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