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Uffici fatiscenti e senza telefoni, tour negli sprechi della Regione

La Csa-Cisal continua il viaggio nelle 37 sedi periferiche per le quali l’amministrazione paga il fitto. Alcune sono prive di arredi e rilevatori di presenza. Il caso della delibera insabbiata (che…

Pubblicato il: 27/05/2018 – 9:23
Uffici fatiscenti e senza telefoni, tour negli sprechi della Regione

CATANZARO “La Regione Calabria riserva innumerevoli sorprese a chi, dotato di buona volontà ma soprattutto di pazienza, sia disposto a stanare nell’infinità di proclami la realtà dei fatti. Continuano infatti a spuntare, come funghi alle prime piogge, uffici zonali dislocati sull’intero territorio regionale che nelle intenzioni dell’amministrazione sarebbero dovuti essere ridimensionati o quanto meno accorpati”. Ritorna sulla mancata approvazione del piano Fitti Zero il sindacato Csa-Cisal. Dopo aver denunciato nei giorni scorsi le ingenti spese sostenute dalla Regione Calabria – 447mila euro in un anno e mezzo – a titolo di canoni di locazione per immobili utilizzati come sedi periferiche, il sindacato punta il dito contro un fenomeno che non sembra affatto essere stato ridimensionato ma che si estende, invece, a macchia d’olio. “Non 29 ma ben 37 sono gli uffici periferici nelle disponibilità della Regione Calabria che non solo non sono mai stati sfiorati dal previsto, e mai applicato, piano di ridimensionamento ma che, al contrario, contribuiscono ad aggravare i costi sostenuti dall’ente per immobili spesso fatiscenti o sottoutilizzati. Alcuni uffici sono privi di telefono e di postazioni per il computer, altri sono stati dichiarati inidonei perché sprovvisti di arredi e attrezzature, in alcuni casi è stata rilevata l’assenza di collegamento alla rete intranet regionale oltre alla mancata connessione dei rilevatori di presenza dei dipendenti sul luogo di lavoro al sistema regionale”.

Gli uffici della Regione a Squillace

“Avevamo già segnalato – precisa il sindacato – lo scandaloso quadro emerso nella provincia di Cosenza, dove gli uffici zonali proliferano anche a distanza di pochi chilometri sebbene il riordino di tali immobili fosse stato previsto con un’apposita proposta di delibera risalente al gennaio del 2017 ma insabbiata negli uffici della Cittadella regionale, forse, a causa di inconfessabili interessi. Sentiamo oggi il dovere di tornare sulla questione per denunciare la presenza di un ulteriore buon numero di immobili dislocati nelle diverse province calabresi che certamente contribuiscono ad aggravare i costi già sopportati dalla Regione. Alle 29 sedi collocate nella provincia di Cosenza e di cui avevamo riferito, si devono aggiungere ora altri otto immobili dislocati questa volta anche nelle province di Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria e che fanno ben comprendere come il problema dell’abbattimento dei costi legati ai canoni di locazione non sia mai stato radicalmente affrontato dalla giunta regionale. Solo nella provincia di Catanzaro risultano tre uffici zonali: uno a Lamezia Terme, uno a Soverato e uno a Squillace Lido, anche questi ultimi due ubicati a pochi chilometri di distanza e con un tale esiguo numero di dipendenti – quattro a Soverato e due a Squillace – da sollevare il legittimo interrogativo circa il loro mancato accorpamento direttamente alla Cittadella Regionale. In particolare, gli uffici regionali situati a Squillace trovano posto in un edificio non esattamente idoneo ad accogliere una sede distaccata della Regione Calabria. Una saracinesca in stile garage e una targa sbiadita danno il benvenuto ai potenziali utenti. Non cambia il quadro nella provincia di Reggio Calabria – incalza il sindacato – dove esistono due uffici zonali: uno a Locri e uno a Bovalino, distanti l’uno dall’altro solo cinque chilometri. Il secondo è situato in uno stabile di proprietà regionale dove i due lavoratori impiegati a Locri potrebbero essere facilmente trasferiti evitando un inutile sperpero di denaro pubblico. Anche nella provincia di Crotone si utilizza lo stesso metro di valutazione, qui vi sono sedi a Petilia Policastro e a Cirò Marina che impiegano rispettivamente tre e cinque unità lavorative costrette per giunta a lavorare in condizioni più che precarie. Gli impiegati della sede di Cirò Marina per poter svolgere le attività amministrative si autofinanziano acquistando di tasca propria le cartucce per le stampanti, la carta e mettendo mano al portafoglio perfino per garantire la pulizia all’interno dei locali e l’allaccio alla linea internet. Totalmente inesistente, invece, la linea telefonica. A Petilia Policastro i tre dipendenti utilizzano il medesimo stratagemma per poter evadere le pratiche amministrative, autofinanziandosi le spese per l’acquisto dei materiali di consumo che in teoria dovrebbero essere a carico del datore di lavoro”.
L’immobile in ristrutturazione ad Acquappesa

“Sconforta sapere – aggiunge il sindacato – che la Regione Calabria spenda bei quattrini per immobili ammalorati e sprovvisti delle più elementari attrezzature pur disponendo di una proposta di delibera che, invece, di trovare rapida applicazione è stata affossata negli uffici regionali. Nella stessa provincia di Cosenza, dove la Regione è stata capace di spendere quasi mezzo milione di euro (447mila euro) in un anno e mezzo, non mancano i casi limite. Ad Acquappesa, ad esempio, l’amministrazione possiede un immobile che non utilizza perché in fase di ristrutturazione. Ci domandiamo a questo punto se la Regione sia a conoscenza delle attività di manutenzione attualmente in corso che stanno, inoltre, rendendo inutilizzabile l’intero edificio. Si tratta di una sede periferica del settore Turismo in cui pare che infiltrazioni d’acqua abbiano determinato la caduta di intonaci proprio nell’ufficio dell’unica dipendente che attualmente è stata quindi trasferita nella sede di Cetraro, a due chilometri e mezzo di distanza, ma negli uffici di un’unità agricola di zona provocando disorientamento tra quegli utenti che alla ricerca della sede del Turismo ad Acquappesa trovano, invece, un intero edificio in ristrutturazione senza disporre di alcuna informazione in merito al trasferimento dell’impiegata. Ma la vera sorpresa è appunto l’ufficio agricolo di zona di Cetraro.
La sede di Cetraro

Situato in un condominio, nessuno per la sua particolare collocazione potrebbe mai credere che proprio lì ha sede un distaccamento della Regione Calabria se non vi fosse affisso un cartello sul balcone che ne segnala la presenza. La manutenzione dei locali interni lascia molto a desiderare: mobilia vetusta, lampadine che penzolano dal soffitto e avvolte in pericolosi fili elettrici. Qui risultano totalmente inapplicate le norme a tutela della sicurezza dei lavoratori. L’unica cassetta medica di pronto soccorso presente nei locali è sprovvista dei contenuti minimi del pacchetto di medicazione mentre quelli presenti sono scaduti nella peggiore delle ipotesi da sei anni. Persino nei casi di estrema emergenza i dipendenti correrebbero il serio rischio di non poter salvaguardare la propria incolumità dal momento che l’unico estintore presente non è stato sottoposto a verifiche se non nel lontano marzo del 2013. Di entrambi gli edifici disponiamo di ampio materiale fotografico in grado di suffragare quanto affermato. Anche la sede di Rossano in via Largo Firenze, quella di Petilia Policastro e Cirò Marina versano, infine, nelle medesime condizioni di insicurezza. La prima provvista di medicinali però scaduti e dotato di un estintore sottoposto a controlli solo nel 2010 mentre a Petilia Policastro e a Cirò Marina risultano completamente assenti sia le cassette mediche che gli estintori. Non deve poi sfuggire come solo nell’ambito dello stesso comune di Rossano addirittura trovino collocazione, uno a pochi metri di distanza dall’altro, due uffici zonali: uno ubicato a contrada Piragineti con otto impiegati e il secondo, appunto, in via Largo Firenze con quattro dipendenti. E pensare che, appena dieci chilometri dopo, troviamo l’ufficio zonale di Corigliano Calabro”.
Un estintore non proprio a norma nella sede periferica di Rossano

“Alla luce di quanto esposto – evidenzia il sindacato – chiediamo con forza all’amministrazione regionale di porre fine a questo inutile sperpero di denaro pubblico che rappresenta un’offesa per i tanti contribuenti calabresi. Vogliamo che a parlare siano i fatti. Solo oggi comprendiamo fino in fondo gli inascoltati appelli lanciati dall’ex vicepresidente della giunta, Antonio Viscomi, che proprio nel riordino delle sedi distaccate aveva incontrato ostacoli e veti peraltro denunciati senza infingimenti”.
“Crediamo – aggiunge il sindacato – che sia giunta l’ora di anteporre gli interessi collettivi a quelli personali e che l’eliminazione di tali costi superflui rappresenti una buona occasione per la Regione Calabria di dimostrarsi interprete dei bisogni di tutti i cittadini e non solo di una parte di essi restituendo, inoltre, dignità lavorativa ai tanti dipendenti che sono costretti ogni giorno a convivere con carenze strutturali e organizzative”.
“L’amministrazione regionale – conclude il sindacato – ha il dovere di lanciare adesso un forte segnale intervenendo con incisività su un tema che scandalizza la pubblica opinione. Nel frattempo chiediamo che già a partire dai prossimi giorni siano programmati ed esperiti una serie di sopralluoghi da parte del datore di lavoro per ripristinare quanto meno le condizioni di sicurezza per i dipendenti che qui svolgono quotidianamente le attività lavorative”.

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