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BANKITALIA | Così la 'ndrangheta uccide l'economia calabrese

L’analisi del direttore della filiale Banca d’Italia: «Spezzare catena che imbriglia le possibilità di sviluppo della regione»

Pubblicato il: 14/06/2018 – 17:17
BANKITALIA | Così la 'ndrangheta uccide l'economia calabrese

CATANZARO «Le pratiche corruttive, l’evasione fiscale e la presenza diffusa della criminalità organizzata sono un tappo e una catena che imbrigliano le potenzialità della Calabria e contribuiscono a generare il divario con il resto del Paese». Non ha dubbi il direttore della filiale di Catanzaro della Banca d’Italia, Sergio Magarelli: sullo storico gap della Calabria rispetto al resto dell’Italia pesa anche, se non soprattutto, la pervasività della ‘ndrangheta.

Sergio Magarelli

LUCI E (TROPPE) OMBRE È un dato che, al solito, spunta, quasi “fuori sacco”, in occasione della presentazione dell’annuale rapporto sull’economia della Calabria da parte dell’istituto. Un report che anche in questa occasione consegna un bilancio di qualche luce sovrastata però, impietosamente, dalle ombre preponderanti. Magarelli infatti parla di «modesti segnali di ripresa, ed è un aspetto positivo che registriamo da tre anni», ma «detto questo resta il fatto che il divario della Calabria rispetto al periodo pre-crisi è ancora notevole e la necessità di colmare questo svantaggio strutturale è ancora tutta presente. Questo ovviamente si riflette su tutta l’economia calabrese e sulle sue possibilità di sviluppo futuro». Un’analisi in “chiaroscuro” che il direttore della Banca d’Italia calabrese trasferisce anche al tema del mercato del lavoro: «È più che positivo il lieve miglioramento rilevato nell’occupazione, perché ci induce a pensare che una crescita degli investimenti che stiamo registrando sta producendo livelli migliori. Ma anche qui però si è ancora a numeri molto distanti dai livelli pre-crisi e la Calabria è ancora, in modo intollerabile, indietro rispetto al resto del Paese, che ha già recuperato su questo fronte. La strada per la Calabria dunque – spiega Magarelli – è ancora enorme ma è doveroso percorrerla, anche perché altrimenti continueremo ad assistere a un negativo bilancio demografico, soprattutto nella sua componente migliore, cioè giovani, donne, laureati».
LA PRESENZA CONCRETA DELLO STATO Ricette da fornire ai governi nazionali e regionali? Dice Magarelli: «La Banca d’Italia indica le problematiche più importanti, e tra queste c’è la necessità di recuperare un divario che pone la Calabria in coda non solo nell’infrastrutturazione materiale ma anche nell’infrastrutturazione immateriale. Un aspetto che abbiamo osservato analizzando l’atteggiamento degli operatori è il clima di attesa: lo Stato – rimarca il direttore della filiale calabrese di Banca d’Italia – è molto presente in Calabria e ha segnato questa presenza con diverse decisioni, conducendo una vera e propria battaglia per riguadagnare la propria credibilità e la propria reputazione, e questo è importante perché può aiutare gli operatori a riconquistare la fiducia».
IL CONVITATO DI PIETRA Una fiducia che passa anche da un rigoroso contrasto alla ‘ndrangheta e al malaffare che permea tanti angoli, anche istituzionali, della Calabria. «Le pratiche corruttive, l’evasione fiscale e la presenza diffusa della criminalità organizzata sono un tappo e una catena che imbrigliano le potenzialità della Calabria e contribuiscono a generare il divario con il resto del Paese. La presenza diffusa della criminalità organizzata – aggiunge Magarelli – distorce e condiziona in modo pervasivo le azioni e le decisioni della politica pubblica ed economica. A livello nazionale la Banca d’Italia ha già più volte dimostrato con i numeri che la presenza diffusa della criminalità organizzata deprime il reddito in misura non modesta ma molto consistente, in una percentuale tra il 10 e il 15%, quasi una manovra economica. In Calabria – prosegue il direttore della filiale catanzarese di Bankitalia – più che di distorsione si può parlare di una vera e propria modifica delle capacità dell’azione pubblica, di un impedimento all’azione pubblica a fare quello per cui è programmata: cioè promuovere le possibilità dello sviluppo e di uno sviluppo positivo. Per questo – conclude Magarelli – la Calabria, che è il Sud del Sud, deve spezzare questa catena che ne imbriglia le potenzialità di sviluppo se vuole garantire un futuro per i propri figli».

Antonio Cantisani
redazione@corrierecal.it

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