CATANZARO «Preoccupazione per qualche tentennamento». Il sindaco di Catanzaro Sergio Abramo misura le parole, ma in realtà il suo è un vero e proprio allarme per l’ennesimo impasse del progetto di creazione dell’azienda ospedaliera unica del capoluogo calabrese. Dopo la fretta dei mesi scorsi, ora sembra essersi infilata nel più classico “vicolo cieco” l’integrazione tra l’ospedale “Pugliese” e il Policlinico universitario “Mater Domini”: nel quadro politico nazionale e regionale ci sono troppe incognite per autorizzare una rapida, e soprattutto una positiva, conclusione dell’iter.
L’SOS DEL SINDACO Abramo esordisce mettendola subito in “soldoni”. «Catanzaro – si chiede, retoricamente – può permettersi di perdere i 120 milioni di euro per il nuovo ospedale? Può permettersi di rinunciare alla creazione al “Ciaccio” del Polo oncologico regionale, potenziale Irccs, e alla possibilità di ottenere una grande Casa della salute? Sono tutti interrogativi che giro, con umiltà ma anche con determinazione, al nuovo ministro della Salute, ai parlamentari di tutti gli schieramenti, al presidente della Regione, ai consiglieri regionali, al commissario per il piano di rientro. Non nascondo la mia preoccupazione rispetto a qualche tentennamento che – rileva il sindaco del capoluogo – ho registrato in questi giorni sull’iter che avevamo concordato e sottoscritto con Regione, Università e commissario. Sono ottimista per natura e ritengo che – rispetto a quell’intesa – nessuno possa più tirarsi indietro».
GLI APPELLI DI ABRAMO Secondo Abramo «il cambio della guardia al ministero della Salute non credo possa influenzare tale processo, anche perché ritengo che la ministra Grillo si renderà per prima conto dell’impossibilità di mantenere sul territorio di Catanzaro due aziende. Pertanto, con grande senso di responsabilità, chiedo a tutti gli attori di rispettare gli impegni presi e sottoscritti. Al presidente Oliverio di firmare senza remore la pre-intesa con Università e commissario – cosa che avevamo concordato di fare in occasione dell’ultimo Consiglio comunale – condizione essenziale per giungere alla sottoscrizione del definitivo Protocollo Regione-Umg. Ai nostri consiglieri regionali, che – aggiunge il sindaco – ringrazio sinceramente per la passione e l’impegno dimostrato durante questi mesi di lavoro sull’integrazione, di varare entro l’estate la legge regionale che istituisce l’azienda unica per fusione delle due esistenti. Se ciò non avverrà, vorrà dire che anche questi ultimi hanno “bluffato”. Tocca a loro stabilire se presentare collegialmente il disegno di legge – ed è la soluzione che io auspico – oppure se sostenere l’iniziativa del consigliere Bova che ha voluto, ritengo, presentare autonomamente la proposta per smuovere le acque. In un caso o nell’altro – conclude Abramo – si convochino subito le commissioni consiliari competenti e si porti in aula, possibilmente prima della pausa estiva, una legge regionale basata sul buon senso, sulla praticità, sulla buona politica. Catanzaro merita questo, Catanzaro merita di diventare la Città della salute e della Ricerca scientifica. Su questo fronte non aspetterò altro tempo».
LO STATO DELL’ARTE Abramo dunque torna in “pressing”, ma lo “stato dell’arte” adesso sembra congiurare contro di lui e contro le sue aspettative. Sul cielo della sanità calabrese regna troppa incertezza e stazionano troppe nubi, con un commissario, Massimo Scura, che è dato in questi giorni a Roma con la lettera di “licenziamento” in tasca, con un governatore, Mario Oliverio, che attende segnali dal governo nazionale che verosimilmente non arriveranno, e con la forza politica che esprime il ministro della Sanità, il Movimento 5 Stelle, che non ha mai nascosto dubbi, perplessità e pure parole forti contro l’iter giuridico che dovrebbe portare all’azienda ospedaliera unica di Catanzaro. E anche la proposta di legge regionale sull’integrazione tra “Pugliese” e “Policlinico” è oggi nel limbo: il presidente della Commissione anti-‘ndrangheta Arturo Bova l’ha depositata in Consiglio regionale da solo, anche per spronare i colleghi catanzaresi di palazzo Campanella (Enzo Ciconte, Baldo Esposito, Tonino Scalzo e Mimmo Tallini), ma è stata una mossa che potrebbe averli scoraggiati del tutto (anche perché non è che sprizzassero poi tutto questo entusiasmo all’idea dell’integrazione…). Se a tutto questo si aggiungono le permanenti “gelosie” tra il mondo ospedaliero e quello accademico di Catanzaro, allora si capisce come l’allarme di Abramo suoni quasi come l’ultima chiamata.
Antonio Cantisani
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