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Azienda unica di Catanzaro, "nebbia" sempre più fitta

Nonostante le sollecitazioni, l’integrazione tra gli ospedali si è di nuovo arenata. A frenare il processo di unione i veti incrociati politici

Pubblicato il: 28/06/2018 – 20:36
Azienda unica di Catanzaro, "nebbia" sempre più fitta

CATANZARO Più si lanciano allarmi e più si rallenta l’iter. Tra i mille paradossi della sanità calabrese c’è adesso anche il progetto di creazione dell’azienda ospedaliera unica di Catanzaro, che sembrava potesse diventare realtà dopo un dibattito lungo ormai quasi 20 anni ma che è tornato di nuovo in una “nebulosa” di incertezze e di boicottaggi.
L’ITER PROCEDURALE E LEGISLATIVO A rendere plasticamente l’idea di questo nuovo “cul de sac” nel quale si è infilato il processo di integrazione tra l’azienda ospedaliera “Pugliese” e il Policlinico universitario “Mater Domini” di Catanzaro è la semplice visualizzazione del sito internet del Consiglio regionale. Che riporta, come ultima proposta di legge regionale presentata, quella del presidente della commissione anti-‘ndrangheta Arturo Bova, del gruppo Dp, proprio sull’unificazione delle due aziende catanzaresi. Bova per mesi ha partecipato al tavolo tecnico-politico insediato dal commissario alla sanità Massimo Scura e composto dalla presidenza della Regione rappresentata dal delegato del governatore, Franco Pacenza, dal Dipartimento regionale Tutela della salute, dal rettore dell’Università Magna Graecia, dai manager delle aziende catanzaresi, dagli altri consiglieri regionali del territorio Enzo Ciconte, Baldo Esposito, Tonino Scalzo e Mimmo Tallini, e dal sindaco Sergio Abramo nella sostanziale veste di “motivatore”. In questi tavoli si era concordato di presentare unitariamente una proposta di legge per l’integrazione, ma lo stallo nelle trattative alla fine ha indotto Bova a rompere gli indugi e a depositare il testo in consiglio regionale.
LA NEBULOSA DEGLI UFFICI DI PALAZZO CAMPANELLA L’ha fatto, formalmente, lo scorso 12 giugno: qualche giorno dopo il presidente del Consiglio regionale Irto ha dato la relativa comunicazione in aula, con conseguente assegnazione della proposta di creazione dell’azienda unica alla terza Commissione “Sanità e Politiche sociali”, presieduta da Michele Mirabello, per l’esame del merito e alla seconda “Commissione “Bilancio”, presieduta da Giuseppe Aieta, per il parere. A distanza di oltre due settimane, però, della bozza di Bova non c’è traccia da nessuna parte, soprattutto non ce n’è traccia nella terza Commissione, che tra l’altro non si riunisce dal 14 giugno e questo sta scatenando “retropensieri” e sospetti di ogni genere. Probabilmente infondati, ma è certo che la prospettiva integrazione tra il “Pugliese” e il “Mater Domini” non fa saltare di gioia parecchi esponenti politici, compresi quelli che compongono il tavolo di cui sopra come Ciconte, Esposito e Scalzo, che, peraltro, non hanno nascosto di avere perplessità assortite al progetto dell’azienda unica. Fonti del consiglio regionale riferiscono che la proposta di Bova sarà presto incardinata in Commissione, ma è anche vero che l’ordine del giorno della “Terza” è già pienissimo di emergenze varie, come la riforma del welfare: Bova ha già sollecitato Mirabello e probabilmente lo risolleciterà ancora nei prossimi giorni, ma le tante e forti “resistenze” alla creazione dell’azienda ospedaliera unica di Catanzaro stanno già pesando su questa impasse e prevedibilmente continueranno a pesare anche in futuro.
LE MILLE INCOGNITE SUL PROGETTO A tutto questo poi si aggiungono altri elementi di “freno”, a partire dalla situazione di estrema precarietà su cui si sta muovendo in queste ore il commissario Scura, il cui “licenziamento” da parte del governo, almeno del governo versante Movimento 5 Stelle, è dato come imminente. Inoltre, l’integrazione presuppone anche l’ok del presidente della Regione Mario Oliverio, ma il governatore, che pure sembrava propenso a dare un segnale in tal senso nel consiglio comunale straordinario di Catanzaro di un paio di settimane fa, adesso appare concentrato su altre priorità (anche elettoralistiche…), e poi il futuro della sanità calabrese è talmente incerto da non favorire prese di posizioni comunque dirompenti quale può essere una decisione sulla sanità catanzarese. Anche il sindaco Abramo, e per ben due volte, negli ultimi giorni ha risollevato il caso e lanciato accorati appelli a destra e a manca, preoccupato dal rischio di perdere un finanziamento di oltre 100 milioni per il nuovo ospedale, subordinato all’integrazione, ma nella sostanza tutti hanno fatto “spallucce”. E infine, “last but not least”, sull’intero progetto incombe l’incognita “grillina”, i pentastellati, che da tempo contestano non tanto l’ipotesi dell’integrazione quanto il percorso e le forme giuridiche che finora sono stati seguiti e che potrebbero “terremotare” tutti i fragili equilibri finora raggiunti. Sempre che in realtà questi equilibri esistano ancora…

a. cant.

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