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Rissa durante Archi-Vigor Lamezia, emessi 10 Daspo

Quasi tutti i provvedimenti emessi dal questore sono indirizzati a giocatori e tifosi della squadra reggina che hanno aggredito gli avversari

Pubblicato il: 07/07/2018 – 15:28
Rissa durante Archi-Vigor Lamezia, emessi 10 Daspo

REGGIO CALABRIA Non si è fatta attendere la risposta della Polizia di Stato dopo l’ episodio del 27 maggio scorso, avvenuto nello stadio comunale di Cittanova, nel Reggino, quando alcuni calciatori della “A.S.D. Vigor Lamezia 1919” sono stati aggrediti da giocatori e tifosi della “A.S.D. Archi Calcio”. Il questore Raffaele Grassi ha emesso 10 provvedimenti di Daspo di cui 5 nei confronti di altrettanti giocatori della squadra di Archi i quali hanno provocato una violenta rissa durante la quale hanno aggredito con calci e pugni i giocatori lametini. Altri 4 provvedimenti di Daspo sono stati emessi nei confronti di altrettanti tifosi della squadra, tra cui un minorenne, che, a vario titolo, hanno preso parte attiva ai disordini verificatisi durante l’incontro. Un provvedimento di Daspo è stato emesso anche nei confronti di un giocatore della “A.S.D. Vigor Lamezia 1919”, sia per le gesta e parole provocatorie rivolte ai tifosi della “A.S.D. Archi Calcio” che per avere colpito con un pugno al volto un giocatore di quest’ultima squadra. Unitamente al provvedimento di divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono tutte le manifestazioni calcistiche di qualsiasi serie e categoria, è stato imposto ai destinatari della misura l’obbligo di presentazione all’ufficio di polizia competente per territorio mezz’ora dopo l’inizio del primo tempo e mezz’ora dopo l’inizio del secondo tempo delle manifestazioni sportive nelle quali sia impegnata, a qualsiasi titolo, la compagine calcistica della “A.S.D. Archi Calcio”. Stessa misura per un tifoso vigorino. Questi provvedimenti seguono, a distanza di pochi giorni, l’arresto compiuto dalla Squadra Mobile, il 22 giugno scorso, del capitano della squadra “A.S.D. Archi Calcio”, Giovanni Tegano, 22 anni, ritenuto responsabile del reato di violenza privata commesso con l’aggravante del metodo mafioso. Al giovane è stata contestata l’aggravante mafiosa per avere evocato, ostentando il proprio cognome, la forza intimidatoria dell’omonima cosca di ‘ndrangheta.

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