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«La 'ndrangheta è una minaccia per la sicurezza nazionale»

Pubblicata la relazione semestrale della Dia. Rilevato il ruolo di primo piano della “zona grigia” che permette di dare ai clan «il know how relazionale e professionale necessario per mimetizzarsi …

Pubblicato il: 18/07/2018 – 9:17
«La 'ndrangheta è una minaccia per la sicurezza nazionale»

ROMA C’è «una “zona grigia”, fatta di esponenti della politica, delle istituzioni e dell’imprenditoria, che sono in grado di fornire alla ‘ndrangheta il know how relazionale e professionale necessario per mimetizzarsi nell’economia legale. È su questa base che vengono cementate alleanze affaristico-mafiose tra consorterie di diversa matrice». È quanto rilevano gli analisti della Direzione investigativa antimafia nell’ultima Relazione semestrale (luglio-dicembre 2017). «Per la ‘ndrangheta – spiega il documento – non appartengono al passato, né devono essere relegati a mero fenomeno folkloristico, i riti iniziatici di affiliazione e di passaggio di “grado”. Le più recenti acquisizioni investigative danno conto, infatti, di quanto essi siano tuttora indispensabili per definire appartenenza e gerarchie interne, per rafforzare il senso di identità e per darle “riconoscibilità” all’esterno. Un modello organizzativo che consente alle cosche di espandersi in maniera unitaria e di accreditarsi con forza in quei “circuiti” utili a condizionare scelte politiche e amministrative, regolare rapporti con imprese, enti, banche ed istituzioni»: non a caso «sette degli 8 enti comunali sciolti, nel semestre, per infiltrazioni mafiose, sono calabresi, di cui due in provincia di Reggio Calabria».
«PERICOLO PER LA SICUREZZA NAZIONALE» «Le evidenze investigative del semestre – si legge nella relazione – confermano, inoltre, come le consorterie stiano cercando di cogliere, con strumenti corruttivi o più esplicitamente violenti, le numerose opportunità offerte da economie dinamiche e di portata internazionale. Un vero e proprio modello d’azione che continua ad essere replicato, oltre che in Calabria, anche in altre aree nel Nord Italia ed all’estero, con proiezioni operative in Germania, in Svizzera, Spagna, Francia, Olanda e nell’Est Europa, nonché nei continenti americano (con particolare riferimento al Canada) ed australiano. Contesti dove si sono stabilmente insediate nuove generazioni di affiliati, incardinati in locali che, seppur dotati di una certa autonomia, continuano a dar conto al comando strategico reggino».
«Una vera e propria “colonizzazione” da parte del malaffare calabrese, nel cui ambito – qui il documento cita le parole dell’allora premier Gentiloni davanti alla Commissione parlamentare Antimafia – “…le cosche della ’ndrangheta restano l’espressione mafiosa maggiormente aggressiva e la minaccia criminale più evidente alla sicurezza nazionale”».

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