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Welfare, Fondazione Betania a Di Maio: «Pagamenti bloccati dalla Regione»

Il presidente dell’ente che si occupa di servizi socio-assistenziali si appella al ministro affinché sblocchi lo stallo in cui versano le strutture: «Senza un intervento, conseguenze disastrose per 8…

Pubblicato il: 19/07/2018 – 13:25
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Welfare, Fondazione Betania a Di Maio: «Pagamenti bloccati dalla Regione»
CATANZARO Il presidente della Fondazione Betania onlus, don Biagio Amato, ha scritto al ministro del Lavoro e delle Politiche sociali per chiedergli un intervento in grado di sbloccare lo stallo in cui versano le strutture socio-assistenziali della regione. «Per la giornata del 17 luglio – è scritto nella lettera – la triplice sindacale territoriale aveva indetto un sit-in nei confronti della nostra Fondazione perché c’è un grave e drammatico ritardo nei pagamenti degli ultimi tre stipendi di circa 400 operatori che lavorano nelle 17 strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali della nostra Fondazione accreditate con il Servizio sanitario regionale e con il Servizio sociale regionale ormai da diverse decine di anni. La nostra realtà, costituita nel 1944, è una Fondazione privata riconosciuta e dal 1998 è anche una Onlus. Purtroppo, il ritardo nei pagamenti degli stipendi ormai è una situazione che interessa quasi tutte le strutture che lavorano nei due settori del welfare calabrese e cioè circa 800 strutture. Alcune sono impossibilitate a onorare la dignità dei loro lavoratori da oltre 10 mesi. Una dignità umiliata soprattutto perché in tutte le strutture questi lavoratori, nonostante i disagi morali ed economici, continuano a servire le persone fragili con il sorriso sulle labbra e con grande impegno professionale. E ciò nonostante ormai non esistono più punti di riferimento né politici, né sindacali e né amministrativi (Regione e Comuni) a cui possono rivolgersi per la esigibilità dei loro diritti. Ciò che è accaduto la mattina del 17 luglio davanti ai cancelli della nostra Fondazione è un segnale chiaro. La Triplice è consapevole che la responsabilità dei ritardi nel pagamento degli stipendi non è della Fondazione bensì dell’assessorato regionale ai Servizi sociali che ormai da sette mesi impedisce addirittura di fatturare le prestazioni erogate, della Regione Calabria che ormai da oltre un anno non decide di liquidare la quota sociale relativa alle prestazioni socio-sanitarie trasferendo le somme alle Asp calabresi in forza di una sentenza della Cassazione ed anche dell’Asp di Catanzaro che ha ritardi di oltre 200 giorni nel pagamento delle fatture. Pur consapevole di questo grave comportamento degli Organismi Pubblici, la stessa Triplice altro non sa inventarsi, per difendere i diritti dei lavoratori, che manifestare davanti ai cancelli della Fondazione con un sit in partecipato solo da 10/15 operatori su circa 400». «Un fallimento – continua Amato – di un metodo ma anche di una mentalità ormai superata dalla realtà quotidiana. A chi ormai i lavoratori debbono affidarsi per difendere la loro dignità personale, familiare e sociale? In questi ultimi giorni è lei, egregio ministro del Lavoro, che ha avuto il coraggio di riprendere il termine “dignità” e farne un vessillo politico all’interno di un pur discutibile decreto legge. Tenga alta questa parola d’ordine che più di ogni altra esprime il vero problema del mondo del lavoro di oggi. Una dignità che la si deve riempire di contenuti concreti perché a ciascun lavoratore possa essere data la migliore opportunità per la esigibilità dei suoi diritti, soprattutto il diritto ad avere il salario nei tempi e nei modi dovuti. Un diritto oggi calpestato in Calabria e spesso negato, come nel caso delle Realtà che operano nel Welfare, proprio a causa di gravi e non più sopportabili omissioni della Regione, dei Comuni e delle Unità sanitarie territoriali. Egregio ministro, venga in Calabria per conoscere meglio e da vicino le dignità calpestate dei nostri operatori. Nel settore del Welfare territoriale operano almeno 8mila unità. Senza che alcun organismo politico, amministrativo e sindacale promuova iniziative politiche e gestioni amministrative in grado di rispettarne il valore. Venga in Calabria, la nostra Fondazione la ospiterà alla presenza delle associazioni datoriali di categoria e di rappresentanze degli operatori. Venga con i suoi tecnici e quelli della Presidenza del Consiglio che si occupano di crisi aziendali. Se le cose non cambieranno nelle prossime settimane, nonostante le ferie estive, la crisi da congiunturale diventerà strutturale con conseguenze disastrose non solo su 8000 famiglie di lavoratori ma soprattutto ed anche su oltre diecimila famiglie che dovranno accogliere di nuovo nelle loro case i congiunti ospiti di tali strutture e ciò a causa della totale impossibilità delle strutture a garantire la continuità dei servizi. Da soli ormai non si riuscirà a recuperare questa situazione così disastrosa che interessa il settore sanitario, socio-sanitario e socio-assistenziale. Il fallimento del commissariamento della sanità è un altro segnale chiaro che ormai ci vuole una seria, concreta e verificabile politica nazionale che supporti, accompagni e controlli il cammino verso la gestione ordinaria della cosa pubblica calabrese». «Se si collassa – conclude – anche il welfare calabrese sarà il sistema paese a subirne le conseguenze. E ciò distruggerà la dignità di milioni di cittadini. Ancora ci sono margini di recupero. Dobbiamo individuarli insieme e renderli operativi da subito». SOLIDARIETÀ «L’associazione di categoria Uneba Calabria, che rappresenta la maggior parte delle strutture territoriali presenti in Calabria – riporta un’altra nota –, con la presente esprime piena e sincera solidarietà a Fondazione Betania Onlus per il difficilissimo momento che sta attraversando. Come è noto, infatti, Fondazione Betania Onlus è destinataria di precisi richiami ai propri obblighi nei confronti dei dipendenti da parte delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, le quali, addirittura, hanno annunciato un sit in davanti ai cancelli della Struttura. La solidarietà nei confronti della Fondazione Betania Onlus, e del suo presidente sacerdote Don Biagio Amato, scaturisce dalla piena conoscenza della problematica esistente, e che vede la Fondazione vittima, insieme ai propri dipendenti, di una cattiva gestione del fondo sociale regionale. I Sindacati sanno che le strutture sociali (non soltanto Fondazione Betania) non ricevono il pagamento delle prestazioni sociali da diversi mesi, e che per tale motivo esistono strutture che hanno accumulato circa un anno di ritardo nel pagamento degli stipendi! La protesta, casomai, dovrebbe essere rivolta nei confronti della Regione Calabria, per cercare di sollecitare il corretto pagamento delle prestazioni erogate consentendo, così, il pagamento dei lavoratori. Alle strutture territoriali viene richiesto di garantire l’assistenza, ma non vengono remunerate le prestazioni erogate! Il settore socio assistenziale versa in uno stato drammatico se solo si considera che tutti gli atti regionali che dovrebbero regolamentarlo, sono stati dichiarati illegittimi dal Tar di Catanzaro: oggi si pretenderebbe dalle strutture la sottoscrizione di accordi con i Comuni mentre la competenza è ritornata in capo alla Regione. Il Fondo sociale regionale è sempre inadeguato ed insufficiente a coprire il fabbisogno espresso dal territorio». «Il problema della gestione del Fondo Sociale regionale – è la conclusione – si trascina da anni e riguarda anche le strutture socio sanitarie. Da anni, alle strutture territoriali vengono assegnati tetti di spesa insufficienti a soddisfare il fabbisogno di salute dei cittadini calabresi, ma le Aziende Sanitarie dispongono i ricoveri senza la necessaria copertura finanziaria! -per il 2017 e il 2018 la quota sociale non è stata ancora corrisposta».
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