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I tentacoli dei clan sul Viterbese, in manette 13 persone – VIDEO
Smantellato dai carabinieri un gruppo criminale che aveva solidi rapporti con la ‘ndrangheta. Controllavano locali notturni, “compro oro” e varie attività economiche. Il gruppo aveva dato alle fiamme…
Pubblicato il: 25/01/2019 – 8:18
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VITERBO Dalle prime luci dell’alba, i carabinieri del comando provinciale di Viterbo, coadiuvati dal Raggruppamento aeromobili di Pratica di Mare, dalle unità cinofile e da militari dell’VIII Reggimento Lazio, stanno dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura della Repubblica di Roma, nei confronti di un gruppo criminale che operava in zona. In particolare l’operazione ha portato all’arresto di 13 persone: 11 finite in carcere e 2 agli arresti domiciliari: Tutti sono accusati a vario titolo di: associazione di tipo mafioso, estorsioni, danneggiamenti, incendio, furto, tentativi di rapina, lesioni personali, favoreggiamento personale, illecita concorrenza con violenza o minaccia, detenzioni di armi comuni da sparo.. Sono numerose le perquisizioni tuttora in corso.
L’organizzazione dai connotati mafiosi era dedita principalmente ad imporre il proprio controllo su attività economiche, come “compro oro”, locali notturni, ditte di trasloco ed altre attività come i recupero crediti, nella provincia di Viterbo. Le indagini hanno consentito agli investigatori di «ricostruire i tasselli di un mosaico che ha portato alla luce un pericoloso panorama criminale».
Il sodalizio finito nel mirino del maxi blitz aveva «solidi collegamenti con ambienti ‘ndranghetisti»: l’organizzazione si era imposta a Viterbo e provincia «attraverso una serie di aggressioni e gravi atti intimidatori, esercitando un’azione di controllo del territorio. Particolarmente gravi gli episodi che hanno visto incendiare l’auto a carabinieri».
LE INDAGINI L’operazione ha preso spunto dalle indagini avviate nel dicembre del 2017 dai carabinieri del Nucleo investigativo e dalla Compagnia di Viterbo, coordinate prima dalla locale Procura e poi passata per competenza alla Distrettuale di Roma. Da quanto ricostruito dagli inquirenti il gruppo faceva capo a un calabrese, Giuseppe Trovato (detto Peppino), e all’albanese Ismail Rebeshi (detto Ermal). Il metodo utilizzato per controllare il territorio era quello tipico dei clan ‘ndranghetisti: attraverso azioni violente e atti intimidatori puntavano a imporre la “loro” legge. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo era riuscito a controllare il traffico e lo spaccio della droga nella zona, ad imporre un controllo sistematico su diverse attività economiche del Viterbese. In particolare nel commercio di preziosi usati (Trova è proprietario di 3 negozi di “compro oro” a Viterbo) ma anche nel settore del recupero crediti. Mentre i locali notturni erano appannaggio dell’altro “capo” del gruppo – Rebeshi – e nel settore dei traslochi di cui si occupava un altro albanese, Gabriele Laezza. Gli inquirenti hanno potuto così stabilire che l’organizzazione aveva acquisito una sorta di caratteristica mista frutto della fusione del sistema mafioso tipico dei clan ‘ndraghetistici e dei metodi violenti della criminalità albanese.
GLI ATTI DI INTIMIDAZIONE Dalle indagini sono emerse che ci sarebbe la loro mano in diversi atti intimidatori messi a segno da gennaio 2017 ad oggi: sarebbero almeno 50.
Tra le azioni più violente messe i atto dal gruppo ci sarebbe quella in cui è rimasto vittima un commercialista di Viterbo. Al professionista, stando alle risultanze investigative, sarebbero state incendiate due auto e danneggiata una terza, gli è stata inviata una lettera minatoria con all’interno alcuni proiettili e gli è stato fatto ritrovare un animale selvatico morto.
Ma a finire nel mirino del gruppo soprattutto gli imprenditori del settore dei “Compro oro” rei di essere concorrenti delle attività di Trovato. In tre mesi ad un titolare di una ditta del comparto sono state incendiate due auto, fatte ritrovare appese alla serranda del negozio tre teste mozzate di maiale con sforacchiate da proiettili, inoltre scritte minatorie e lumini funebri. Ad un altro “concorrente”, la banda in seguito ad alle fiamme appiccate alla sua vettura ha provocato l’incendio della sua abitazione dove viveva con la madre, deceduto poi pochi giorni dopo.
Ma l’azione criminale del gruppo si è spinta anche contro le forze dell’ordine: sarebbero stati loro ad appiccare il fuoco alle macchine di due carabinieri che stavano indagando sulla vicenda di cui uno aveva partecipato all’arresto di Rabeshi per traffico di stupefacenti.
https://youtu.be/kqIQsET5qW0
L’organizzazione dai connotati mafiosi era dedita principalmente ad imporre il proprio controllo su attività economiche, come “compro oro”, locali notturni, ditte di trasloco ed altre attività come i recupero crediti, nella provincia di Viterbo. Le indagini hanno consentito agli investigatori di «ricostruire i tasselli di un mosaico che ha portato alla luce un pericoloso panorama criminale».
Il sodalizio finito nel mirino del maxi blitz aveva «solidi collegamenti con ambienti ‘ndranghetisti»: l’organizzazione si era imposta a Viterbo e provincia «attraverso una serie di aggressioni e gravi atti intimidatori, esercitando un’azione di controllo del territorio. Particolarmente gravi gli episodi che hanno visto incendiare l’auto a carabinieri».
LE INDAGINI L’operazione ha preso spunto dalle indagini avviate nel dicembre del 2017 dai carabinieri del Nucleo investigativo e dalla Compagnia di Viterbo, coordinate prima dalla locale Procura e poi passata per competenza alla Distrettuale di Roma. Da quanto ricostruito dagli inquirenti il gruppo faceva capo a un calabrese, Giuseppe Trovato (detto Peppino), e all’albanese Ismail Rebeshi (detto Ermal). Il metodo utilizzato per controllare il territorio era quello tipico dei clan ‘ndranghetisti: attraverso azioni violente e atti intimidatori puntavano a imporre la “loro” legge. Secondo quanto emerso dalle indagini, il gruppo era riuscito a controllare il traffico e lo spaccio della droga nella zona, ad imporre un controllo sistematico su diverse attività economiche del Viterbese. In particolare nel commercio di preziosi usati (Trova è proprietario di 3 negozi di “compro oro” a Viterbo) ma anche nel settore del recupero crediti. Mentre i locali notturni erano appannaggio dell’altro “capo” del gruppo – Rebeshi – e nel settore dei traslochi di cui si occupava un altro albanese, Gabriele Laezza. Gli inquirenti hanno potuto così stabilire che l’organizzazione aveva acquisito una sorta di caratteristica mista frutto della fusione del sistema mafioso tipico dei clan ‘ndraghetistici e dei metodi violenti della criminalità albanese.
GLI ATTI DI INTIMIDAZIONE Dalle indagini sono emerse che ci sarebbe la loro mano in diversi atti intimidatori messi a segno da gennaio 2017 ad oggi: sarebbero almeno 50.
Tra le azioni più violente messe i atto dal gruppo ci sarebbe quella in cui è rimasto vittima un commercialista di Viterbo. Al professionista, stando alle risultanze investigative, sarebbero state incendiate due auto e danneggiata una terza, gli è stata inviata una lettera minatoria con all’interno alcuni proiettili e gli è stato fatto ritrovare un animale selvatico morto.
Ma a finire nel mirino del gruppo soprattutto gli imprenditori del settore dei “Compro oro” rei di essere concorrenti delle attività di Trovato. In tre mesi ad un titolare di una ditta del comparto sono state incendiate due auto, fatte ritrovare appese alla serranda del negozio tre teste mozzate di maiale con sforacchiate da proiettili, inoltre scritte minatorie e lumini funebri. Ad un altro “concorrente”, la banda in seguito ad alle fiamme appiccate alla sua vettura ha provocato l’incendio della sua abitazione dove viveva con la madre, deceduto poi pochi giorni dopo.
Ma l’azione criminale del gruppo si è spinta anche contro le forze dell’ordine: sarebbero stati loro ad appiccare il fuoco alle macchine di due carabinieri che stavano indagando sulla vicenda di cui uno aveva partecipato all’arresto di Rabeshi per traffico di stupefacenti.
https://youtu.be/kqIQsET5qW0 Argomenti
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