Gigi Meduri, che si conferma il più arguto (… e disincantato) osservatore delle mutazioni genetiche del Pd, aveva reso edotto Matteo Orfini ancor prima di aprire il “fascicolo Calabria”. A poche ore dalla convocazione romana, infatti, gli aveva spiegato: «Matteo, nel pomeriggio incontrerai una prima delegazione calabrese guidata da Ernesto Magorno che si batterà in difesa della celebrazione del congresso regionale, con lui ci saranno Enzina, Nicola, Seby e altri amici. Subito dopo incontrerai una seconda delegazione, anche questa guidata da Ernesto Magorno, che si pronuncerà per il commissariamento sostenendone, a questo punto, l’ineluttabilità. Con Magorno ci saranno Viscomi, Battaglia e altri amici».
È andata esattamente così. Il commissariamento è arrivato, la trasparenza nel Pd resta latitante.
Gli iscritti che hanno votato nei circoli calabresi sono pari al doppio di quelli della Liguria e solo di una spanna restano sotto quelli dell’Emilia. A Zungri il Pd ha il rapporto iscritti/abitanti più alto d’Italia: 93 tesserati a quindici euro a botta ma a Zingaretti si affidano solo in 46, uno in meno di Francesco Boccia. Proprio così, a Zungri Boccia batte tutti; neanche a casa sua è riuscito in tale impresa.
Ma è San Giovanni in Fiore il centro calabrese più fedele al Pd: oltre 500 tesserati, «costretto a soggiornarvi – è la battuta irriverente che circola – Mario Oliverio è tornato alla politica casa per casa». Invece, nella patria di Guglielmelli, Casali del Manco, è caccia aperta ai quattro iscritti che hanno votato Martina, non ci fossero stati questi “traditori” Zingaretti avrebbe fatto il pieno invece di fermarsi “solo” a 217 voti.
Per fortuna c’è Serra San Bruno: qui, con una pazienza “certosina”, il dibattito politico è riuscito a volare alto, Brunello Censore (quello dei quattro amici al bar… «a mia mi piaci mu ‘ndi vidimu allu bar, u parramu , u facimu…»), è riuscito a spiegare ai suoi concittadini che solo con Zingaretti il Pd potrà risorgere, l’Inghilterra riuscirà a superare la Brexit, Tav e Tap riprenderanno i lavori e la Zes di Gioia Tauro sarà cosa diversa dallo Zen di Palermo. Un impegno premiato: 277 iscritti al Pd e di questi 265 elettori per Nicola Zingaretti. Peccato che una dispettosa emittente “poco locale” intervistando i grandi elettori di Serra, si è sentita rispondere che Zingaretti gli piaceva moltissimo…. ma erano convinti che fosse il “Commissario Montalbano”.
È il Pd, bellezza.
Certo, qualche battuta d’arresto la pluricromatica alleanza zingarettiana l’ha conosciuta. A Catanzaro, per esempio, dove, complice la distrazione dei Ciconte e degli Scalzo, impegnati in trattative con Lega e Fratellanze varie, ha lasciato spazio ai sostenitori di Martina. Insomma, nelle contrade catanzaresi Zingaretti ha perso rovinosamente e la cosa non la manda giù soprattutto Enzo Bruno, che dopo aver oscillato a lungo e paurosamente tra Viscomi e Magorno ha deciso di donarsi pienamente alla trimurti Oliverio-Romeo-Adamo. Rimediata la scoppola, Drosi e Bruno, sotto l’alto patronato di Pino Soriero, gridano ai brogli e invocano la fucilazione (politica) del segretario provinciale Cuda… dimenticando che meno di un anno fa erano stati proprio loro a eleggerlo. Secondo i ricorsi spediti a Roma, il voto sarebbe stato manomesso solo a Catanzaro. A Cosenza, Vibo e Crotone, invece, le cose sono andate secondo regolamento.
E a Reggio Calabria? Nella Città dello Stretto capita l’imponderabile… i nodi lasciati da una politica arrogante e autoreferenziale vengono, fatalmente, al pettine.
Qui Martina ottiene la vittoria più rotonda di questo primo round delle Primarie. Batte nettamente Zingaretti e prende oltre la maggioranza assoluta dei voti degli iscritti.
Un “miracolo”, assicurano, targato Marco Minniti, Seby Romeo e Giuseppe Falcomatà. Non che questi siano amici di Martina, anzi sono schieratissimi in favore di Zingaretti, ma proprio per tale ragione gli iscritti reggini al Pd hanno votato in massa per Martina. Hanno colto l’occasione per dare un calcione a un trio che a Reggio evidentemente nessuno ama. Del resto alle primarie il sindaco Giuseppe Falcomatà, saggiamente, non ha proprio preso parte. Infatti non è neanche andato a votare.
direttore@corrierecal.it
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