CATANZARO Quando l’arte diventa strumento per parlare agli altri, per mostrare il lato più intimo di un’anima fragile, l’opera che prende forma diventa “espressione di libertà”. E se un pezzo di legno riciclato può diventare qualcosa di buono, si può capire che «come cambiamo il legno certamente cambiamo anche noi». Lo racconta uno dei detenuti ospiti della casa circondariale “Ugo Caridi” che ha seguito il corso voluto dalla direttrice Angela Paravati, raccogliendo l’invito dell’Unitalsi di Catanzaro: una esperienza di vita e di formazione diventata una mostra all’insegna della solidarietà e dell’umanità. L’esposizione dal titolo “Arte è libertà”, che raccoglie opere in legno realizzate dai detenuti della Casa circondariale “Ugo Caridi” di Catanzaro, sarà ospitata dal 13 al 16 febbraio nel Palazzo della Provincia. La mostra, frutto della sinergia tra istituzioni e mondo del volontariato, ha una finalità benefica, perché le opere realizzate dai detenuti – in totale 42 – saranno messe in vendita e il ricavato sarà destinato a scopi solidaristici, tra cui il finanziamento di un viaggio a Lourdes per famiglie o persone in stato di disagio. L’iniziativa è stata illustrata nella Sala Giunta di Palazzo di Vetro alla presenza dell’arcivescovo metropolita della diocesi di Catanzaro-Squillace, monsignor Vincenzo Bertolone, che si è detto «gioioso nel vedere come il carcerato cerca di manifestare la sua anima trasferendola in un’opera d’arte come espressione di libertà. Al detenuto, ma anche a chi non è detenuto, è nostro compito insegnare che la vera libertà non è fare tutto quello che vogliamo, ma quando facciamo bene agli altri oltre che a noi stessi. Un’azione è libera se è giusta e se fa bene agli altri». La direttrice della casa circondariale di Catanzaro, Angela Paravati, ha evidenziato il messaggio legato alla mostra “Arte è libertà”: «E’ un progetto significativo dell’apertura del carcere alla città e della collaborazione della città verso il carcere. Un progetto che – ha proseguito Paravati – suggella una forte sinergia tra istituzioni, finalizzata a far capire che il recupero dell’uomo passa anche dal far vedere le capacità che si acquisiscono all’interno del carcere». Alla presentazione hanno inoltre preso parte Franco Greco, presidente dell’Unitalsi di Catanzaro, che ha curato la formazione dei detenuti, il vicepresidente della Provincia, Antonio Montuoro, Giuseppina Irrera in rappresentanza dell’Amministrazione penitenziaria, il direttore dell’Accademia delle belle arti, Vittorio Politano. «Il nostro obiettivo – ha detto Franco Greco – è mantenere vivo il rapporto tra comunità e detenuti. Grazie alla sensibilità della direttrice Paravati stiamo realizzando molti progetti, e adesso questa mostra benefica». Il presidente dell’Unitalsi ringrazia anche il direttore dell’Accademia di Belle arti per il parere autorevole sulle opere dei detenuti. «Oggi si apre una nuova strada di ricerca sulla via della bellezza, una ricerca che dobbiamo accompagnare con altri progetti concreti e con la capacità dell’amore e dell’ascolto, valori che in queste opere troviamo presenti – ha detto Vittorio Politano -. Certo, sono dilettanti, ma sono opere bellissime: il Signore mette tutti nelle stesse condizioni di partenza, nelle quali il talento dev’essere individuato e fatto crescere con la partecipazione di sensibilità diverse». Il vice presidente della Provincia, Antonio Montuoro, che ha sostituito il presidente Sergio Abramo, ha evidenziato la grande sinergia creata tra l’Ente intermedio e la casa circondariale «già sperimentata con la convenzione per il Parco. Tenevo a essere qui personalmente perché grazie alla dottoressa Paravati ho potuto visitare la struttura di Siano e ho avuto modo di vedere il bel lavoro che si fa. Rinnovo il massimo sostegno della Provincia a questa iniziativa».
Maria Rita Galati
redazione@corrierecal.it
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