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Estorsione per i lavori a Capizzaglie, chieste due condanne a 10 anni

La requisitoria del pm nel processo con il rito abbreviato. Invocate pene per Paradiso e Cerra per uno dei due casi, chiesta l’assoluzione per il terzo imputato

Pubblicato il: 20/03/2019 – 15:04
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Estorsione per i lavori a Capizzaglie, chieste due condanne a 10 anni
CATANZARO Il pm chiede due condanne a 10 anni di reclusione e 2.000 euro ciascuno per due imputati in un processo per estorsione ai danni di due imprenditori. Chiesta l’assoluzione del terzo imputato. Davanti al gup di Catanzaro Antonio Battaglia, si è celebrato il giudizio abbreviato nei confronti di Angelo Francesco Paradiso (difeso dagli avvocati Antonio Larussa e Tassone), Nino Cerra ‘91 (difeso dall’avvocato Lucio Canzoniere) e Claudio Paola (difeso dall’avvocato Aldo Ferraro), accusati, i primi due, dell’estorsione commessa nell’inverno del 2011 ai danni di un imprenditore impegnato nella costruzione dei marciapiedi di una strada nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme, e tutti e tre della estorsione commessa ai danni di una impresa impegnata nella costruzione di un forno sempre nel quartiere Capizzaglie di Lamezia Terme. I tre imputati hanno chiesto di essere giudicati con rito abbreviato: oggi è stato il turno del pm che, al termine della sua requisitoria, ha chiesto la condanna di Paradiso e di Cerra alla pena di 10 anni e 2mila euro di multa ciascuno perché ritenuti colpevoli della estorsione all’imprenditore impegnato nella costruzione dei marciapiedi a Capizzaglie, mentre rispetto all’altro reato contestato a tutti e tre gli imputati, il ha chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste o comunque perché gli imputati non lo hanno commesso. Ha poi preso la parola l’avvocato Aldo Ferraro in difesa di Paola, chiedendone l’assoluzione ed evidenziando l’inesistenza di alcuna prova che consenta di affermare la responsabilità penale del suo assistito per il reato che gli viene contestato, soprattutto considerando che le dichiarazioni accusatorie rese da Umberto Egidio Muraca costituiscono l’unica fonte di prova astrattamente a favore della ipotesi accusatoria, ma che esse sono rimaste prive di alcun riscontro che possa dirsi esterno rispetto alla stesso Muraca, e soprattutto capace di offrire evidenze rispetto alla posizione di Paola. Il giudice ha rinviato il processo al 17 giugno 2019, data in cui vi saranno le discussioni degli altri difensori, e la lettura del dispositivo.
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