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«Il solito, vecchio rinnovamento del Pd calabrese»
Lettera Firmata
Pubblicato il: 21/03/2019 – 11:07
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Gentile Direttore,
Alla luce dei risultati delle primarie del Partito Democratico che hanno sancito vittoria di Nicola Zingaretti e dopo l’elezione dell’Assemblea Nazionale, urgono alcune riflessioni su come la classe dirigente del PD calabrese sia riuscita ancora una volta, con le nomine in Direzione nazonale, a perpetuare il proprio potere, in barba a ogni rispetto per iscritti, militanti e simpatizzanti.
Non sorprende più leggere gli stessi nomi, vedere le stesse facce, ascoltare i soliti sermoni sul bene della Calabria. Purtroppo, si inizia a provare ribrezzo. E non é mai troppo tardi.
Sia chiaro, il Segretario Zingaretti ha scelto anche persone estremamente valide, meritevoli e degne di rappresentare il territorio dopo anni di militanza e attivismo. Chi capisce saprà chi sono i destinatari di questa riflessione.
Ho avuto il piacere, in quel di Roma, di contribuire alla creazione della mozione Zingaretti già prima che fosse ufficializzata. Ho partecipato ai grandi e piccoli eventi, alla stesura della mozione e agli incontri presso il comitato elettorale. Eppure mai, sottolineo mai, ho percepito nel PD calabrese quell’entusiasmo che si stava creando, quello spirito di iniziativa che prendeva spazio in ogni luogo del Paese. Né tanto meno mi é capitato di incontrare o venire a conoscenza di partecipazioni o coinvolgimenti dei soliti noti, in particolare i presunti grandi sostenitori dell’attuale Segretario. Neanche a Piazza Grande, l’evento di lancio della candidatura di Zingaretti a Roma. Sembra strano, molto strano, visto che ricordo perfettamente la Conferenza programmatica del Partito Democratico che ha avuto luogo a Portici (NA) nell’ottobre 2017. Lì c’erano tutti i big. Si guardavano in cagnesco, cercando di accaparrarsi un posto alle successive, disastrose, elezioni politiche. Proprio quelle dove i nostri eroi hanno registrato il minimo storico del 14%.
Molti dei quali hanno oggi sostenuto Zingaretti erano allora seguaci di Renzi e, prima ancora, di Bersani e D’Alema. Semplicemente si conferma, per l’ennesima volta, la massima di Tomasi di Lampedusa nel suo Gattopardo, valida per tutte le stagioni: tutto cambia per restare com’é.
Oggi queste persone si riempiono la bocca di parole come rinnovamento, rinascita. Se poi guardiamo i fatti, sappiamo tutti che non é così. Dopo un brevissimo appoggio alla mozione Minniti, osteggiata da parte dei dem calabresi e miseramente naufragata, ecco subito che i ras hanno fiutato il vento della vittoria che portava dritti a Nicola Zingaretti. Così, senza aver mai partecipato o messo in campo iniziative concrete, é iniziata la chiamata alle armi delle truppe cammellate.
Per arrivare, poi, alla composizione delle liste per l’Assemblea Nazionale, dove addirittura la sedicente e autoproclamatasi area zingarettiana ha dovuto creare una seconda lista per rimarcare le divisioni interne, specchio dello scontro nella maggioranza che si consuma in Consiglio regionale. Liste, per giunta, mai passate dal vaglio del comitato di Zingaretti bensì trasmesse direttamente agli organi di partito, con tanto di pubblicazione simultanea dei nomi sui media locali, quasi a impedire qualsivoglia modifica.
Ora, é comprensibile che un leader come Zingaretti sia dovuto scendere a patti con i signori delle tessere per raggiungere una vittoria schiacciante. Molto intelligentemente, però, si é tenuto lontano dalla Calabria e dalle sue misere beghe politiche. In effetti, da queste parti ancora non si é palesato.
Ciò che tuttavia lascia perplessi é la conferma di esponenti del partito all’interno della Direzione nazionale, fatte le dovute eccezioni per Falcomatà in quanto Sindaco di Città Metropolitana e del Governatore Oliverio, il cui ruolo nell’organo scadrà una volta terminato il mandato amministrativo.
Si, proprio Oliverio, vecchia volpe, che ha sperato fino all’ultimo di avere l’esclusiva (in concorso con i suoi soci) del supporto a Zingaretti in cambio della ricandidatura e che si é visto rompere le uova nel paniere dall’ex assessore Guccione, di fede orlandiana (che poi cosa vorrà dire solo lui lo sa).
Nel frattempo, l’ex Segretario regionale Magorno pare abbia ufficializzato la rottura a seguito della mancata nomina del suo padrino Luca Lotti nella Direzione e ora vorrebbe aprire un movimento tutto suo. Che siano prove tecniche (su piccola scala) della probabile scissione che Renzi vorrebbe operare?
Ora mi dica lei, Direttore, dove, come e quando si potrebbe respirare aria di rinnovamento all’interno di questo marasma. Lo sapremo, probabilmente, quando verranno composte le liste per le future elezioni politiche e regionali. Lì conosceremo il prezzo dei cambi di casacca.
Con stima
Un attivista qualunque
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