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Catanzaro città della seta, riscoprire la storia per recuperare l'identità
Una due giorni per i 500 anni dalla concessione dell’Istituzione del Consolato dell’arte serica
Pubblicato il: 30/03/2019 – 21:47
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di Maria Rita Galati
CATANZARO Si narra che il mistero della bachicoltura fu rivelato in Europa da due monaci basiliani che l’avevano appresa in Cina e anche che il re normanno Ruggero II, tornando da una spedizione ad Atene, avesse portato con sé dei prigionieri esperti nell’arte della seta i quali la insegnarono ai Siciliani. Nel 1519, otto anni prima di Firenze, furono pubblicati gli Statuti dell’Arte della seta di Catanzaro, la prima raccolta delle norme tecniche e amministrative per le aziende seriche, tuttora conservata presso la Camera di Commercio. A Catanzaro, infatti, si produceva secondo un complesso di norme rigide ed eque che regolavano i rapporti tra produttori, commercianti e manodopera. E Catanzaro presto divenne “Città della seta”.
Sono passati 500 anni dalla concessione, da parte dell’’imperatore Carlo V, dell’Istituzione del Consolato dell’arte della seta, e la città festeggia questa speciale ricorrenza con una due giorni di dibattiti, visite guidate, cortei storici che richiamano i fasti di un tempo perduto, troppo spesso anche nella memoria.
Ma la manifestazione voluta con determinazione dall’associazione di promozione turistico culturale “Cillene” ed organizzata con la collaborazione dalle associazioni “Catanzaro è la mia città”, “Gruppo storico Città di Catanzaro”, Cooperativa Artemide, con il patrocinio del Comune di Catanzaro ha fornito l’occasione per recuperare frammenti di una storia prestigiosa come la seta catanzarese, arte attorno alla quale una comunità accogliente, multietnica, aveva costruito la sua identità di popolo operoso, laborioso, affidabile tanto che la qualità della seta prodotta è tra le più pregiate e ricercate d’Europa. Quella seta che ha prodotto ricchezza e cultura, che si è insinuata in ogni angolo del centro storico tanto da influenzare la toponomastica: Via Gelso Bianco, Via Filanda, Vico delle Onde. E ancora la Grecià, che tutti i centri storici avevano dove si rifugiano i greco-ortodossi, o la Giudecca dove vivevano gli ebrei che dietro ad arabi e bizantini imparano aspetti fondamentali ma più faticosi nella produzione della seta; e ancora le Cocole che prendono il nome dal termine francese dei bozzoli da cui si ricava il prezioso tessuto.
Lo spiega con grande abilità e in maniera affascinante l’archeologo Tommaso Scerbo accompagnandoci in un’altra dimensione, animata da bizantini, arabi ed ebrei, fatta di botteghe che si incastonano nelle vie strette di un centro storico dove si levano gli effluvi delle concerie. Pagine di storia che i catanzaresi hanno sotto gli occhi ogni giorni ma che continuano a ignorare, salvo poi meravigliarsi di tanta straordinaria narrazione di vita. Salvo meravigliarsi ad ogni interessante visita guidata condotta da Mario Mauro che non solo è il presidente dell’associazione guide turistiche della Calabria, ma è anche l’autore dell’unica guida turistica di Catanzaro alla sua terza pubblicazione.
Il convegno su Carlo V ed il Consolato dell’arte della seta, moderato da Francesco Vallone, nella sala del consiglio provinciale, ha offerto l’occasione di conoscere aspetti interessanti e dimenticati, se non sconosciuti, dello sviluppo urbanistico di Catanzaro e delle connessioni all’economia della seta, letto attraverso la mappa del Gattoleo, mentre Mario Mauro ha approfondito il tema dell’istituzione del Consolato dell’arte della Seta. Dalla concessione di Carlo V, ha ripercorso le tappe più importanti di una storia fatta di intensi scambi commerciali, di tessuti in seta calabresi, velluti e organze, i broccati e i damaschi catanzaresi che conquistano le corti più importanti d’Europa, fino a quando nell’Ottocento, con l’avvento del più economico cotone, ma anche per i balzelli imposti sulla produzione, l’arte della seta in Calabria inizia la sua inarrestabile decadenza.
Con Florinda Tortorici e Maria De Stefano, del Centro ricerca arte tessile, la storia si tocca con mano: è stato possibile visionare preziosi manufatti di seta indagando la sacralità dei temi – come l’usa che richiama fortuna e fertilità e il pavone – riprodotti sui copriletti, oltre il valore oltre la funzione. Il centro di ricerca di Arte Tessile ‘Catanzaro città della seta’ è un associazione culturale ed i soci sono esperti ed operatori del settore artigianale tessile: promuove il recupero delle arti e dei mestieri della tradizione tessile e si occupa di attività di ricerca ed analisi di manufatti tessili tradizionali e della riedificazione di un patrimonio culturale tessile calabrese.
«Andiamo a casa arricchiti perché recuperiamo pezzi della nostra storia e della nostra identità – ha concluso l’assessore comunale al Turismo, Alessandra Lobello –. Continueremo lungo questo processo di recupero che ci riavvicina alla città».
Catanzaro città della seta, insomma, riscoprire la storia per recuperare l’identità. La manifestazione è continuata su Corso Mazzini, con un corteo storico e la rievocazione dell’arrivo degli statuti con la presenza di figuranti, musici, sbandieratori e militi del gruppo storico città di Catanzaro. (redazione@corrierecal.it)
Lo spiega con grande abilità e in maniera affascinante l’archeologo Tommaso Scerbo accompagnandoci in un’altra dimensione, animata da bizantini, arabi ed ebrei, fatta di botteghe che si incastonano nelle vie strette di un centro storico dove si levano gli effluvi delle concerie. Pagine di storia che i catanzaresi hanno sotto gli occhi ogni giorni ma che continuano a ignorare, salvo poi meravigliarsi di tanta straordinaria narrazione di vita. Salvo meravigliarsi ad ogni interessante visita guidata condotta da Mario Mauro che non solo è il presidente dell’associazione guide turistiche della Calabria, ma è anche l’autore dell’unica guida turistica di Catanzaro alla sua terza pubblicazione.
Il convegno su Carlo V ed il Consolato dell’arte della seta, moderato da Francesco Vallone, nella sala del consiglio provinciale, ha offerto l’occasione di conoscere aspetti interessanti e dimenticati, se non sconosciuti, dello sviluppo urbanistico di Catanzaro e delle connessioni all’economia della seta, letto attraverso la mappa del Gattoleo, mentre Mario Mauro ha approfondito il tema dell’istituzione del Consolato dell’arte della Seta. Dalla concessione di Carlo V, ha ripercorso le tappe più importanti di una storia fatta di intensi scambi commerciali, di tessuti in seta calabresi, velluti e organze, i broccati e i damaschi catanzaresi che conquistano le corti più importanti d’Europa, fino a quando nell’Ottocento, con l’avvento del più economico cotone, ma anche per i balzelli imposti sulla produzione, l’arte della seta in Calabria inizia la sua inarrestabile decadenza.
Con Florinda Tortorici e Maria De Stefano, del Centro ricerca arte tessile, la storia si tocca con mano: è stato possibile visionare preziosi manufatti di seta indagando la sacralità dei temi – come l’usa che richiama fortuna e fertilità e il pavone – riprodotti sui copriletti, oltre il valore oltre la funzione. Il centro di ricerca di Arte Tessile ‘Catanzaro città della seta’ è un associazione culturale ed i soci sono esperti ed operatori del settore artigianale tessile: promuove il recupero delle arti e dei mestieri della tradizione tessile e si occupa di attività di ricerca ed analisi di manufatti tessili tradizionali e della riedificazione di un patrimonio culturale tessile calabrese.
«Andiamo a casa arricchiti perché recuperiamo pezzi della nostra storia e della nostra identità – ha concluso l’assessore comunale al Turismo, Alessandra Lobello –. Continueremo lungo questo processo di recupero che ci riavvicina alla città».
Catanzaro città della seta, insomma, riscoprire la storia per recuperare l’identità. La manifestazione è continuata su Corso Mazzini, con un corteo storico e la rievocazione dell’arrivo degli statuti con la presenza di figuranti, musici, sbandieratori e militi del gruppo storico città di Catanzaro. (redazione@corrierecal.it) Argomenti
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