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Pregiudicati in servizio e appalti irregolari, ecco perché è stata sciolta l'Asp di Reggio

Pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto del presidente della Repubblica che ha azzerato i vertici dell’Azienda. Nelle relazioni di Salvini e di Bari una lunga serie di criticità. Dagli immobili n…

Pubblicato il: 03/04/2019 – 12:00
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Pregiudicati in servizio e appalti irregolari, ecco perché è stata sciolta l'Asp di Reggio
di Pietro Bellantoni REGGIO CALABRIA Parenti di boss della ‘ndrangheta e pregiudicati ancora in servizio, nessuna misura disciplinare per i condannati per mafia, appalti irregolari, immobili non registrati al catasto, scritture contabili assenti. Nelle relazioni allegate al decreto con cui il presidente della Repubblica ha sciolto l’Asp di Reggio Calabria sono state riscontrate le infiltrazioni della criminalità organizzata nella sanità pubblica, ma anche una lunga serie di criticità gestionali che hanno compromesso l’operatività dell’Azienda sanitaria. Il Dpr firmato da Sergio Mattarella, pubblicato ieri in Gazzetta ufficiale, segue la decisione del governo di sciogliere l’Asp, con il provvedimento dello scorso 7 marzo. Nel decreto sono allegate le relazioni del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, e del prefetto di Reggio Calabria, Michele di Bari, entrambe basate sul lavoro degli ispettori che hanno lavorato sulle carte dell’Azienda e approfondito legami particolarmente compromettenti. LE RELAZIONI L’incipit della relazione di Salvini inquadra il contesto: «L’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria è inserita in un contesto socio-ambientale caratterizzato dalla radicata presenza della criminalità organizzata che mira a ingerirsi nelle attività economiche e nella gestione della cosa pubblica». Nei documenti che sono parte integrante del decreto di Mattarella, in particolare, vengono ripresi i risultati di diverse indagini giudiziarie, che hanno attestato «la forte capacità di  penetrazione dei sodalizi malavitosi nella realtà economica e sociale e nel tessuto amministrativo locale» e «l’accentuata propensione delle organizzazioni ‘ndranghetiste a ingerirsi nel settore della sanità pubblica al fine di orientarne la gestione delle risorse finanziarie a proprio vantaggio sia il ruolo di affiliati o di “fiancheggiatori” svolto da taluni operatori di quel settore nei confronti delle consorterie territorialmente egemoni». NIENTE MISURE DISCIPLINARI Negli anni scorsi, evidenziano le relazioni, l’Asp non avrebbe adottato le «prescritte misure disciplinari nei confronti di alcuni dipendenti condannati in via definitiva per associazione di tipo mafioso o per reati aggravati». È stata inoltre rilevata «la fitta e intricata rete di rapporti di parentela, di affinità e di frequentazione che legano persone controindicate ovvero esponenti anche apicali della criminalità organizzata locale  a numerosi soggetti che prestano attività lavorativa alle dipendenze dell’azienda, alcuni dei quali con pendenze o pregiudizi di natura penale». IL RAPPORTO CON I PRIVATI Altro capitolo controverso è quello che riguarda i rapporti tra l’Azienda e le strutture private accreditate. Le relazioni di Salvini e di Bari hanno messo in luce «l’assoluta mancanza di una corretta attività di pianificazione», nonché il «costante superamento dei limiti annuali di spesa fissati dal competente dipartimento dell’amministrazione regionale con una conseguente, indebita erogazione di risorse finanziarie». L’Asp avrebbe anche omesso, con una certa sistematicità, di richiedere le certificazioni antimafia stipulando contratti, anche con importi di una certa importanza, con imprese «in stato di amministrazione giudiziaria o già destinatarie di informative interdittive, alcune delle quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo». GLI AFFIDAMENTI Quanto agli affidamenti di lavori o servizi, è stata poi rilevata la mancata adozione di norme regolamentari che potessero rendere uniformi le procedure di aggiudicazione, che sarebbero state gestite da diverse centrali di committenza, le quali avrebbero abusato degli affidamenti diretti. Tra gli esempi delle società avvantaggiate da questo sistema, nelle relazioni vengono citate una ditta raggiunta da interdittiva antimafia nel 2013, ma che è stata comunque affidataria di «forniture di materiali edili nel 2016», e una impresa che avrebbe continuato a svolgere lavori di rimozione dei rifiuti malgrado fosse stata cancellata dall’elenco dei fornitori. PARENTELE Nel suo documento, Salvini riporta tutti i rilievi riscontrati dalla Prefettura, tra cui quelli che riguardano il settore delle manutenzioni, dal quale sono emersi collegamenti, per rapporti di parentela o di affinità, «tra elementi degli ambienti malavitosi locali e i titolari di altre ditte beneficiarie di affidamenti diretti tra cui figurano due imprese, aggiudicatarie di lavori nel 2016 e nel 2017», nei confronti delle quali la Prefettura aveva emesso interdittive antimafia. IL PATRIMONIO Rispetto alla gestione del patrimonio dell’Asp, sono state sottolineate inefficienze diffuse, con diversi immobili non censiti al catasto o in stato di abbandono. Tra l’altro, l’Azienda non avrebbe mai adottato un piano per valorizzare o dismettere i beni. Altro aspetto singolare è quello relativo agli sgomberi. L’Azienda, per come rilevato dai commissari, non avrebbe mai avviato iniziative per allontanare dai propri immobili gli occupanti abusivi, alcuni dei quali avrebbero pendenze penali o legami con soggetti vicini alla malavita. Fino ad arrivare al paradosso che alcuni di loro hanno «usucapito la  proprietà degli immobili occupati e altri hanno in corso giudizi finalizzati a ottenere la dichiarazione di usucapione». CONTI SBALLATI Non poteva mancare una ricognizione dello stato economico dell’Azienda. Le relazioni riprendono infatti le criticità già evidenziate dalla Corte dei conti sul rendiconto della Regione Calabria per il 2017, nello specifico rispetto alla mancata approvazione dei bilanci a partire dal 2013 e alla sostanziale assenza di scritture contabili obbligatorie. Gli ormai proverbiali bilanci orali, insomma. Senza contare i debiti, aggravati dall’incapacità dell’Azienda di «avere esatta contezza dei debiti pregressi e di provvedere tempestivamente al pagamento degli stessi». (p.bellantoni@corrierecal.it)
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