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I no di Ferro e Viscomi a «fughe in avanti» e «autocandidature» per le Regionali

Nel centrodestra e nel centrosinistra tutto si deciderà sui tavoli nazionali dopo il voto per le Europee. Intanto i due deputati di Pd e FdI sembrano i principali punti di riferimento di chi, nei ris…

Pubblicato il: 05/04/2019 – 18:33
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I no di Ferro e Viscomi a «fughe in avanti» e «autocandidature» per le Regionali
LAMEZIA TERME Per molti, all’interno degli schieramenti di centrodestra e centrosinistra, rappresentano i maggiori attrattori del dissenso interno a partiti e coalizioni. Entrambi peraltro hanno ruoli istituzionali romani che consentono loro di guardare alle cose calabresi senza l’ansia di chi deve conquistare (o mantenere) una postazione di primo piano. Insomma Wanda Ferro e Antonio Viscomi, per farla semplice, una comoda poltrona ce l’hanno già ma entrambi, da Montecitorio, potrebbero anche decidere di provare a fare da guastafeste a chi in Calabria sembra aver già deciso da tempo di puntare ai piani alti della Cittadella. Nelle parole che il deputato del Pd e la collega di Fratelli d’Italia hanno detto al Corriere della Calabria, a margine del seminario sul Regionalismo differenziato organizzato a Lamezia Terme dal Forum Riformista, ci sono infatti diversi segnali che vanno in questa direzione. E che, evidentemente, dovranno essere interpretati per primi dai due Mario, ovvero quelli che al momento sono i principali competitors in campo per le prossime Regionali: l’attuale governatore Oliverio e il sindaco di Cosenza Occhiuto. FERRO: «NO A FUGHE IN AVANTI, ORA C’È IL VENTO IN POPPA» «Io parlo per me, sono una donna di schieramento, una donna di partito, una donna delle istituzioni», mette in chiaro Wanda Ferro. «Ho tanto da fare a Roma», ribadisce, ma, come già dichiarato qui al Corriere della Calabria, se «i calabresi» la «chiameranno» lei sarà «a disposizione». La coalizione però deve essere «unita». La meloniana di Calabria specifica di non voler commentare le parole con cui Occhiuto ha rotto gli indugi per annunciare (potete leggerle qui) la sua personale discesa in campo. Però, pur non commentandole, bolla quelle dichiarazioni come «fughe in avanti». Le stesse «fughe in avanti» che lei, invece, non intende fare, partendo dal presupposto che «il centrodestra può essere e sarà vincente se sarà unito com’è stato in Abruzzo, in Sardegna e in Basilicata e come sarà anche in Piemonte». Quel che si aspetta, in realtà, fatte salve «le legittime aspirazioni di tutti», è che con i nuovi equilibri che verranno fuori dalle urne per le Europee ci sia «un tavolo nazionale» che decida quale partito del centrodestra esprimerà il candidato calabrese. Con una certezza: «Questa sarà un’altra corsa rispetto a quella che ho fatto io cinque anni fa. All’epoca – sottolinea Ferro, già sfidante (sconfitta) di Oliverio nel 2014 – si veniva da un percorso interrotto in modo traumatico (quello della giunta Scopelliti, ndr), ora c’è il fallimento del centrosinistra e di Oliverio e quindi per il centrodestra ci sarà il vento in poppa». VISCOMI: «NO ALLE AUTOCANDIDATURE» Che il rebus delle Regionali sia «una questione complessa a destra, a sinistra, al centro» è un dato di fatto e Viscomi lo ribadisce. «Abbiamo visto che nel centrodestra la candidatura di Occhiuto sembrava certa e poi è diventata incerta. Lo stesso vale per il centrosinistra – osserva il deputato dem – e per il Pd che ancora non si è espresso. Zingaretti invita a fare campi larghi. Oliverio (di cui Viscomi è stato vice alla Cittadella, ndr) si era autocandidato a suo tempo con il sostegno dei sindaci». La cosa «che preoccupa di più» è che i vari candidati non dicono «cosa intendono fare per questa regione, perché il problema non è l’alleanza, ma su che cosa si fonda l’alleanza, quindi come nascono le candidature». Per Viscomi c’è davvero bisogno di «un cambio di passo dal punto di vista politico, programmatico, delle idee e delle cose da fare». Altrimenti la competizione si gioca solo «sull’assemblaggio di più persone, più tessere, più raggruppamenti di potere e come ci ricordano in tanti, non ultimo il segretario generale della Cgil Calabria, quando si fanno grandi raggruppamenti sotto il segno del civismo i pericoli sono sempre significativi». Le candidature, dunque, «non sono mai autocandidature». «Le candidature – conclude Viscomi – nascono dalla definizione di programmi che hanno come obiettivo un cambiamento della realtà. L’autocandidatura è una cosa che non mi ha mai convinto perché tutti possiamo autocandidarci, ma il problema è che ogni candidatura deve esprimere qualcosa in più, che non è una mera alleanza ma è un percorso per cambiare questa regione». (spel)
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