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Scacco al patrimonio di un imprenditore, confiscati beni per 12 milioni

Operazione coordinata dalla Distrettuale di Reggio contro l’imprenditore del Vibonese. Sottratti immobili e quote societarie anche al nord Italia

Pubblicato il: 15/04/2019 – 11:11
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Scacco al patrimonio di un imprenditore, confiscati beni per 12 milioni

GIOIA TAURO Beni per un valore di 12 milioni di euro sono stati confiscati a N.C., 72enne imprenditore di Nicotera ma operativo nella Piana di Gioia Tauro. L’operazione eseguita dalla polizia di Stato e coordinata dalla Distrettuale di Reggio Calabria è stata disposta dal Tribunale del capoluogo. L’imprenditore, considerato vicino a potenti clan come i Piromalli della Piana e i Mancuso del Vibonese, aveva esteso i suoi rilevanti interessi economici oltre che nelle due province calabresi anche a Bologna ed in tutto il Nord Italia.
L’IMPRENDITORE A DISPOSIZIONE DEI CLAN Secondo quanto emerso da diverse indagini condotte dagli inquirenti l’imprenditore era già stato oggetto, nel 2001, di un provvedimento di misura di prevenzione personale emesso dal Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Questura di Reggio Calabria, che gli aveva irrogato la misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno per la durata di anni 4 e, contestualmente, la confisca di beni.
Dette misure cessavano il 22.06.2005, data in cui la locale Corte d’Appello revocava la sorveglianza, disponendo la restituzione dei beni confiscati.
Successivamente a detta revoca la Divisione anticrimine della Questura di Reggio Calabria avviava, su delega della Dda Reggina, un’attività investigativa di natura patrimoniale nei confronti del 72enne che ha consentito di rivalutare la figura dell’imprenditore e l’attualità della pericolosità del predetto e la sproporzione tra la sua capacità reddituale e l’ingente patrimonio posseduto.
In particolare, l’attività di investigazione patrimoniale ha consentito di accertare che, dagli anni ’70 in poi, N.C. ha costruito un vasto patrimonio, soprattutto nel campo delle strutture ricettive, ristorazione e villaggi turistici, grazie all’appoggio fornito dalla potente cosca “Piromalli” ed ai legami tra la suddetta cosca e quella dei “Mancuso” di Vibo Valentia. Stando a quanto scrivono i magistrati inquirenti «…nuove acquisizioni probatorie effettuate dalla Procura sostengono gli elementi indiziari già precedentemente emersi in maniera coerente, riscontrando alcune circostanze che unitariamente lette depongono inequivocabilmente circa l’appartenenza di N.C., agli ambienti mafiosi delle cosche Piromalli e Mancuso, in un rapporto che si è sviluppato in un’iniziale simbiosi, sino a svilupparsi in un’evidente indipendenza di N.C., nel condurre i propri affari, pur continuando a gravitare negli ambienti criminali suddetti…».
Sono state utilizzate, inoltre, propalazioni di diversi collaboratori di giustizia che hanno non solo confermato la contiguità dell’imprenditore con le cosche già precedentemente menzionate, ma lo hanno indicato quale soggetto vicino alle consorterie criminali dei De Stefano di Reggio Calabria e dei Tripodi di Vibo.
LE MANI SULLA FICTION GENTE DI MARE Dall’attività svolta è, altresì, emerso il ruolo di N.C., nell’ambito di un procedimento instaurato dinanzi alla Procura della Repubblica di Vibo Valentia, volto ad accertare eventuali responsabilità penali relative alla produzione Rai della fiction “Gente di mare”. Il materiale offerto al vaglio del Tribunale ha consentito di appurare che in merito all’individuazione di una struttura alberghiera da utilizzare per la citata fiction, veniva fatto espresso riferimento a N.C., quale proprietario di un villaggio a Parghelia, e che lo stesso veniva indicato come “delfino dei Piromalli”.
In tale circostanza veniva prescelta la struttura di N.C., in luogo di un altro complesso alberghiero nonostante quest’ultima avesse presentato un’offerta decisamente più competitiva, al fine di scongiurare «…la possibilità che potesse scatenarsi una faida nel territorio…».
Le indagini hanno evidenziato, altresì, un contemporaneo intervento di un esponente della cosca Mancuso che, “per evitare problemi”, interveniva presso N.C., per far diminuire il prezzo richiesto.
LOTTE TRA FAMIGLIE PER I PLESSI ALBERGHIERI Altresì rilevanti ai fini dell’emissione del provvedimento ablatorio le indagini svolte nell’ambito del procedimento penale “Asmara”, coordinate dalla Procura della Repubblica di Palmi, che hanno evidenziato i rapporti conflittuali tra la famiglia C. e i C., che sono sfociati in una serie di aggressioni e attentati, perpetrati vicendevolmente fra i membri dei due nuclei familiari, che “ …assumono una connotazione che richiama le modalità di gestione dei rapporti di forza proprie della criminalità organizzata, e non dei normali dissapori fra rivali in affari…”.
Tale contrasto, è stato accertato dalle indagini, ha avuto origine dall’acquisto, nel 1980, da parte dell’imprenditore di un terreno a Parghelia (VV), località Marina di Bordila, in comproprietà con G.C. (88enne di Cinquefrondi, ma residente a Gioia Tauro), per l’importo di 300 milioni di lire. A seguito di questa operazione imprenditoriale tra i due acquirenti erano sorti dei dissapori che avevano portato gli stessi a dividere la proprietà comune. Sulla quota di pertinenza di N.C., sarebbe poi sorto il villaggio, mentre sulla parte rimasta a C. è stato, successivamente, realizzato un complesso turistico.
Ma la separazione dei lotti, evidentemente, ha lasciato nodi irrisolti se , da quel momento, si sono susseguiti atti intimidatori e attentati dinamitardi su cui è stata fatta piena luce grazie all’attività investigativa svolta a partire dal tentato omicidio del 15 luglio del 2001 ai danni di D.C., posto in essere da F.C., fino al successivo tentato omicidio operato il 26 agosto del 2005 dai fratelli C. (mandante) e N.M. (esecutore materiale), nei confronti di D.C. (cugino del predetto Fabio), consentendo di acclarare i rapporti esistenti tra i C.,e i predetti M.
I BENI SEQUESTRATI Con l’odierno provvedimento il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione, accogliendo le risultanze delle indagini patrimoniali, ha disposto la confisca di conti correnti, beni immobili, mobili e società, tra cui il lussuoso villaggio turistico di Parghelia (VV), per come di seguito indicati:
Provincia di Reggio Calabria (Comune di Gioia Tauro):
• n. 2 lussuose villa, costituenti abitazioni di N.C. e della sorella;
• n. 2 appezzamenti di terreno;
• n.2 autovetture di cui una Maserati;
• quote del capitale sociale di due società immobiliari aventi sede in Gioia Tauro (RC),
Provincia di Vibo Valentia (Comuni di Tropea, Briatico, Parghelia):
• n.38 unità immobiliari, la maggior parte costituenti il suddetto complesso turistico;
• n.15 appezzamenti di terreno;
• n. 3 imprese esercenti attività sia edile che di gestione di alberghi, villaggi e residence;
• Tropea (VV), e Calderara di Reno (BO);
• quote del capitale sociale di due società aventi sede in Tropea (VV);
Provincia di Bologna:
• quote del capitale sociale di una società avente sede in Calderara di Reno (BO);
L’attività operativa si è svolta con la collaborazione di personale delle Questure di Bologna e Vibo Valentia. Con lo stesso provvedimento è stata irrogata a N.C., la misura di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza o dimora abituale per anni tre. Complessivamente i beni confiscati ammontano ad oltre 12 milioni di euro.

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