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Crotone, il Tar "salva" le tribune mobili dello stadio

Le strutture dello Scida non saranno smantellate. I giudici amministrativi danno ragione a Comune e società calcistica

Pubblicato il: 26/06/2019 – 17:04
Crotone, il Tar "salva" le tribune mobili dello stadio

di Gaetano Megna
CROTONE
Non vanno smantellate le strutture mobili dello stadio Ezio Scida di Crotone. Lo ha deciso il Tribunale amministrativo regionale della Calabria, che si è pronunciato in via definitiva sul ricorso proposto nel 2018 dal Comune di Crotone e dalla Fc Crotone srl contro la soprintendenza archeologia belle arti per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone e contro il Mibac. Con il ricorso il Comune e la società di calcio avevano chiesto l’annullamento della diffida adottata dal Mibac e dalla Soprintendenza con la quale il 17 luglio del 2018 era stato intimato al Comune di procedere allo smontaggio delle strutture provvisorie allestite allo Scida in occasione della storica promozione in serie A della squadra. Le strutture, autorizzate temporaneamente con la concessione del 19 luglio 2017 con scadenza il 2018, insistono su un’area soggetta a vincolo archeologico. Alla scadenza il Comune aveva presentato richiesta di proroga. La proroga non è stata concessa e il 30 luglio del 2018 c’è stata una reiterazione da parte del Soprintendente della diffida a volere procedere allo smantellamento delle opera amovibili. Il Tar Calabria ha, quindi, accolto i ricorsi del Comune e Società di calcio «essendo fondate le plurime censure di eccesso di potere» e «si riscontrano in primo luogo i lamentati vizi di contraddittorietà e carenza di istruttoria». Nell’articolato della sentenza il Tar evidenzia che «si rileva, infatti, dal punto di vista della consecuzione procedimentale che: l’istanza avanzata tempestivamente nel febbraio del 2018 dal Comune alla Sovraintendenza di rinnovo della autorizzazione alla occupazione temporanea del suolo con le strutture movibili di spogliatoio e tribuna con scadenza luglio 2018 è rimasta senza definizione; a seguito di apposito incontro del 26.6.2018 si è convenuto che, stante l’illustrazione da parte dell’ente locale del rispetto delle prescrizione imposte dall’autorità a tutela dei beni archeologici, la Sovraintendenza avrebbe proceduto alla delibazione dell’istanza di rinnovo in contraddittorio con comune e società sportiva, previa acquisizione della documentazione di monitoraggio, con la precisazione che l’eventuale provvedimento favorevole avrebbe nuovamente imposto controlli e prescrizioni;
dopo tale determinazione congiunta e senza che la Sovraintendenza compisse alcun atto istruttorio, questa ha emesso gli impugnati provvedimenti di sgombero». A queste considerazioni aggiunge che
«la decisione di sgombero nella pendenza del procedimento di rinnovo risulta non ragionevole alla luce delle seguenti emergenze in fatto: le strutture non insistono sull’area vincolata direttamente per essere custode dei reperti archeologici, ma sono solo su area limitrofa sulla quale dal 1981 grava vincolo “indiretto” in quanto fascia di rispetto alla prima (V. doc. 5, fascicolo Ministero – planimetria vincoli); le strutture movibili (tribuna e spogliatoi), per come progettate e realizzate, non hanno compromesso il sottosuolo e relativi resti archeologici, pienamente rispettando le prescrizioni contenute nell’originaria concessione (difetto di scavi/ carico inferiore a 1 kg/cmq) (v. relazione direttori lavori e relazione Silpa 2016 e 2018, nonché l’ultima del giugno 2019); in particolare non hanno dato luogo a scavi né a compattamento del terreno contenente gli scavi né, ancora, cedimenti delle strutture di fondazione; il Mibac non ha programmato nell’area in questione interventi di valorizzazione dei beni archeologici, mentre al contrario la F.C. Crotone ha programmato la realizzazione di un nuovo impianto sportivo con la predisposizione di uno studio di fattibilità all’esame del Comune, il quale ha a sua volta approvato il documento preliminare al Psc».
In sostanza il Tar ha riconosciuto al Comune e alla società il ragionamento che sin dal primo momento è stato portato avanti e cioè non sono stati prodotti danni ai reparti sottostanti le strutture mobili e non ci sono prospettive per effettuare scavi per riportare alla luce i tesori archeologici presenti nell’area. Il Comune è stato difeso dall’avvocato Vincenzo Di Baldassarre e la società di calcio dagli avvocati Sandro Cretella e Elio Manica mentre il Mibac e la Soprintendenza sono stati difesi dall’Avvocatura distrettuale di Catanzaro. (redazione@corrierecal.it)

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