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Lamezia, la Dda sequestra il "tesoro" del clan Scalise

Nel mirino terreni, fabbricati e veicoli per un valore di circa 1,2 milioni. Obbligo di soggiorno a Decollatura per 5 anni per due esponenti del clan. Continuano le indagini sulla faida del Reventino

Pubblicato il: 27/06/2019 – 9:28
Lamezia, la Dda sequestra il "tesoro" del clan Scalise

LAMEZIA TERME Militari del Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme hanno dato esecuzione al decreto di sequestro e confisca di beni mobili e immobili, emesso dal Tribunale di Catanzaro, su richiesta del Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e del pm Elio Romano, della Dda di Catanzaro, nei confronti di Pino Scalise, Luciano Scalise ed eredi di Daniele Scalise (deceduto): tutti sono ritenuti appartenenti all’omonima cosca di ‘ndrangheta di Decollatura, contrapposta alla cosca dei Mezzatesta nella cosiddetta “faida del Reventino”, iniziata con l’uccisione di Giovanni Vescio e Francesco Iannaazzo, proseguita con gli omicidi di Daniele Scalise e Luigi Aiello, culminata con l’omicidio del noto avvocato del foro di Lamezia Terme Francesco Pagliuso e, da ultimo, con l’assassinio di Gregorio Mezzatesta, a Catanzaro; il tutto nell’ambito di un contesto criminale ‘ndranghetistico disvelato dalla Operazione “Reventinum”, eseguita nel gennaio dell’anno in corso, costituente il presupposto su cui il tribunale ha fondato il sequestro.
La misura ha riguardato: 9 fabbricati per un valore di oltre un milione di euro; 11 veicoli per un valore di 72.000 euro; 6 terreni per un valore di 34.400 euro,
Per un valore complessivo stimato di circa un milione duecentomila euro.
Il provvedimento cautelare patrimoniale del Tribunale di Catanzaro è stato adottato nei confronti di tre persone, nonché di 4 eredi di Daniele Scalise. Le investigazioni, infatti, avrebbero dimostrato che i beni nella loro disponibilità sono di valore del tutto sproporzionato e ingiustificato rispetto ai redditi leciti dichiarati e al tenore di vita mantenuto.
Le indagini avrebbero inoltre consentito di mettere in luce la pericolosità sociale dei soggetti con la dedizione degli stessi a traffici delittuosi, dei cui proventi i medesimi ed i loro familiari hanno vissuto abitualmente, in modo agiato, per anni.
In ragione della pericolosità sociale dei soggetti, analiticamente dimostrata dai complessi elementi acquisiti con le investigazioni delle Fiamme gialle lametine, è stata inoltre applicata nei confronti di Pino e Luciano Scalise la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale, con obbligo di soggiorno nel comune di residenza per la durata di 5 anni.

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