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Crollo sulla statale 106, tra 120 giorni la verità dei periti

A due ingegneri di Roma il compito di ricostruire il cedimento del muro di contenimento della rampa di accesso numero 6 che porta a Germaneto

Pubblicato il: 02/07/2019 – 17:06
Crollo sulla statale 106, tra 120 giorni la verità dei periti

di Alessia Truzzolillo
CATANZARO Hanno 120 giorni, a partire dal prossimo 16 luglio, per produrre una perizia che metta in luce le cause che anno portato al crollo del muro di contenimento della rampa di accesso numero 6 che sulla 106 porta a Germaneto. Martedì il gup Antonio Battaglia ha dato ufficialmente incarico a due ingegneri di Roma, Mario Paolo Petrangeli e Andrea Polastri. Il giudice ha scelto due professionisti non calabresi, atteso che per la delicatezza dell’incarico ha preferito individuare esperti residenti fuori dal distretto di competenza.
Petrangeli e Polastri dovranno depositare entro il 16 novembre (salvo la necessità di eventuali proroghe) la perizia richiesta dal gup avendo a disposizione materiale documentale ma anche la possibilità di indagare sul sito stesso in cui è avvenuto il crollo. Per il crollo colposo del muro di contenimento sulla 106 sono imputati, in attesa di eventuale rinvio a giudizio, Alessio Marino Ajmone Cat, 60 anni, milanese, ingegnere progettista della Astaldi spa; Antonio Bevilacqua, 56 anni, nato a Palermo, ingegnere direttore dei lavori del tratto stradale; e Michele Mele, nato a Bari 79 anni fa, ingegnere collaudatore statico.
IL CROLLO DEL MURO E L’INCHIESTA Secondo l’accusa formulata dai magistrati di Catanzaro titolari dell’inchiesta – il procuratore Nicola Gratteri, l’aggiunto Vincenzo Capomolla e il sostituto Vito Valerio – i tre ingegneri, in cooperazione colposa tra loro, mediante condotte attive e omissive, ciascuno nella propria qualifica tecnico-funzionale, «cagionavano, per colpa generica e specifica, il crollo del muro di contenimento della rampa numero 6 di accesso alla strada statale 106 variante A (svincolo per Germaneto)». In particolare, il progettista della Astaldi, nell’elaborare la progettazione di quel tratto stradale non avrebbe previsto un idoneo ed efficace sistema di drenaggio dell’acqua; avrebbe effettuato una sottostima dei carichi che sarebbero andati ad agire sul terrapieno; avrebbe realizzato una sovrastima dei parametri di resistenza meccanica del terreno.
Bevilacqua, quale direttore dei lavori di realizzazione del tratto di strada oggetto dell’inchiesta, nelle fasi di progressiva realizzazione dell’opera, avrebbe omesso di segnalare il difetto di progettazione, «quantomeno in riferimento all’insussistenza di un idoneo e necessario sistema di drenaggio dell’acqua». In fase di collaudo, invece, Mele non avrebbe riscontrato alcuna delle criticità progettuali «evincibili attraverso l’ordinaria osservanza delle “regole della tecnica”». A maggio scorso il tratto della 106 che porta a Germaneto era stato subito posto sotto sequestro e gli accertamenti sui lavori fatti erano stati affidati a un pool di tecnici esperti.
Anche le parti civili, Anas e Codacons, e le difese – rappresentate dai legali Aldo Casalinuovo, Nicola Carratelli, Giancarlo Pittelli, e Francesco Tocci – hanno nominato i propri periti di parte.
L’udienza per discutere sui risultati delle varie analisi è stata fissata per il 29 gennaio 2020. (a.truzzolillo@corrierecal.it)

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