Il delitto (quasi) perfetto risolto grazie a un cacciatore – FOTO E VIDEO
La svolta nel giallo di Pallagorio è stata possibile grazie all’uomo che ha sentito queste parole: «Annunziato mi stai ammazzando». Le ricerche hanno poi condotto a Lerose. Che avrebbe ucciso Frances…
Pubblicato il: 24/07/2019 – 13:17
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https://www.youtube.com/watch?v=3KNNyiqpZD8di Gaetano Megna CROTONE Poteva essere un omicidio perfetto. Risolto il giallo dell’omicidio degli allevatori Francesco Raffa e del figlio Saverio, avvenuto nelle campagne di Pallagorio (località Curci) lo scorso 22 dicembre. I carabinieri del Nucleo investigativo provinciale di Crotone hanno arrestato Annunziato Lerose, 62 anni di San Nicola dell’Alto, comune di residenza anche delle due vittime.
Annunziato Lerose
Alla base del grave fatto di sangue vi sarebbero futili motivi, alimentati dal “rancore” di un soggetto introverso. Lerose, secondo gli investigatori uomo taciturno e poco socievole, ha covato rancore nei confronti delle vittime perché li riteneva, in un primo momento, responsabili del furto di un frangizolle avvenuto qualche anno fa all’interno della sua proprietà e successivamente colpevoli di non aver fornito alcun aiuto per il suo ritrovamento.
Oltre al furto pensava che, soprattutto Saverio Raffa, frequentasse persone dedite all’uso di droga e rappresentasse un cattivo esempio per il figlio. I carabinieri hanno ricostruito la vicenda senza l’uso di intercettazioni e grazie all’immediata testimonianza di un cacciatore. Il 22 dicembre scorso, in località Curci, intorno alle 15.25, era in atto una battuta di caccia al cinghiale.
Alcuni cacciatori, appostati nella zona alta del sito, hanno sentito tre colpi di fucile. Nulla di allarmante in una zona di caccia, ma subito dopo è arrivato l’urlo lanciante di un uomo che ha detto: «Annunziato mi stai ammazzando». Dopo l’urlo altri due colpi di fucile e poi il silenzio. C’era qualcosa di poco rassicurante e il cacciatore ha subito chiamato i carabinieri e ha raccontato i fatti.
Successivamente c’è stato il ritrovamento dei due cadaveri: quello del padre riverso sul volante dell’auto, che guidava e quello del figlio a terra, vicino al mezzo. I militari hanno acquisito le dichiarazioni del cacciatore e sono partite le indagini. Il nome Annunziato, non è comune e, a San Nicola dell’Alto, Lerose era l’unico a portarlo. Tra le 20.30 e le 21 gli investigatori hanno bussato alla porta di Lerose, hanno prelevato i vestiti che l’uomo indossava quel giorno (erano stati lavati con cura, con l’utilizzo anche di detersivo) e si è proceduto a fare l’esame stub sulle mani e la ricerca di tracce di esplosivo anche nell’auto di proprietà. Nei giorni e nelle settimane successive è stata fatta una ricerca accurata in tutto il territorio circostante (paesi vicini) per trovare persone che si chiamassero Annunziato.
Il risultato delle ricerche ha confermato che l’unico a chiamarsi con il nome pronunciato dalla vittima più giovane era Lerose. A questo punto sono intervenuti gli uomini del Ris di Messina, che hanno proceduto alla valutazione dei particolari. Gli investigatori di Crotone, coadiuvati dai colleghi che operano a Pallagorio, hanno esaminato le registrazioni delle poche telecamere presenti nel tratto tra la località Curci e il piccolo centro abitato del Crotonese. Non hanno trovato nessuna traccia del passaggio di Lerose, che evidentemente le ha evitate perché sapeva della loro esistenza. In quelle presenti nel paese, invece, ci sono le registrazioni dell’uomo che, secondo la ricostruzione degli investigatori, tornato a casa si è cambiato ed è uscito per crearsi l’alibi. Un uomo non molto socievole, che la sera del delitto cerca di parlare con tutti e si reca anche al tabaccaio, dove sa che c’è una telecamera a riprenderlo. Da quel tabaccaio non entrava da almeno tre anni.
https://youtu.be/pZ5XjmcbhE0
Senza la testimonianza del cacciatore, come ha sottolineato il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Alessandro Colella, «ci saremmo trovati di fronte al delitto perfetto».
L’arma utilizzata per il delitto, un fucile calibro 12 a sette colpi, non è stata ancora ritrovata. Cinque i colpi a pallettoni esplosi contro le vittime: tre hanno raggiunto Francesco Raffa, che è morto subito. Il figlio Saverio, secondo la ricostruzione, è stato raggiunto alle gambe da uno dei colpi destinati al padre. È uscito dall’auto, ma è caduto ed è stato raggiunto dal presunto omicida che gli ha esploso due colpi e prima di essere freddato ha avuto il tempo di pronunciare il nome del suo assassino. Le tracce di polvere da sparo sono state rilevate sulla mano destra e su quella sinistra di Lerose, sul sedile dell’auto del lato guidatore e anche su quella del passeggero, dove probabilmente ha posato il fucile dopo avere ucciso i due uomini. L’uomo arrestato aveva precedenti penali, perché da poco tempo aveva inferto una coltellata al collo di un suo compaesano in seguito a un litigio, provocando una ferita non grave. I fatti sono stati spiegati nel corso di una conferenza stampa dal procuratore della Repubblica di Crotone, Giuseppe Capoccia, dal colonnello Colella, dal pm Giampiero Colluccio che ha coordinato le indagini, e dal capitano Rodolfo Rampino. (redazione@corrierecal.it)