di Maria Rita Galati
CATANZARO Al regista del film in concorso questa sera, nella sesta giornata del “Magna Graecia Film Festival” – a cui il vulcanico patron Gianvito Casadonte ha fatto tagliare il traguardo della XVI edizione – è toccata, inevitabilmente, la sorte di dover cedere il passo a disposizione in più tornate per presentare la sua creatura “Drive me home”, a uno degli attori protagonisti della pellicola, molto apprezzato e stimato nel panorama italiano anche come talentuoso e preparato interprete in teatro, Vinicio Marchioni. Nella conferenza stampa con il regista Simone Catania e l’attrice Chiara Muscato (manca all’appello l’altro co-protagonista Marco D’Amore) condotta da Chiara Fera, emergono l’affiatamento e il lavoro di gruppo che ha portato alla realizzazione di un film coraggioso che tocca temi attuali e non semplici come il rapporto con le proprie origini, la scelta di partire e apparentemente “mollare” la presa sopraffatti dalle difficoltà e dalla paura di non farcela, ma anche di omosessualità «di cui non si parla mai abbastanza e in maniera adeguata», sottolinea proprio Marchioni. «Il film indaga con un approccio aperto un tema sempre attuale come quello della necessità di lasciare il luogo in cui si è nati per le poche possibilità esistenti o per sfuggire a qualcosa – spiega il registra Catania –. Raccontiamo senza retorica, ma in maniera un po’ autobiografica, l’esigenza del ritorno, ma senza che questo passi come una resa».
La citazione autobiografica ci sta tutta visto che sia Catania che Muscato sono siciliani e Marchioni è cresciuto a Torre Melissa, il paese di origine della mamma, a cui lo legano ricordi e amicizie. «La Calabria è una terra che conosco amo, e sono orgoglioso che la metà di me sia cresciuta a pipe e patati – afferma Vinicio –. Ho molti amici che sono rimasti: dovremmo parlare di più di quelli che decidono di rimanere perché sono quelli che se la caricano sulle spalle e dicono vediamo se si riescono a fare le cose qui». Nel film di Catania Chiara Muscato dice di aver messo molto della propria esperienza personale: «Mi ha messo in relazione con il paesaggio che mi tratteneva e con il desiderio di un altrove da conquistare». La critica parla di un equilibrato road movie permeato da un’idea ampia di “patria”, nonché di Europa, tra confini teoricamente aperti e politiche di chiusura, idealizzazioni deluse e transiti di persone come merci. Ma soprattutto di “casa”.
Inevitabile chiedere a Marchioni se sia mai stato prigioniero del “Freddo”, il personaggio della serie “Romanzo Criminale” che lo ha fatto conoscere al grande pubblico, nonostante la sua carriera teatrale fosse già decollata e apprezzata. «Non è una colpa essere riconoscibile per un ruolo ma la cosa rischia di inficiare lo sguardo del pubblico che ti conosce per un personaggio e lo ama così tanto che ti vorrebbe sempre così – spiega con voce profonda e quello sguardo che sembra perennemente corrucciato, mentre si muove vivace per osservare, e rubare una parola, una sfumatura che può sempre tornate utile –. Quando ho capito che rischiavo una sorte simile col Freddo, mi sono chiuso in teatro con un monologo di Dino Campana».
Marchioni, quindi, si rifugia in quella casa che lo ha salvato, che gli ha permesso di trovare la propria identità e soprattutto «una via di espressione. Mi ha dato gli strumenti per affrontare la mia timidezza e la mia insicurezza, e la balbuzie. Il teatro mi ha dato un luogo dove stare al sicuro ed esprimersi attraverso il lavoro, secondo un percorso fatto di studi continuo».
Marchioni studia in particolare Cechov, un amore nato nel 2006 seguendo il suo maestro Luca Ronconi. «Lo studio da cinque anni, pure troppo – scherza parlando del documentario dedicato al grande autore russo su cui sta lavorando –. La mia passione è diventata, con lo studio di Zio Vanja, una vera e propria ossessione: mi sembrava che questo testo, come tutti i testi di Cechov, parlasse di me, di noi, di questa immobilità, del vuoto della situazione italiana».
Nel documentario ci sarà molto dello spettacolo Uno zio Vanja, portato in tournée, che Marchioni ha trasferito l’azione da una tenuta decaduta della Russia dell’800 a un vecchio teatro di provincia pieno di debiti in uno dei paesini colpiti dal terremoto del 2009. E da qui si riparte, verso una nuova avventura.
Il programma continua con il Magna Graecia Book Festiva: alle ore 18:15 presentazione del libro di Chiara Francini “Un anno felice” (Rizzoli) presso l’Hotel Perla del Porto. Modera Donatella Soluri. Alle ore 18:15 presentazione del libro di Massimo Poggini e Claudia Riva “Massimo Riva Vive! La vita rock dello storico chitarrista di Vasco” (Baldini&Castoldi) presso il Blanca Cruz. Moderano Andrea Di Consoli e Edvige Vitaliano. Alle ore 19:30 presentazione del libro di Toni Capuozzo “La culla del terrore” (Signs) presso il Blanca Cruz. Moderano Andrea Di Consoli e Teresa Pittelli.
Alle ore 21 serale presso l’Area Porto: red carpet, performance musicale dei Selton e proiezione del film “Drive me home” di Simone Catania. Conduce Carolina Di Domenico. A fine proiezione, seguirà dibattito con il cast del film. Modera Antonio Capellupo. (redazione@corrierecal.it)
https://www.youtube.com/watch?v=m1YMxSOEhog&feature=youtu.be
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