di Maria Rita Galati
TIRIOLO Un’ulteriore tappa nel “cammino della memoria” che passa da Tiriolo, terra d’incontro tra i due mari, ricca di storia e bellezza. Ci pensa l’associazione culturale Teura a recuperare frammenti di storia e tradizioni grazie alla passione e ad un lavoro corale certosino che, questa volta, ha portato a riscoprire un pittore del Cinquecento originale di Tiriolo. Da venerdì 16 agosto, nella Casa delle Culture di Tiriolo – e grazie alla Regione Calabria, Dipartimento Istruzione e Attività culturali, ha concesso un contributo per la realizzazione del progetto. Cardisco, detto il Calabrese, nacque intorno al 1482 a Tiriolo e morì circa nel 1542 a Napoli. A raccontare il progetto dell’Associazione Teura – che comprende la riproduzione in tela di alcune delle principali tavole dell’artista tiriolese e la stampa di un opuscolo a colori per ricordare l’evento con una selezione di opere – il presidente Antonio Montuoro, affiancato dal professore Alberto Badolato (il professor Eugenio Mario Chiodo ha collaborato a favorire i contatti con le istituzioni museali della città di Napoli). «Lo scopo del progetto e quindi della mostra è quello di far meglio conoscere e apprezzare le opere di questo grande artista calabrese le cui tele originali sono sparse in chiese e musei, soprattutto della Campania, dove è più conosciuto e apprezzato – spiega Montuoro -. Con questa iniziativa Cardisco, dopo circa 500 anni, torna nella sua terra d’origine per farlo meglio conoscere a Tiriolo, in particolare, che ne ha dato i natali, ma anche a tutta la Calabria. Si tratta sicuramente di un grande evento culturale teso a far conoscere al grande pubblico il più importante artista calabrese del cinquecento sperando che le istituzioni si adoperino per valorizzare questa grande opportunità di dare risalto ad un illustre calabrese che fa onore alla nostra terra». Fu l’unico tra gli artisti di area meridionale a suscitare l’interesse del grande pittore e storiografo fiorentino Giorgio Vasari che gli dedicò una biografia nella sua opera “Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti”. Il Vasari afferma che Cardisco fece “infiniti lavori in olio ed in fresco ed in quella patria (Napoli) mostrò valore più di alcun altro che tale arte esercitasse” ed espresse questo lusinghiero giudizio sull’artista tiriolese: “Ingegno buono, sbocciato per miracolo in un paese dove non nascono uomini di simile professione”. Un elogio ben meritato da Marco Cardisco che dopo la sua formazione lascia Tiriolo, si trasferisce a Roma per un periodo di apprendistato presso la bottega di Polidoro da Caravaggio e, successivamente, a Napoli dove realizza le sue opere più importanti, a partire dall’Adorazione dei Magi datata al 1519 e conservata al Museo Civico di Castel Nuovo nella città partenopea. A Napoli svolse in maniera costante la sua attività di pittore nelle chiese, nei palazzi, a fare ritratti, a ricoprire tavole con le immagini di Madonne e Santi. Oltre che a Napoli lavorò ad Aversa e a Cava dei Tirreni. A portare il saluto della Regione Calabria, ed in particolare dell’assessorato guidato da Maria Francesca Corigliano è stata Angela Robbe, assessore regionale al Lavoro. «Noi abbiamo una grande ricchezza: prima di tutto gli uomini del passato ma anche le uomini e le donne del presente, e con loro le storie che raccontiamo attraverso le opere d’arte – ha affermato – non dobbiamo alimentare solo la memoria, ma costruire una tela tutte le donne e gli uomini hanno dato lustro e che possono dare possibilità alimentare la ricchezza del territorio. Tiriolo rappresenta un punto di riferimento dei due mari, è la terra degli incontri. Il nostro dovere come istituzioni – ha concluso – è vedere cosa possiamo fare di concreto con associazioni e cittadini e valorizzare quello che abbiamo. La cultura ha valore economico e sociale, valorizzare questo patrimonio significa dare una possibilità per costruire percorsi e sviluppo e perché opportunità diventino concretezza e quindi lavoro». Tra le altri opere attribuite al Cardisco la Madonna in gloria dei depositi del Museo di Capodimonte, l’Immacolata della parrocchiale di Grumo Nevano e, probabilmente, la Madonna in gloria della chiesa dei santi Marcellino e Festo e la Madonna del Rifugio, nel Museo di San Martino. La sua attività fu così apprezzata che riuscì a fare una propria bottega. Camillo Tutini, uno scrittore del 1600, segnala che “Marco Cardisco calabrese visse nel ‘500 e fu pittore di molta fama per le buone regole della pittura”, e cita quale suo capolavoro “La gran tavola dell’altare maggiore di S. Agostino, ove si vede il Santo che disputa con gli eretici».
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