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«E ora si parli di programmi»

di Franco Scrima*

Pubblicato il: 02/09/2019 – 10:42
«E ora si parli di programmi»

Dopo le incomprensioni degli ultimi giorni, Movimento 5 Stelle e Partito democratico marciano spediti per consentire al presidente incaricato di sciogliere la riserva e presentarsi mercoledì al Capo dello Stato con la lista dei ministri.
«Morto il re, viva il re», si diceva per sottintendere che finalmente qualcosa di negativo si era tolto dalle scatole. Trasportato il termine ai giorni nostri, significa che Pd e 5 Stelle hanno trovato la strada per governare insieme il Paese e che al leader leghista resta di consolarsi con la chimera dei suoi desideri.
Adesso che è stata trovata la strada della concordia, i successivi passaggi dovrebbero riguardare il cambio della dicitura, da “contratto” in “alleanza” di governo, e fare in modo che l’accordo venga esteso in un progetto per le regioni a cominciare da quelle che il prossimo mese di novembre andranno al voto per le regionali. La Calabria è una delle due; l’altra è l’Emilia Romagna. Sarebbe un obiettivo, che Romano Prodi ha definito: “faticoso, ma interessante”!
Per la Calabria sarebbe l’occasione per una formula politica che guarda oltre il momento attuale; una “terapia” per cambiare un sistema che sente per intero il peso degli anni. Un sistema spesso caratterizzato dal carrierismo che, inevitabilmente, favorisce il compromesso, motivo spesso del tradimento sia delle aspettative degli elettori che degli obiettivi dichiarati dai partiti in campagna elettorale; nonché causa del sempre crescente allontanamento dei cittadini dalla politica. L’essenza del rapporto politica-società oggi è impoverita; bisogna fare di tutto per riportarla tra le priorità del Paese.
Per il resto, risolta la “frizione” tra Di Maio, Conte e Zingaretti, grazie all’intervento di Grillo che ha ammonito i “suoi” perché la smettano con le liti, ma si impegnino a sostenere una “occasione unica per dare un governo al Paese senza più parlare di incarichi”, c’è di attendersi la reazione di Salvini. Il segretario della Lega, dopo le disastrose scelte politiche di qualche settimana fa, compie una mossa inattesa: ritornare al confronto con il “suo” popolo chiamandolo a raccolta nella storica spianata di Pontida. Il 15 di settembre la “gente delle valli” ritornerà a infoltire le fila e si presume che lancerà al Paese un rinnovato grido di “democrazia”. Sarà questa la prima delle due “giornate dell’orgoglio” del popolo leghista; l’altra è in programma per il 19 ottobre a Roma per manifestare contro il nuovo Governo.
Non è dato sapere se in tali occasioni Salvini ammetterà di essere stato lui l’unico responsabile della crisi di governo e, se lo farà, se elencherà anche i motivi che l’hanno determinata.
Salvini, ma qualche giorno prima di lui anche Molinari ex capogruppo leghista alla Camera, hanno evocato il “popolo”, il “loro popolo”! La domanda che gli si pone è: a quale popolo si riferiscono? A quello che l’ha sostenuto elettoralmente, oppure a quello della “padania” che chiama a raccolta a Pontida? Ancora una volta Salvini dimostra di non avere considerazione dell’intelligenza degli italiani, men che meno di quella dei meridionali.
Comunque, mentre le idrovore assorbivano sudore dal confronto tra i 5 Stelle e il Pd, dal profondo Sud echeggiava il segnale della nascita del “Movimento dei meridionali”. Promotore dell’iniziativa il giornalista e scrittore Pino Aprile di Gioia del Colle che ha radunato i simpatizzanti della prima ora in una località del Parco della Grancia, in Basilicata.
Poche le notizie che si hanno se non che il progetto possa tramutarsi in realtà prima di quanto si pensi.
Anch’esso nasce dalla delusione infusa dai partiti cosiddetti tradizionali, ma soprattutto dalla Lega che ha sfruttato il Mezzogiorno per fini elettoralistici aumentando la propria fortuna politica. Si sa ancora poco della nuova iniziativa se non che si vuole realizzare uno strumento per rivendicare i diritti negati al Sud; un argine allo strapotere della Lega che “pesca” al Sud e se ne serve per imporre strumenti di crescita al Nord, ivi compresa l’autonomia differenziata chiesta dal Veneto, dalla Lombardia e, con qualche distinguo, anche dall’Emilia Romagna.
Secondo Aprile sarà difficile in questo momento drenare consenso alle realtà politiche presenti sulla scena, ma è opportuno «affilare le armi e consegnarsi alla sensibilità dei meridionali per partire sin dalle prossime elezioni regionali con l’intento di contrapporsi prioritariamente alla Lega di Salvini».
Non rimane altro che capire quando in Italia si comincerà a parlare di politica che, oltre ad essere scienza e tecnica, è anche l’arte del governo della cosa pubblica. Non un esercizio di un potere qualsiasi dunque, ma un potere che esercitandosi su uomini liberi e uguali, ha per fine il bene non solo dei governanti, ma anche dei governati.

*giornalista

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