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'Ndrangheta e gioco online, chiesti 24 rinvii a giudizio
Conclusa la prima parte delle indagini dell’inchiesta “Galassia”. L’udienza preliminare sarà il prossimo 8 novembre
Pubblicato il: 28/10/2019 – 13:04
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REGGIO CALABRIA La Procura Antimafia di Reggio Calabria ha depositato le prime richieste di rinvio a giudizio per 24 indagati nell’ambito dell’inchiesta “Galassia”, al termine di una parte delle indagini relative ai rapporti tra gaming e cosche mafiose reggine. Il Giudice dell’Udienza Preliminare (Gup), Alessandra Borselli, ha già fissato l’udienza per l’8 novembre termine per presentare le altre richieste di rinvio da parte dell’accusa. Gli accusati, spiega Agipronews, sono sia appartenenti alla ‘ndrangheta reggina, a partire da Domenico Tegano, sia manager e “master” commerciali del settore dei giochi, coinvolti nell’inchiesta che – circa un anno fa – aveva portato all’arresto di 68 persone e al sequestro di beni per un miliardo di euro. L’accusa principale è di associazione a delinquere di stampo mafioso, per aver agevolato nel territorio calabrese l’attività dei punti scommessa collegati ad un bookmaker austriaco e ai marchi di due società maltesi. Sotto accusa i rapporti in Calabria con i clan “Tegano” e “Pesce-Bellocco”. Nel caso di Sks365 Group, scrive la Procura nella richiesta di rinvio a giudizio, i fatti sono aggravati in quanto funzionali ad «agevolare le attività della ‘ndrangheta che si infiltrava nelle citate reti commerciali con la possibilità di riciclare e auto-riciclare nei flussi finanziari generati dall’associazione i proventi di attività delittuose, nonché di accumulare diretti ed esclusivi profitti, conseguenti alla messa a disposizione di skin illegali da commercializzare sul territorio, accanto ai brand principali, in cambio del supporto commerciale della ‘ndrangheta». Altri indagati sono inseriti nella lista delle richieste di rinvio a giudizio – con lo stesso capo d’accusa: associazione a delinquere di stampo mafioso – per l’attività svolta a vantaggio delle società maltesi di gioco. Alcuni “master”, scrivono i magistrati, assicuravano l’espansione del brand in Calabria, coordinando l’attività di intermediazione nella raccolta delle puntate su giochi e scommesse, inserendo nella struttura multilivello a base piramidale esponenti della cosca “Tegano” e conseguendone la sponsorizzazione sul territorio reggino. Oltre all’associazione mafiosa, i reati per cui viene richiesto il processo a carico degli indagati sono esercizio abusivo di giochi e scommesse, dichiarazione infedele dei redditi e dell’IVA, truffa aggravata ai danni dello Stato, riciclaggio, auto-riciclaggio e reimpiego dei proventi di delitto, concorrenza sleale. Tra le parti offese – vale a dire i soggetti cui sono stati lesi i “beni giuridici tutelati dallo Stato” – si trovano anche il Ministero dell’Economia, l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e il superpentito Mario Gennaro. Secondo i documenti processuali, prosegue Agipronews, l’ex numero uno di Betuniq subì richieste estorsive di denaro e due attentati a base di esplosivi ad altrettanti negozi di scommesse – oltre a minacce di vario genere – e fu infine costretto a versare 10mila euro al boss Domenico Tegano.
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