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Musica contro le mafie, 5 giorni per «un nuovo Umanesimo»
Si è conclusa la decima edizione della rassegna che chiama a raccolta artisti, studenti ed ospiti da ogni parte d’Italia per condividere storie di impegno sociale e pensare insieme «ad un mondo senza…
Pubblicato il: 08/12/2019 – 12:38
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cultura Anna Laura Orrico che con orgoglio ha ricordato come questo festival sia «100% made in Calabria» perché «la rivoluzione che serve per sbarazzarsi delle mafie passa pure da queste note, dalle parole, dalla voglia di metterci la faccia».
E non solo. Tra i principali temi della rassegna di quest’anno ci sono stati l’educazione contro le mafie e per la giustizia sociale fin dai banchi di scuola, con la rivoluzione social raccontata da Marcello Ravveduto, o attraverso il dialogo coi ragazzi di Antonio Nicaso secondo cui «la mafia altro non è che la formula chimica dell’acqua: l’idrogeno è la violenza e l’ossigeno è il legame che cerca con la politica, se non viene combattuta la mafia ricerca un rapporto». E poi la sperimentazione di un nuovo approccio, quello secondo cui «si può e si deve ridere delle mafie perché la loro forza sta nel nostro timore. Bisogna dissacrarle» come hanno saputo raccontare, tra gli altri, Lirio Abate e Pietro Sparacino che in un video di una manciata di secondi ha dimostrato come la ‘ndrangheta sia protagonista di una mole d’affari e traffici che invade l’intero pianeta.
Ma gli ospiti e gli artisti che in questi 5 giorni si sono susseguiti sono stati innumerevoli. La rassegna si è conclusa con la premiazione di Willie Peyote, Francesco Motta e gli Zen Circus che si sono esibiti raccontando la loro musica fatta non di solo vistuosismo o sperimentazione, ma anche di impegno. «Perché – come ha ricordato il presidente Gennaro De Rosa – la musica dev’essere il mezzo attraverso cui riscoprirci capaci di pensare un mondo migliore, quindi anche libero dalle mafie e dalla corruzione».

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