REGGIO CALABRIA La Corte d’Assise d’Appello ribalta parzialmente la decisione di primo grado nel processo per l’omicidio del boss, Pasquale Marando avvenuto in quella che viene ricordata come la “faida di Platì” (qui la notizia degli arresti) avvenuta tra le famiglie Marando e Trimboli. E così per ben 4 dei 5 imputati che erano stati condannati in primo grado a 30 anni, scatta l’assoluzione.
La decisione, in attesa delle motivazioni del provvedimento, è di quelle che fanno rumore: «Assolti per non aver commesso il fatto», ed ha riguardato le posizioni di Rosario Barbaro (avvocati Armando Veneto e Luca Maio), Natale Trimboli (avvocati Francesco Lojacono e Davide Barillà), Rocco Trimboli (avvocato Gianfranco Giunta) e Domenico Trimboli (avvocato Lorenzo Gatto), che in primo grado erano stati tutti condannati a trent’anni di reclusione, considerato lo sconto di pena previsto per il rito abbreviato.
Ridotta invece la pena per Saverio Trimboli, l’esecutore materiale dell’omicidio, per il quale però, il giudice di secondo grado ha escluso l’aggravante della premeditazione riducendo la condanna a 20 anni di reclusione.
Nel 2012, il Gip Petrone non aveva convalidato la richiesta di misure cautelari nei confronti dei fratelli Trimboli non ravvisando la sussistenza delle condizioni applicative nel caso concreto.
In seguito alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta – che andavano ad affiancarsi a quelle rese dai precedenti collaboratori Rocco Marando e Rocco Varacalli – era stata fatta una seconda richiesta di misure cautelari, in quell’occasione, convalidata dal Gip.
Come ricostruito dalla pubblica accusa, il delitto sarebbe conseguenza della faida tra le due famiglie di ‘ndrangheta del Reggino e, nello specifico, la decisione di uccidere lo stesso Marando era legata ai precedenti omicidi di secondo la ricostruzione accusatoria, sarebbe stato consumato in una abitazione di Platì dove la vittima era stata attirata con un tranello, e veniva ricondotto ad una vendetta da parte dei Trimboli nei confronti di Pasquale Marando, cui veniva attribuita la responsabilità dei precedenti omicidi di dei due fratelli Antonio Giuseppe e Rosario Trimboli, e del loro cugino Saverio Trimboli, i cui corpi non sono mai stati ritrovati. I dissapori tra i Marando e i Trimboli avevano radici un po’ più profonde e pare legate alla dei proventi del traffico di stupefacenti. (fd)
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