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«Cercasi la sinistra disperatamente»

di Ettore Jorio*

Pubblicato il: 23/12/2019 – 11:49
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«Cercasi la sinistra disperatamente»
Caro Babbo Natale, quest’anno anche io ti chiedo un regalo sotto l’albero: riportami la sinistra! Siamo ridotti davvero male. Lo siamo ogni giorno sempre di più, con una politica dominante che, pur di racimolare voti, ha tirato fuori il suo nuovo (assurdo) paradigma, uguale per tutti: non siamo né di destra e neppure di sinistra! Gli ibridi non funzionano per assicurare le cure del caso Il non distinguersi nelle tradizionali categorie ha fatto sì che si consentisse l’esistenza politica a chiunque, ancorché senza proposte, purché assistiti da coreografie strillate nel modo e nei posti giusti. Lo squallore della condizione gestoria della res publica ha fatto da veicolo a chi si accreditasse come campione del qualunquismo, del populismo e, finanche, dell’idiotismo (in ovvio significato non strettamente medico), purché corroborato da una buona azione marketing. Da qui, il passo è stato facile per taluni per accreditarsi sul palcoscenico politico. Quello che un tempo era di difficile conseguimento, e non solo democraticamente parlando, stante le procedure realmente selettive e formative che lo distinguevano. Gli esempi e i metodi da imitare Occorreva stoffa e «accademia drammatica», maturata per strada e negli ambienti più difficili per potere ivi recitare al meglio «i classici». Intendendo per tali gli argomenti utili al Paese, il possesso degli strumenti necessari per tutelare i diritti di cittadinanza spettanti alla nazione, la lungimiranza per esercitare politiche (allora) comunitarie (e oggi unionali) e la cultura estera per affrontare le problematiche internazionali. Non è più così. E, ahinoi, lo è da tempo Oggi più che mai c’è bisogno di riprendere le vecchie peculiarità distintive, indispensabili per l’esercizio della buona politica, con la speranza di riuscire a riportarla ai livelli di un tempo. Un compito difficile. Ma occorre provarci motivati dall’ottimismo dell’impossibile. Ciò che rende conseguibile finanche l’inimmaginabile. Distinguersi per essere leali con le rispettive mission Destra e sinistra sono concetti inestinguibili. Sono contenitori di riferimenti ideali, necessariamente adattabili alle circostanze mutevoli che caratterizzano la società civile ma non suscettibili di essere snaturati in quell’insieme che li distingue e li contrappone. Il mio (di sinistra tradizionale) me lo tengo tutto, curandolo ogni mattina meglio di come faccio con la mia pianta ornamentale che mi tiene compagnia nello studio! Conseguentemente, desidererei (e con me più tanti di quanti se ne immaginino!) registrare più attenzione verso le istanze sociali, quelle vere e specie quelle dei più deboli, più decisione nel loro soddisfacimento e più lotta verso i privilegi, da qualunque parte essi provengano. Al riguardo, la sinistra deve recuperare la dignità perduta, deve riproporre nel dibattito politico le proprie impronte digitali, quella che l’hanno sempre distinta da tutto il resto. Deve ricandidarsi a testa alta per il governo delle istituzioni nazionali e regionali. In Calabria più che altrove Nella nostra regione avrebbe dovuto farlo più che ovunque, dal momento che qui i diritti – persino quelli fondamentali – sono stati sempre mediati dagli attrattori dell’indebito consenso. Avrebbe dovuto, nella competizione elettorale in atto, schierarsi soprattutto in difesa del lavoro, nel senso di generarlo diffusamente e moralizzarne l’accesso. Una lezione per giovani e un ripasso (critico) per adulti Sinistra non vuol dire recuperare i vecchi simboli (che farebbero comunque bene ai giovani, più della solita aspirina nel periodo influenzale!) ai quali va comunque riconosciuto rispetto e dignità, così come li rese nobili Enrico Berlinguer. Sinistra vuol dire essere fedeli interpreti dei bisogni sociali e infaticabili traduttori degli stessi nella formazione delle politiche regionali, sino ad oggi assolutamente lontane dalle relative problematiche. Sinistra vuol dire non distribuire impunemente quattrini ai sudditi e alle partecipate della vergogna bensì utilizzarli per garantire un incremento della ricchezza collettiva e una terapia d’urto contro la disoccupazione. Sinistra significa anche vergognarsi, con fierezza, per quanto di becero fatto sino ad oggi, in perfetta emulazione e concorrenza con gli altri. Essere di sinistra significa soprattutto chiedere scusa e ripartire concretamente da capo, con il massimo della partecipazione possibile. Significa, infine, pretendere rispetto dallo Stato e dal Paese intero nonché assicuralo, a valle, alle persone comuni, a cominciare da quelle più fragili. Da subito dopo l’elezione regionale, occorre che la sinistra dimostri la sua energica esistenza, prescindendo dai risultati conseguiti. Che si distingua dal qualunquismo ubiquo, che ha infettato tutto l’agone politico. Ha, nella pratica, il dovere di dimostrare la sua fattiva presenza, il suo impegno a ricominciare l’opera iniziata tanti (tanti) anni addietro e mai finita. Il tutto dandosi da fare per tracciare la linea di demarcazione tra quanto è necessario alla Calabria per sopravvivere e crescere e quanto, invece, fatto sino ad oggi per ridurla così com’è. *docente Unical
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