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Coronavirus, «pronto soccorso isolati» senza test e protezioni

Gli operatori sanitari dei pronto soccorso degli ospedali di Rossano e Corigliano, già senza protezioni, vivono allarmati: «A contatto col virus tutti giorni e su di noi non effettuano nessun test»

Pubblicato il: 16/03/2020 – 19:49
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Coronavirus, «pronto soccorso isolati» senza test e protezioni
di Luca Latella CORIGLIANO ROSSANO Un paradosso sanitario. È quello che si starebbe verificando tra gli operatori sanitari, in “trincea” nei due poli ospedalieri di Corigliano Rossano per l’emergenza Covid-19 e già privi di protezioni. Per medici e infermieri del pronto soccorso del 118 e più in generale per tutti i reparti dello spoke, mancano non solo le mascherine professionali, ma anche tutte – o quasi – le protezioni antivirus, dalle tute ai visori per proteggere il volto e gli occhi. In tutto questo non sono pochi gli operatori – ecco il paradosso – a cui viene negato il tampone per verificare il contagio da coronavirus, dopo giornate passate in ambulanza o nei due pronto soccorso di Rossano e Corigliano. È proprio qui starebbe l’“assurdo”, perché medici e infermieri temono di essere loro stessi veicolo di contagio. «Non possiamo arrivare a dover elemosinare un tampone solo perché asintomatici – rivela un operatore che chiede l’anonimato – dopo giorni e giorni di turni massacranti e innumerevoli contatti, anche con pazienti positivi al coronavirus. Una situazione del genere non è più tollerabile. Pur vivendo in una sorta di quarantena volontaria dalle nostre famiglie per proteggerle, dobbiamo convivere anche con l’angoscia di poter contagiare le tante persone con le quali giornalmente veniamo a contatto». L’interrogativo che si pongono è sintomatico di un vulnus procedurale nelle fasi di contenimento della pandemia in atto: «Tamponano tutte quelle persone che possono aver avuto contatti con gli ipotetici positivi e non effettuano test su di noi? Vogliono speculare sulla pelle degli operatori e di chi da settimane combatte in prima linea contro un nemico invisibile?». La questione, insomma, è grave e allo stesso tempo preoccupante perché «se solo vi fosse il minimo dubbio dovrebbero effettuare il test anche su di noi. Non possiamo permetterci il lusso di dover attendere i sintomi di una polmonite, prima di effettuare un tampone, anche perché potremmo non manifestare sintomi». Sarà. Nel frattempo, fra i mille problemi della sanità di frontiera, i due pronto soccorso dello spoke di Corigliano Rossano starebbero fronteggiando anche un’altra criticità interna, quasi fossero tagliati fuori dal resto dei due ospedali, per timore di contagio. I pronto soccorso, in sostanza, starebbero riscontrando grandi problemi nel richiedere consulenze specifiche dai vari reparti a causa di specialisti poco disposti a recarsi in quegli ambienti. E sempre da quanto si dice in ambienti sanitari pare vi siano grandi difficoltà a individuare posti letto all’interno dello spoke stesso, «come se nessuno volesse avere a che fare con noi». In tempi di coronavirus, insomma, medici e infermieri al “fronte” si trovano a dover combattere anche una sorta di isolamento oltre a tutto il resto. (l.latella@corrierecal.it)
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