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«Dalla Calabria immagini preoccupanti. La situazione va presa in mano»
Il direttore del reparto di Malattie infettive del Sacco, centro di riferimento in Italia nella battaglia al Coronavirus, a La7. La testimonianza: «La speranza è fallita, siamo abbandonati»
Pubblicato il: 16/03/2020 – 13:11
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ROMA La7 manda in onda il secondo servizio in pochi giorni sulle condizioni disastrose della sanità calabrese e Massimo Galli, direttore del reparto di Malattie infettive del Sacco, centro di riferimento in Italia nella battaglia al coronavirus al rientro in studio de la trasmissione “Non è l’Arena” altro non può fare che stringere le spalle e dire: «Queste immagini sono davvero preoccupanti». Dall’ospedale di Polistena a quello di Reggio Calabria, le telecamere documentano le situazioni precarie nelle quali sono costretti a lavorare gli operatori sanitari. Sembra essere qualcosa a cui i calabresi sono assuefatti, perché, oltre al Coronavirus la sanità lacrime e sangue da queste parti non è certamente una sanità. Raccolte le testimonianze Galli aggiunge: «Noi impareremo molte cose da questa crisi e ne usciremo vaccinati per andare avanti. Ma in Calabria la situazione va presa robustamente in mano , da chi non lo so, certamente non tocca a me dirlo». Mentre Giletti invoca un commissario, ignorando che in Calabria il settore sanitario è commissariato da 10 anni, gli ospiti provano a trovare un punto di equilibrio circa la necessità e opportunità di limitare l’arrivo di altre persone al sud. Perché il problema, come emerso dal servizio, è anche questo: l’assistenza medica. «La speranza ormai è fallita, siamo proprio abbandonati» dice una signora residente nella zona dell’ospedale della piana reggina, inquadrata dalla telecamera. Da Polistena, il protocollo prevede di spostare gli infetti di Covid-19 a Reggio Calabria. Ma le testimonianze anonime dell’ospedale metropolitano si rincorrono. «Abbiamo un paziente ricoverato da un mese e affetto da Covid- 19 che ha girato senza problemi. Senza mascherine, senza protezioni, potrebbe aver contagiato tutti». C’è dell’altro. Sempre anonimamente alcuni sanitari denunciano come la struttura non sia adatta a gestire l’emergenza: «È normale che un malato di Coronavirus utilizzi lo stesso ascensore di altri pazienti affetti da altre malattie?»
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