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Taglio di risorse al Sud, “muro” dei dem calabresi

Levata di scudi di esponenti del Partito democratico contro il rischio di “scippo” di somme da destinare all’emergenza Covid. Irto: «Scelta inaccettabile». Bruno Bossio: «Attendiamo smentita dalla …

Pubblicato il: 21/04/2020 – 16:05
Taglio di risorse al Sud, “muro” dei dem calabresi

CATANZARO Si alza il muro della politica contro il rischio di “scippo” di risorse al Sud e alla Calabria in particolare per far fronte all’emergenza economica e sanitaria legata alla pandemia. Risorse che potrebbero essere sottratte (come abbiamo raccontato qui) dopo il varo del regolamento della commissione europea che consente lo spostamento di fondi tra regioni senza più il vincolo della destinazione ai territori meno competitivi e previsto anche dal documento preparato dai tecnici del Dipartimento della Programmazione economica della Presidenza del Consiglio dei ministri. La prima reazione, dopo quella dei parlamentari meridionali dem, che si registra è del consigliere regionale del Pd Nicola Irto che definisce quella soluzione come «inaccettabile».
«Un’ipotesi di intervento – afferma – che prospetta soluzioni inaccettabili per le regioni meridionali, alle quali verrebbero sottratte risorse per 10 miliardi di euro dalla programmazione comunitaria 2014-2020 e fino a 36 miliardi dal Fondo di sviluppo e coesione. Stanziamenti – sottolinea Irto – che, nel caso dei fondi europei, sono interamente destinati a colmare il ritardo di sviluppo delle regioni del Sud, mentre per il Fsc sono vincolati per l’80% a essere impiegati nel Mezzogiorno». «Ma l’aspetto ancora più allarmante di quella bozza – incalza il consigliere regionale democrat – consiste nella possibile deroga alla norma che destina al Sud il 34% della spesa in conto capitale del bilancio ordinario dello Stato. Nonostante si tratti di un documento non formalizzato, e pur a fronte di rassicurazioni del governo, non possiamo fare a meno di manifestare tutto il nostro sconcerto per la possibilità che tali ipotesi siano state prese in considerazione e messe nero su bianco in un atto del Dipe. Non si tratta di fare un processo alle intenzioni, ma di rivendicare il rispetto dei diritti dei cittadini delle nostre regioni, dopo oltre un secolo e mezzo di pesanti sperequazioni socio-economiche che hanno aggravato la questione meridionale».
«Vigileremo con la massima attenzione – prosegue Nicola Irto – affinché la maggiore flessibilità nell’impiego dei finanziamenti europei e le ipotesi di rimodulazione delle risorse nazionali non ledano il difficile lavoro in atto per rafforzare la coesione territoriale nel nostro Paese. Certamente le regioni del Centro Nord sono state colpite in maniera drammatica dall’emergenza coronavirus, ed è giusto che ci sia un maggiore impegno dello Stato in ambito sanitario nelle realtà più provate dall’epidemia. Ma non è neppure ipotizzabile deprivare il Mezzogiorno delle risorse che spettano a quest’area del Paese, destinata a pagare un prezzo altissimo sul versante sociale ed economico dopo la fine dello stato di emergenza, come recentemente sostenuto dalla Svimez in un report dai contenuti allarmanti. Oggi più che mai, per evitare l’aggravarsi della deriva sociale e della desertificazione industriale delle nostre regioni – conclude il consigliere calabrese – è indispensabile garantire azioni di governo improntate all’equità e a un’effettiva solidarietà nazionale».
Sulla stessa linea la deputata dem Enza Bruno Bossio che sulla vicenda era già intervenuta assieme tra gli altri al collega di partito Antonio Viscomi. «La presa di posizione del ministro Peppe Provenzano – afferma a questo proposito la parlamentare del Pd – interpreta pienamente il senso della denuncia e della preoccupazione che abbiamo espresso come deputati meridionali del Pd».
«Non può essere elusa, però – denuncia – una assunzione di responsabilità da parte della Presidenza del Consiglio dei Ministri, attraverso una smentita ufficiale del documento con il quale, il Dipartimento programmazione e coordinamento della Politica Economica propone la sospensione della clausola che destina al Sud il 34% della spesa ordinaria e la rimodulazione del riparto del Fondo di Sviluppo e Coesione. Questa sarebbe una scelta grave, di rottura politica, sociale ed istituzionale».
«Il carattere di rottura – prosegue la deputata – non sarebbe segnato solo dall’inevitabile aumento del gap tra Nord e Sud ma soprattutto dal limite di un uso delle risorse orientato più verso l’assistenza e meno finalizzato verso una produttività degli investimenti. Già nel luglio 2019, come parlamentari Pd eletti nella regione meridionale, con una interrogazione al Governo, primo firmatario l’on. Francesco Boccia, abbiamo evidenziato che negli ultimi dieci anni la quota di risorse ordinarie in conto capitale destinata al Sud sia stata in media intorno al 26%, ben 8 punti percentuali in meno sulla base del parametro della popolazione residente nei territori meridionali. Nel decennio 2008/18, dunque, sono stati sottratti al Mezzogiorno ben 40 miliardi. E oggi, invece di recuperare il gap, si vuole mettere in discussione la destinazione al Sud dell’80% del Fondo di sviluppo e coesione puntando ad una redistribuzione che dovrebbe elevare la quota da destinare al Nord senza alcuna ragionevole motivazione».
«È grave che ora si possa utilizzare la drammatica emergenza coronavirus – afferma ancora la deputata Bruno Bossio – per continuare a perpetrare un modello di sviluppo che tanto male ha fatto al nostro Paese. Non vi è alcun dubbio che, se confermata nella azione governativa, questa scelta costituisce tema di verifica per la stessa tenuta politica della maggioranza di governo».
«In quel caso – aggiunge – andrebbe, prima di tutto, motivato il cambiamento di rotta del Presidente del Consiglio, che nel novembre 2019, testualmente affermava : “Intendiamo dare attuazione alla nota “Quota 34%.”».
«Non è secondario, poi, chiedersi se in questa vicenda – conclude Bruno Bossio – la deputazione meridionale del M5S, maggiore partner di governo, spenderà il peso della sua rappresentanza parlamentare, che forse per la dimensione numerica non ha precedenti nella storia repubblicana, neanche al raffronto dei tempi di maggiore forza del partito della Democrazia Cristiana, a sostegno dello sviluppo del Sud o sarà subalterna alle lobbies che rappresentano gli interessi della economia settentrionale?».

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