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Arrestato per corruzione il manager che avrebbe dovuto “salvare” la sanità cosentina
Il siciliano Antonino Candela era stato individuato come commissario straordinario dell’Asp di Cosenza nel maggio 2019. La nomina saltò. Oggi è nei guai per presunte mazzette sugli appalti dell’Azien…
Pubblicato il: 21/05/2020 – 13:04
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COSENZA Da unica speranza per salvare la sanità cosentina alla polvere di un arresto per corruzione in Sicilia. Così cambia la vita (e la considerazione) di un manager. “Uomo scomodo”, “manager di ferro”. Avrebbe dovuto risolvere i guai dell’Asp di Cosenza, Antonino Candela, individuato dall’allora ministro alla Salute Giulia Grillo e dal commissario Saverio Cotticelli. E le premesse perché la nomina – data pressoché per scontata nel maggio 2019 – funzionasse c’erano tutte. Candela – ritenuto vicino a pezzi da novanta della politica siciliana come Giuseppe Lumia e Rosario Crocetta ma stimato anche dall’attuale governatore Nello Musumeci – arrivava con la patente di inflessibile tutore della legalità. Era pure finito sotto scorta dopo aver denunciato ai magistrati le pressioni per pilotare le gare d’appalto per la fornitura di pannoloni e materiale sanitario agli ospedali. Accadeva nel 2014, con un contorno di minacce e lettere intimidatorie inviate da chi non gradiva il piglio legalitario del dirigente.
Il suo nome era finito nelle rosa dei papabili commissari straordinari. Ai tempi il governo era al lavoro per scegliere i profili più adatti e la Regione, guidata da Mario Oliverio, non voleva saperne di collaborare, poiché considerava illegittima la procedura. Le polemiche sul Decreto Calabria tenevano banco, così come dossier e contro dossier sui potenziali commissari. Gli sponsor di Candela, però, ne sottolineavano la rettitudine ed evidenziavano la Medaglia d’argento al Merito della Sanità pubblica conferita dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo le denunce delle infiltrazioni criminali nell’Asp di Palermo. La nomina, poi, saltò. E oggi salta, forse, anche l’aura dell’eroe antimafia.
Candela, oggi coordinatore per l’emergenza Coronavirus in Sicilia, è stato arrestato con l’accusa di corruzione ed è stato posto ai domiciliari. Nell’inchiesta sono coinvolte in tutto 12 persone, accusate a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri di ufficio, induzione indebita, istigazione alla corruzione, rivelazione di segreto di ufficio e turbata libertà degli incanti. Secondo gli inquirenti, il manager sarebbe stato al centro di un sistema di corruzione che avrebbe coinvolto faccendieri, imprenditori e pubblici ufficiali «che avrebbero asservito la funzione pubblica agli interessi privati, in modo da consentire di lucrare indebiti e cospicui vantaggi economici nel settore della sanità pubblica». Gli inquirenti hanno riscontrato comportamenti corruttivi in alcune gare indette dalla Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e dall’Asp 6 di Palermo per un valore di quasi 600 milioni di euro. Le gare riguardavano la gestione e la manutenzione di apparecchiature elettromedicali dell’Asp 6 di Palermo. Nel corso di quelle gare, scrive Repubblica, Candela è accusato di aver ricevuto in più momenti una tangente per un valore totale di 260 mila euro dagli imprenditori che hanno gestito uno di quegli appalti. Tra le persone arrestate c’è anche l’ex responsabile della Centrale unica di committenza della Regione, oggi direttore generale dell’Asp 9 di Trapani, Fabio Damani.
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