di Fabio Benincasa
REGGIO CALABRIA Lo stop forzato ai campionati ha rimescolato le carte e sancito verdetti a tavolino nelle serie minori. La lega pro, o Serie C se preferite, si è fermata ed ha congelato la classifica regalando primato e promozione a Vicenza, Monza, e Reggina. Per carità, i numeri erano dalla parte dei tre club e anche in caso di ritorno in campo nessuno e sottolineo nessuno avrebbe fermato l’avanzata delle tre corazzate, costruite per centrare la promozione diretta.
Detto questo, occorre sottolineare – da una parte – la compostezza nel festeggiare la promozione da parte del Monza di Berlusconi e del Vicenza di Renzo Rosso. Stesso discorso non può esser fatto per la Reggina. Dopo anni difficili, fallimentari stagioni e progetti abortiti ancor prima dei verdetti sul campo, il club amaranto spinto dalla passione e dai denari del presidente Gallo torna meritatamente nel campionato cadetto. Denis, Reginaldo, De Rose in campo e Mimmo “il cannibale” Toscano in panchina sono stati assoluti protagonisti di una stagione dominata. Dopo la decisione del Consiglio Federale e la certezza di essere promossi, il popolo amaranto ha dimenticato per un attimo e colpevolmente di non essere affatto immune dal rischio contagio ed in barba alle buone norme sulla prevenzione della diffusione del Covid è sceso in piazza bandiere e striscioni in mano per ricordare a chi l’avesse dimenticato, che il club calabrese è tornato in Serie B.
Una festa che ha sollevato polemiche e spinto anche il sindaco della città dello Stretto, Giuseppe Falcomatà, ad organizzare una diretta Facebook per bacchettare tifosi e simpatizzanti. «Così non va», ha tuonato il primo cittadino ma anche lui ha sottovalutato la voglia di far festa dei tifosi reggini. La sensazione è che i trasgressori non la passeranno liscia, qualcuno ha sbagliato ed è giusto che paghi.
Tornando alla Reggina è indubbio che il patron Gallo sia mosso da ambizione e voglia di rivalsa dopo anni bui. Ha rilevato il club non solo per salvarlo da un destino che sembrava ormai segnato, ma per riportare la società ai vertici del calcio italiano, quando in riva allo Stretto arrivavano giovani come Pirlo e Baronio, quando la Serie A non era un sogno ma una certezza. Ed allora, per farlo, il presidente romano dal cuore e dalle origini calabre, ha messo mano al portafoglio per accaparrarsi i migliori talenti, un allenatore tra i più bravi della categoria ed uno staff qualificato. Non solo, il progetto Reggina ha puntato tutto sulla comunicazione, sulla promozione di un marchio storico, attraverso un new deal sportivo legato ad una massiccia e apprezzabile operazione di marketing. Una rivoluzione che ha stregato tutti, calciatori compresi. Persino Jeremy Menez si è accorto di Reggio e della Reggina. Dopo anni trascorsi a girovagare per il mondo, il fantasista francese ha deciso di tornare in Italia. Il ds amaranto Taibi ha convinto l’ex Milan e Roma a legarsi al club calabrese, ed avrà l’arduo compito di prendersi sulle spalle la squadra e trascinarla – questo il desiderio neanche troppo velato – in Serie A.
Menez non è un più un ragazzino e la corsa non è più quella di un tempo, ma uno come lui in Serie B ed in molti club di Serie A, fa la differenza. Il calciatore è in arrivo come da lui stesso annunciato in una stories su Instagram. Ora si spera che la presentazione in grande stile prevista per il 23 giugno – Questore permettendo – non si trasformi in un’altra insensata sfilata, ma scivoli via come se fosse un “normale” giorno di festa. Di questi tempi la normalità è un lusso! (redazione@corrierecal.it)
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