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PEDIGREE | Il dentista minacciato chiede aiuto al clan anziché alla magistratura

Dall’interessamento in soccorso dell’amico odontoiatra che subiva richieste estorsive emerge il ruolo di Sebastiano Morabito, scampato a un agguato e poi al comando di Gallina. Il procuratore Bomba…

Pubblicato il: 09/07/2020 – 21:30
PEDIGREE | Il dentista minacciato chiede aiuto al clan anziché alla magistratura

di Fabio Papalia
REGGIO CALABRIA «Un episodio veramente spiacevole è quello che riguarda un professionista che avvicinato a Gallina da alcuni esponenti della criminalità del posto, preferisce rivolgersi a Paolo Pitasi e farlo intervenire per fare cessare quelle pressioni intimidatorie estorsive che svolgono nei suoi confronti». Lo ha raccontato il procuratore capo Giovanni Bombardieri nel corso della conferenza stampa tenuta oggi in Questura per illustrare i dettagli dell’operazione Pedigree.
«Questa è una cosa che davvero colpisce – ha osservato Bombardieri – perché anziché rivolgersi allo Stato, alle forze dell’ordine e alla magistratura preferisce rivolgersi a Paolo Pitasi per chiedere protezione nei confronti delle altre cosche».
Grazie a questo interessamento, però, emerge il ruolo di Sebastiano Morabito riguardo ai rapporti tra la cosca di Maurizio Cortese e i gruppi mafiosi operanti a Gallina. Morabito viene indicato dagli interlocutori come il capo del gruppo mafioso di Gallina cui occorre rivolgersi per aiutare un amico che sta subendo un tentativo di estorsione.
L’amico è un dentista il quale nel pomeriggio del 5 gennaio 2019, alle ore 15:57, contatta Stefania Pitasi, moglie di Maurizio Cortese e figlia di Paolo Pitasi, annunciandole l’imminente arrivo presso la sua abitazione, in compagnia di un cugino, per parlare con suo padre. Circa mezz’ora dopo i due si presentano a bordo di un’auto di colore nero fuori dal cancello. E’ il giorno successivo che i segugi della Mobile apprendono le ragioni della visita, quando Pitasi a bordo dell’autovettura le racconta a Salvatore Paolo De Lorenzo. Pitasi spiega di doversi recare nel quartiere di Gallina per intervenire in favore di un suo amico, il dentista, che sta subendo pressioni da parte di certe persone, a causa di lavori che voleva effettuare in una villetta presa in affitto in quella zona. Qualche giorno dopo De Lorenzo spiega in dettaglio l’accaduto a Carmelo Leonardo, dicendo di essere intervenuto insieme a don Paolo Pitasi per risolvere il problema del dentista. Il professionista voleva ristrutturare una villetta di Gallina ma aveva ricevuto un messaggio minatorio da parte di esponenti della criminalità organizzata locale, che chiedevano un “obolo” a titolo di mazzetta per quei lavori edili. Pitasi quindi aveva preso le difese dell’amico odontoiatra, anche perché la pretesa estorsiva era “inconsueta” trattandosi di lavori in economia e non appaltati a una ditta esterna: «Si è preso un appartamento… una villetta, là… a Gallina no… si è preso una villetta e si voleva fare i lavori in economia, i lavori in economia tu lavori, fai con chi cazzo vuoi, te li fai tu stesso… giusto?» – è il racconto di De Lorenzo a Leonardo – «Gli hanno mandato subito un’imbasciata con una busta con una cosa…».
A metà febbraio, il 15, una prima “camminata” a Gallina per comprendere chi fosse l’attuale reggente mafioso del quartiere. L’interlocutore di Pitasi conferma una circostanza a quest’ultimo già nota e cioè che il comando di Gallina, a lungo detenuto da Emanuele Quattrone, di recente era stato attribuito a Sebastiano Morabito il quale, dopo essere miracolosamente scampato a un agguato quando un cecchino il 29 marzo 2016 sparò con una carabina da un palazzo in costruzione colpendolo di striscio all’orecchio sinistro (nella foto in alto la scena del crimine), era diventato il nuovo capo locale. Lo stesso Pitasi la racconta così: «Questo qua è vissuto che ha voluto Gesù Cristo qualche due mesi e mezzo, l’ha preso nel collo un colpo. Prima la mano ce l’aveva Quattrone…ora è… il parente di questo». Non riuscendo a incontrare Morabito, Pitasi decide di mandargli un’ambasciata tramite Antonino Barbaro, il quale però essendo sorvegliato speciale non aveva libertà di movimento, raccomandando di garantire all’amico dentista l’immunità da possibili estorsioni: «Basta che non lo disturbino, hai capito?». (redazione@corrierecal.it)

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