di Giorgio Curcio
LAMEZIA TERME Eroi celebrati in piena emergenza coronavirus, dimenticati nel momento del riconoscimento.
Accade in Calabria dove la Regione, guidata da Jole Santelli, sarebbe pronta a stanziare come “risorse aggiuntive” per medici, infermieri e Oss “solo” due milioni di euro, a fronte dei 16 erogabili. Due milioni, peraltro, considerati certi ma ancora non inseriti in bilancio e ai quali dovrebbero aggiungersene altri 2 ma la cui provenienza è ancora incerta. Già perché non è ancora sicuro se si tratti di fondi provenienti da economie di bilancio oppure da economie di spesa legate all’emergenza.
«Se qualcuno pensa che i sanitari calabresi vogliano barattare un riconoscimento economico utilizzando risorse risparmiate sull’acquisto di mascherine, ventilatori o comunque di materiale fondamentale per fronteggiare l’emergenza Covid o, peggio ancora, barattati con una insufficiente assunzione di personale e stabilizzazione dei precari, se lo può scordare». È perentorio il monito delle 16 sigle sindacali (Aaroi-Emac, Anaao-Assomed, Anpo, Cimo, Fassid, Fedirets Fesmed, Fials, Fvm (Sivemp-Smi-Fials area Dirigenza Medica e Sanitaria-Fismu), Nursing Up) che nel corso di un incontro organizzato a Lamezia hanno fatto il punto della situazione e messo nero su bianco le richieste da formulare alla Regione Calabria.
Quello che lamentano i rappresentanti sindacali, di fatto, è una pessima gestione dei rapporti. A cominciare dalla modalità di ratifica di un documento presentato in tutta fretta e senza la possibilità di esaminarlo in ogni dettaglio. Da qui la scelta di no firmarlo, come hanno fatto invece Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl.
E poi c’è la mortificazione della professionalità e della dignità di migliaia di operatori sanitari che, in piena pandemia, non si sono risparmiati per salvare vite umane e gestire un’emergenza con mezzi, troppo spesso, neanche sufficienti.
E al netto delle responsabilità politiche e di una gestione confusa e troppo spesso legata a logiche di potere, tra la solita girandola di nomi e cariche, per i sindacati è inaccettabile la suddivisione in tre categorie secondo una graduazione di rischio alto, medio, basso a cui corrispondono le remunerazioni: 1830,24 euro, 883,57 euro e 252,45 euro. Cifre lorde, s’intende, che si tradurrebbero in poco più di mille euro, 516 euro e 147 euro nette in busta paga.
«Siamo professionisti umiliati – dicono – ma con una dignità e per questo non baratteremo mai la salute dei calabresi e la dignità dei colleghi precari per un piatto di lenticchie».
Cerimonie e proclami ai quali non corrisponde un concreto ed equo riconoscimento economico. «La Santelli – dicono ancora i sindacati – deve spiegarci perché la Regione è in grado di spendere milioni di euro per discutibili campagne di marketing e poi lascia allo sbando oltre 20mila operatori sanitari».
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