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Bonus non dovuti per i veterinari della Task force regionale: 8 indagati. Ci sono anche Scura e Urbani

Sequestro di beni per un milione di euro eseguito dalla guardia di finanza. I medici hanno ricevuto pagamenti extra «privi di ogni fondamento giuridico» nonostante il parere negativo delle strutture…

Pubblicato il: 29/07/2020 – 12:48
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Bonus non dovuti per i veterinari della Task force regionale: 8 indagati. Ci sono anche Scura e Urbani
CATANZARO I componenti della task-force veterinaria regionale percepivano da 9 anni emolumenti aggiuntivi illegittimi, decretati dalla struttura commissariale per la sanità calabrese. Sequestrati oltre 1 milione di euro e indagati 8 soggetti, tra veterinari ed alti dirigenti pubblici. I NOMI I finanzieri del Comando provinciale di Catanzaro hanno eseguito un provvedimento di sequestro preventivo di somme per complessivi 1.019.579,05 euro, emesso, su richiesta della Procura di Catanzaro, dal gip del Tribunale di Catanzaro, Giulio De Gregorio, nei confronti di: 1. Fabio Arigoni, 60 anni, di Roccabernarda, dirigente veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Crotone, destinatario di sequestro preventivo per 351.093,25 euro; 2. Gianluca Grandinetti, 58 anni, di Soveria Mannelli, dirigente veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, destinatario di sequestro preventivo per 273.664,18 euro; 3. Maurizio Anastasio, 63 anni, di Rende, dirigente veterinario dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, destinatario di sequestro preventivo per 323.649,74 euro; 4. Achille Straticò, 58 anni, di Bisignano, dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, destinatario di sequestro preventivo per 86.247,36 euro; 5. Giuseppe Loprete, 73 anni, di Marina di Gioiosa Jonica, già dipendente dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, ora in quiescenza, destinatario di sequestro preventivo per 75.529,10 euro. Tra gli indagati anche Massimo Scura, ex commissario ad acta per il Piano di rientro, Andrea Urbani, ex sub commissario e attuale direttore generale del ministero della Salute, e Pasquale Turno, medico nei confronti del quale non sono stati chiesti provvedimenti. LE INDAGINI Si tratta di cinque dirigenti medici veterinari individuati dalla Regione Calabria per far parte della “Task force veterinaria”, indagati con l’accusa di abuso d’ufficio per aver indebitamente percepito, dal 2011 e fino al 2019, indennità stipendiali non dovute, in quanto per norma di legge l’incarico ricoperto non avrebbe dovuto comportare retribuzioni aggiuntive. Il provvedimento giunge al termine delle indagini condotte dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza di Catanzaro, sotto la direzione del sostituto procuratore Chiara Bonfadini, con il coordinamento del procuratore aggiunto Giancarlo Novelli e del procuratore della repubblica Nicola Gratteri. I BONUS NON DOVUTI Le investigazioni dei finanzieri hanno dimostrato che a partire dal 2011 e fino al 2019 i componenti della task force, pur essendo stati impiegati ai sensi della legge regionale 8/2003 – che prevede la possibilità di utilizzo dei dipendenti delle aziende sanitarie regionali senza oneri aggiuntivi – avevano indebitamente percepito, tre differenti emolumenti non dovuti. I pagamenti erano stati determinati con provvedimenti assunti dal coordinatore della stessa Task force e dai vertici delle strutture commissariali per la sanità calabrese, nei cui confronti sono in corso ulteriori approfondimenti. Tra l’altro, tali provvedimenti erano stati più volte censurati dalle strutture del ministero della salute, deputate a vigilare sulla gestione commissariale, in quanto si trattava di: una retribuzione forfettaria ragguagliata a 10 ore settimanali di prestazioni aggiuntive. Questa indennità, in particolare, secondo le strutture ministeriali era «priva di ogni fondamento giuridico», in quanto veniva corrisposta indipendentemente dallo svolgimento effettivo delle prestazioni aggiuntive; rimborsi chilometrici per le trasferte dall’asp di appartenenza alla struttura regionale. Anche questi emolumenti non erano dovuti, perché i componenti della task force dovevano fisicamente operare proprio all’interno della cittadella regionale; compensi per ore di pronta disponibilità (reperibilità), che sarebbero astrattamente previsti solo per straordinarie e urgenti esigenze di servizio. Esigenze che, in concreto, non sono state riscontrate. L’erogazione delle indennità era proseguita senza soluzione di continuità sino a quando, alla fine dello scorso anno, il commissario ad acta in carica, in seguito a una richiesta di documentazione avanzata in sede investigativa, le aveva revocate con suoi provvedimenti.
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