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Da Locri a Seattle, l'American Dream di Pezzano. «Sono un visionario»

La storia di successo del business man partita da un internet point. «Ho captato l’esigenza degli utenti di comunicare». L’impegno per il calcio e il sociale («sponsorizzerò con Black Lives Matter …

Pubblicato il: 03/10/2020 – 7:57
Da Locri a Seattle, l'American Dream di Pezzano. «Sono un visionario»

di Fabio Benincasa
LAMEZIA TERME
James Truslow Adams, nel suo libro “The Epic of America”, traccia le origini storiche del concetto di “più grande e migliore”. L’idea che il governo debba consentire a tutti di raggiungere la felicità, un American dream completamente agli antipodi rispetto a coloro che sminuiscono il manifesto a stelle e strisce riducendolo ad una volgare e viziosa visione, sporcata da banconote e belle auto stipate in lussuosi garage. Il Sogno Americano appartiene a chi come Giuseppe Pezzano, calabrese nato a Locri, è portatore sano di passione e lungimiranza. Giovanissimo lascia la propria terra e a Seattle diventa un business man apprezzato e stimato.
Un «visionario» – come si definisce nel corso dell’intervista concessa al Corriere della Calabria – che cita con ammirazione Steve Jobs e Jeff Bezos. Prima di raggiungere gli States, Pezzano lascia gli studi universitari a Firenze e manca la laurea in legge perché inizia a costruire i suoi primi successi grazie a un internet point. «Non sono scappato dalla Calabria, ho semplicemente scelto di studiare fuori regione come tante migliaia di giovani. L’internet point nasce nei primi anni 2000 da un’attenta valutazione. Da buon osservatore – continua Pezzano – ho captato l’esigenza impellente di comunicare da parte degli utenti, la voglia di restare in contatto con chi era distante». Internet nei primi anni 2000 aveva come mission principale proprio quella di connettere il mondo.
Pezzano ha fatto affari in 25 Paesi e in 3 continenti. Ha diversificato i suoi business, dal soccer agli hotel. «Ho investito in Portogallo quando il Paese era in piena crisi economica, ma ero convinto delle straordinarie opportunità offerte da un territorio vocato per natura al turismo. A Lisbona ho aperto uno dei miei due boutique hotel (l’altro a sede ha Seattle) che richiamano la classe e l’eleganza italiana. Il Portogallo – chiosa – mi ricorda molto la Calabria, in 10-15 anni con le straordinarie bellezze della nostra terra potremo avviare un percorso di crescita simile a quello portoghese».

Giuseppe Pezzano all’Art Inn Hotel di Lisbona

Il calcio però resta la più grande passione. «Nel 2008, ho acquisito una squadra dilettantistica toscana, il Fiesole Caldine ed in tre anni abbiamo vinto due campionati passando dalla promozione alla D. Poi ho deciso di fermarmi e di non andare oltre (sorride ndr)», come invece hanno deciso di fare altri italo-americani, come – ad esempio – il calabrese Rocco Commisso proprietario della Fiorentina. Per Pezzano, oggi proprietario di una squadra di calcio a Seattle, lo sport non è solo business ma soprattutto un mezzo utile a creare un ponte tra gli States e l’Italia. Suo, ad esempio, il contribuito determinante alla crescita esponenziale del calcio femminile in Italia. «In America le donne giocavano a calcio già da molti anni, in Italia ho avuto la possibilità di portare alcune giocatrici che oggi sono tra le top player del campionato».
La stella del calcio femminile statunitense Hope Solo nell’Art Inn Hotel di Firenze

Negli Usa, invece, Pezzano ha contribuito all’arrivo di calciatori italiani come Marco Di Vaio ed organizzato – nel 2010 – la tournée in Nord America della Fiorentina guidata da Cesare Prandelli. Oggi il suo impegno nel mondo del soccer si chiama OSA, l’Olympic Soccer Academic fondata nel 2008. «Una sorta di college sportivo completo di strutture all’avanguardia e professionisti, dove i ragazzi italiani hanno la possibilità di confrontarsi con usi, costumi, metodi di lavoro completamente diversi. Per loro anche l’opportunità di studiare e frequentare il college grazie a delle borse di studio». In questo scambio stile Erasmus, i ragazzi americani «raggiungono l’Italia per giocare a calcio, lo sport più conosciuto, apprezzato e praticato».
Alessandra Nencioni (a destra) con la maglia dell’Osa Seattle

E il futuro? «Sponsorizzerò una squadra di seconda categoria in provincia di Benevento composta da soli rifugiati politici – racconta al Corriere della Calabria. E sulla maglia comparirà la scritta Black Lives Matter», movimento nato negli Usa e impegnato nella lotta al razzismo e agli abusi delle forze dell’ordine nei confronti dei cittadini afroamericani. «L’ultimo grande sogno» di Pezzano, riguarda invece la costruzione di una Little Italy a Seattle. Un progetto non immediato, da realizzare entro il 2024. «Accanto al mio Hotel ho acquistato un terreno dove costruirò un’altra struttura da 70 stanze. Gli spazi dedicati alle attività commerciali parleranno solo italiano, i corner ospiteranno solo attività made in Italy»
Pezzano, quando tornerà in Calabria? «Lo faccio ogni anno, vado a trovare mia madre a Locri». Ma il business, almeno per il momento, resta legato a Seattle e all’America: «Ho fatto impresa in Italia e conosco bene le difficoltà. Non amo parlare di cattiva burocrazia, ma di assenza di customer care. In America tutto il mio mondo ruota intorno all’offerta di servizi e quindi di opportunità. Questo non esclude la possibilità che un giorno possa decidere di investire concretamente anche in Italia ma dovrei trovare lo stesso supporto ricevuto negli States anche perché oggi devi confrontarti necessariamente anche con i rischi e gli effetti del Covid. Per non affondare, come ripeto sempre ai miei dipendenti, è necessario applicare una regola, la definisco “SSL”: Sopravvivenza, Struttura e Leadership». (redazione@corrierecal.it)

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