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La sconfitta della Lega e del centrodestra (che sperava nel cappotto)
La coalizione che governa la Cittadella con la Santelli perde a Reggio con il candidato salviniano Minicuci e straperde a Crotone contro il civismo di Voce, la “sorpresa” di questa tornata elettorale…
Pubblicato il: 05/10/2020 – 18:52
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di Antonio Cantisani
L’uomo del Ponte di Genova non sarà l’uomo del Ponte sullo Stretto. In Calabria va in scena una debacle del centrodestra, che “buca” il bersaglio grosso di Reggio Calabria, con la netta sconfitta del candidato sindaco salviniano Antonio Minicuci, superato nettamente dall’uscente democrat Giuseppe Falcomatà, e crolla sotto la valanga del civismo a Crotone, impersonato da Vincenzo Voce, che doppia i voti del suo sfidante Antonio Manica, designato da Forza Italia, nonostante nella città di Pitagora il centrosinistra e il Pd di fatto non esistono più.
Il ballottaggio, in Calabria, è un sonoro “ceffone” alla coalizione che governa la Regione Calabria da gennaio: certo, gli azzurri di Jole Santelli, la Lega e Fratelli d’Italia “strappano” alcuni Comuni al centrosinistra, ma è – per usare una metafora calcistica – come vincere la Coppa Italia dopo aver perso lo scudetto all’ultima giornata e la finale di Champions League. Magre consolazioni, che certo non stempereranno le tensioni e le divisioni – buon’ultima quella sul Mes in Consiglio regionale – che finora hanno accompagnato, sia pure tenute molto sottotraccia, il centrodestra alla guida alla Cittadella e a Palazzo Campanella. Uno contro gli altri due armati: da un lato Forza Italia, “onnivora” nell’accaparrarsi gran parte delle postazioni di governo e sottogoverno, dall’altra Lega e Fratelli d’Italia, le cui ambizioni escono molto ridimensionate dalle urne e quindi con poca possibilità di accoglimento da parte della governatrice Santelli.
Chi esce con le ossa particolarmente rotte da questo turno amministrativo è, comunque, la Lega, che vede stopparsi l“onda lunga” da cui far spiccare il volo del partito nazionale: la marcia su Reggio è una Caporetto, con un candidato sindaco che non ha convinto nessuno, in primo luogo gli alleati. Salvini si è speso in prima persona per Minicuci (salvo non farsi vedere tra il primo e secondo turno, ma probabilmente Catania richiedeva tutta la concentrazione possibile e immaginabile…), puntando molto sul pragmatismo del candidato sindaco ai tempi della ricostruzione del ponte di Genova, usata come “ponte” per legarlo al “sogno” del Ponte sullo Stretto: forse non è stata una gran trovata… Alla luce del risultato, Cannizzaro e company probabilmente avevano visto giusto nell’avere più di un dubbio sul reale appeal di Minicuci, fermo restando che il tonfo in riva allo Stretto ha tanti altri “padri” oltre alla Lega, che già alle Regionali aveva peraltro stentato: da Forza Italia della stessa Santelli e dello stesso Cannizzaro, a Fratelli d’Italia per finire ai vari “scopellitiani” che albergano un po’ in tutti i partiti del centrodestra.
A Reggio vince, e non era così scontato, Falcomatà, e vince anche grazie alla debolezza dell’offerta degli avversari: la vittoria di Falcomatà è un “toccasana” per un Pd e un centrosinistra che però restano in difficoltà, come del resto dimostra lo “sparpagliamento” con cui la coalizione si muove in Consiglio regionale (tranne l’ultimo). Il Pd e il centrosinistra perdono importanti “bastioni” come San Giovanni in Fiore (assenti del tutto già dopo il primo turno) e Taurianova, ma tutto sommato – a Reggio e anche a Castrovillari, rivinta dall’uscente Mimmo Lo Polito – resistono alla temuta escalation della Lega e del centrodestra.
I democrat adesso sono in convalescenza, e potrebbero trovare una strada meno impervia per la celebrazione del congresso regionale, che fonti del partito non escludono possa tenersi a dicembre (si aspetta a giorni l’arrivo in Calabria del commissario Stefano Graziano, ancora alle prese con i tormenti per la mancata elezione nella sua Campania). Resta, per il Pd, la “balcanizzazione” tra correnti che è ormai un marchio di fabbrica (e gli oliveriani sono sempre “agguerriti”), e soprattutto resta il grave “vulnus” di Crotone, senza simbolo al primo turno e fuori completamente dai giochi al ballottaggio. Ed è proprio Crotone, in realtà, l’altra grande “sorpresa” politica di questa tornata elettorale: il civismo di Voce ha bocciato tutti i partiti, quelli ufficiali e quelli “ufficiosi” (gli Sculco), e ha bocciato anche il Movimento 5 Stelle, che è il grande assente della scena calabrese. (redazione@corrierecal.it)
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