RENDE «Human Tribe. Vogliamo libertà. Vogliamo potere per determinare il destino della nostra comunità. Vogliamo la piena occupazione per il nostro popolo. Vogliamo la fine della rapina capitalista sulla nostra comunita. Vogliamo case decenti, adatta per accogliere esseri umani. Vogliamo istruzione per il nostro popolo, che denunci la vera natura di questa società decadente. Vogliamo il blocco immediato della brutalità poliziesca». Il testo dell’opera di Jorit campeggia già su una delle parti del palazzetto dello sport di Rende, per anni una incompiuta della città. Un testo potente, al quale si sovrappone un’immagine ancora più potente: una rappresentazione della foto iconica delle Olimpiadi del 1968, Tommie Smith e John Carlos con il pugno alzato a Città del Messico. Immobili sul podio, il pugno con il guanto nero stretto in aria i pugni con dei guanti neri nel saluto del “black power”. Cinquantadue anni dopo, gli Stati Uniti sono scossi dalle proteste civili del “Black Lives Matter”, dal dibattito sulla brutalità della polizia, dalla discriminazione nei confronti delle minoranze. Jorit, uno dei più importanti street artist internazionali, lascia in questo solco la propria traccia nel Settembre rendese.
19,83 (come il tempo segnato in quella finale dei 200 metri da Smith): è il titolo dell’opera che segna la live performance dell’artista (iniziata il 9 ottobre, si concluderà domani).
«Quest’opera d’arte – scrive su Facebook il sindaco Marcello Manna – impreziosirà non solo il nostro territorio, ma l’intera regione. È segnale di speranza verso un futuro che deve ripartire da un sistema valoriale improntato su una nuova umanità. L’iconica immagine che Jorit andrà a riprodurre sulla facciata della struttura sportiva di prossima apertura sarà uno dei simboli della nostra città da sempre votata all’accoglienza e alla condivisione di saperi e civiltà».
«Vogliamo ripartire dall’arte – conclude Manna –, rendere opere in movimento anche gli edifici urbani e ridare bellezza e dignità ai nostri territori, questo uno dei messaggi che vogliamo rimanga ai posteri, il nostro lascito ad una comunità che ha bisogno di credere ancora nel proprio patrimonio identitario e collettivo».
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