LOCRI «Siamo cittadini di un territorio di serie B, finora abbiamo sentito tante chiacchiere da chi dovrebbe risolvere i problemi. Noi invece chiediamo soluzioni per il nostro ospedale e per la sanità nella Locride». Il sindaco di Locri Giovanni Calabrese è sempre in prima linea nelle manifestazioni per la sanità. Da sette anni invoca una sanità funzionante. «Ho incontrato tre ministri della Repubblica – dice –: da loro tanti sorrisi e tanta cordialità, ma non è mai arrivata alcuna soluzione». Davanti al Palazzo di giustizia di Locri ci sono altri primi cittadini: la manifestazione, in tempo di Covid, non è (e non può essere) partecipata come le precedenti. Ma i contenuti non mancano.
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Calabrese non ha mezze misure: «Qui ci servono cervelli. Quelli che gestiscono l’ospedale non sono adeguati a gestire una situazione di emergenza. E non è accettabile ciò che dice Bray (Antonio Bray, direttore sanitario dell’Asp di Reggio Calabria, ndr), cioè che non si fanno concorsi perché i commissari hanno paura della mafia. Non ci stiamo, non è possibile».
La richiesta, per quanto semplice, è diventata un miraggio nella Locride. «Vogliamo un ospedale funzionante. La sanità in quest’area è un crimine nei confronti della collettività e noi siamo qui per difendere e tutelare un nostro diritto: chiediamo giustizia per i morti e per i vivi. Ma siamo stanchi delle promesse: vogliamo risultati e azioni concrete». Una promessa se la concede anche il sindaco: «Noi ci siamo e ci saremo, non ci stanchiamo. Siamo qui per difendere questo popolo senza magliette politiche, ma con la fascia dei sindaci. Lo Stato siamo noi».
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