di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO «Incominciamo a perdere la testa». Basterebbe soltanto questa affermazione per narrare la drammaticità del momento. Martino Rizzo, uno di quelli che il virus Sars-Cov-2 lo combatte quotidianamente al fronte dallo scorso gennaio, è stato il primo in Calabria a dichiarare – il 22 ottobre – che si stava rompendo l’“argine di contenimento”.
Adesso, con forza, senza un briciolo di tentennamento scrive sulla sua pagina Facebook che ieri sera, «per la prima volta dall’inizio della pandemia, non siamo riusciti a tracciare i nuovi casi». Il responsabile del Dipartimento Igiene e sanita pubblica per il territorio dell’ex Asl n. 3, ovvero della Sibaritide, prende ad esempio i “suoi” numeri come termometro di un problema che – probabilmente – si sta diffondendo in tutta l’Asp di Cosenza e forse anche nella altre.
Come termine di paragone, quindi, utilizza i numeri registrati nella Sibaritide. «Sebbene meno di ieri, i 15 casi di oggi sono diventati un impegno troppo grande, non avendo riferimenti se non il nome, la data di nascita e la città. Domani continueremo, con la collaborazione dei Sindaci, ma l’impresa sta diventando quasi impossibile».
Impossibile, a quanto pare, tracciare i contatti stretti di positivi di cui non si sa nulla. Era capitato per un caso a Campana nei giorni scorsi: panico in paese, ma il contagiato era residente a Rende e la comunità natìa non la visitava da tempo. Dunque, un nome, un cognome, una data di nascita e un riferimento geografico per i positivi comunicati oggi sui tabulati e poi più nulla. Troppo poco anche per una Usca territoriale fino ad oggi fiore all’occhiello del servizio sanitario calabrese.
Martino Rizzo prosegue e rispetto alle sue consuete sicurezze, utilizza il condizionale. «I nuovi casi sono distribuiti a Corigliano-Rossano (6, di cui 4 tracciati), mentre gli altri sarebbero a Mirto, Cassano, Longobucco, Trebisacce, Scala Coeli. Il sarebbero è d’obbligo, perché deve essere verificato la corrispondenza tra la citta di nascita, quella di residenza e l’ultimo domicilio, che è quello che ci interessa per individuare i contatti. E quindi riferisco qualcosa devo essere certo di quanto affermo». Altro dato fortemente preoccupante. Sui sei nuovi casi coriglianorossanesi, Rizzo ne ha definiti due irrintracciabili. Ergo, sono sintomatici, asintomatici in giro nella loro quotidianità inconsapevole, o forse coscienti di essere portatori sani del virus? Ipotesi, ovviamente. Ma se due casi su sei iniziano a scappare dal recinto, la situazione allora potrebbe essere più grave di tutti gli scenari matematici che si utilizzano per provare ad anticipare i prossimi passi e l’evoluzione della pandemia.
E che i buoi siano scappati, in fondo, lo sappiamo già da tempo. (l.latella@corrierecal.it)
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