Una doccia fredda, ma non a freddo. Anzi, da qualche giorno annunciata. Siamo stati classificati “zona rossa”, cioè regione che presenta una “situazione di trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo” (così si esprime il documento dell’Istituto Superiore di Sanità, alla cui redazione hanno partecipato anche le Regioni). È una situazione veramente difficile: lo è per i tanti sindaci che fronteggiano da soli l’emergenza epidemiologica; lo è per i tanti cittadini che aspettano ancora i risultati dei tamponi fatti giorni e giorni prima; lo è per gli autisti delle ambulanze incolonnate che aspettano il loro turno e per i tanti medici che non sanno più da che parte iniziare; lo è per chi produce e lavora, che paga i costi di un blocco ulteriore dopo la iniziale ripresa estiva; lo è per tutti noi che paghiamo cara l’insipienza di chi ha pensato che tutto fosse ormai finito e di chi, come le cicale di una vecchia favola, ha continuato a cantare fin quando non ha scoperto all’improvviso di non avere provviste per l’inverno, che pure tutti annunciavano come certo: la seconda ondata, l’avevano chiamata. Per questo è ora urgente che il Governo dia massima trasparenza all’algoritmo di valutazione e agli indicatori che hanno determinato questa classificazione, perché se è vero che per deliberare occorre conoscere è altrettanto vero che conoscere le ragioni di una decisione è necessario per accettarne la durezza. Ma è anche necessario capire bene cosa ci attende a motivo di questo inserimento fra le zone rosse. Ora è necessario riportare indietro i livelli di rischio; e per farlo dobbiamo ridurre le occasioni di trasmissione e mettere mano urgentemente alle criticità di tenute del sistema sanitario e fra queste, la prima e più importante: ridurre i tempi per processare i tamponi e comunicarne l’esito agli interessati.
* Deputato del Pd
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