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«In Calabria tanti professionisti che potrebbero aiutare la sanità a rinascere»

Intervista al deputato del Pd Antonio Viscomi: «Su questa regione pesa lo stigma dell’incapacità per colpa dell’incompetenza e delle ruberie di pochi. L’intervista a Cotticelli? Una vergogna. E la …

Pubblicato il: 09/11/2020 – 11:34
«In Calabria tanti professionisti che potrebbero aiutare la sanità a rinascere»

LAMEZIA TERME Lo «stigma dell’incapacità» segna un’intera comunità regionale. Da troppo tempo. E così per la Calabria arriva l’ennesima nomina calata dall’alto. Dopo un generale si sceglie un commissario che ha esperienza nel campo della sanità (la presidenza di Agenas e i ruoli gestionali in Abruzzo e Campania). Alcune sue uscite, però, lasciano interdetti e sollevano dubbi. Il Corriere della Calabria ha chiesto al parlamentare del Pd Antonio Viscomi di analizzare il momento. Che, al solito, è delicato. Di una delicatezza, però, appesantita dall’emergenza Covid.
La Calabria ha un nuovo Commissario. Nel bilancio della nomina di Giuseppe Zuccatelli si deve fare la tara tra le uscite inaccettabili nei video circolati online e il curriculum sanitario. Cosa ne pensa?
«Personalmente continuo a pensare, e continuerò a pensarlo sempre, e l’ho detto chiaramente sabato a chi di dovere, che vi sono professionisti calabresi, giovani e meno giovani, le cui energie, competenze e passioni sono a disposizione per la rinascita di questa regione, che aspettano solo di poter partecipare a questo sforzo collettivo e però non vogliono avere nulla a che fare con la logica dell’appartenenza politica o delle consorterie varie. Anche per gestire il sistema sanitario. Senza nulla togliere a nessuno, ma non è possibile che una intera comunità regionale continui a subire lo stigma dell’incapacità per l’incompetenza, i danni e le ruberie che pochi altri hanno messo in atto. Ed è un costo troppo elevato, che paga chiunque di noi».
Cosa succederà adesso? E a quali principi ci si dovrebbe ispirare nelle prossime nomine?
«Ancora sono da nominare i commissari aziendali e tutte le strutture di supporto. Io non posso che ribadire un punto molto chiaro: la Calabria non ha bisogno di supereroi ma di persone competenti che facciano il loro mestiere. E per farlo hanno necessità di conoscere bene la realtà in cui operano, che non è solo l’ospedale ma anche il territorio. Anche per questo è necessario che chi è chiamato a gestire una struttura sanitaria abbia un contatto stretto con i sindaci, anzi con la conferenza dei sindaci che è il luogo istituzionale destinato alla rappresentanza del territorio. Non si tratta di adottare una logica amicale ma di rispetto dei ruoli istituzionali: i sindaci rappresentano le loro comunità e ne tutelano gli interessi. Questo è un punto sul quale ho trovato l’accordo dello staff ministeriale nei giorni scorsi, ed è stato veicolato nel decreto. Deve essere allontanato chi opera nell’ombra per rappresentare interessi inconfessabili, propri o altrui; non devono essere allontanati coloro che rappresentano apertamente e istituzionalmente gli interessi delle comunità. Proprio per questo ho organizzato per oggi pomeriggio un incontro con i sindaci che può essere seguito su Facebook. L’ho intitolato così “una emergenza in comune: la parola ai sindaci”».
Con i numeri del disavanzo in crescita e i servizi sanitari che arrancano, ha ancora senso continuare con i commissariamenti?
«Prima o poi andrà fatta una storia interna dei commissariamenti in Calabria. E servirà forse per capire anche le ragioni della intervista di Cotticelli, penosa nei contenuti ma stranamente tempestiva, a me pare, per creare un caos utile a confondere le acque. E della improbabile e ancora più confusa e paradossale difesa tentata nella trasmissione di Giletti. Una vergogna. E però bisognerà ragionare pure intorno al ruolo degli apparati burocratici, regionali e nazionali, che hanno supportato nel tempo la loro azione. Se l’autorità anticorruzione dice che i dipendenti pubblici devono ruotare, ci sarà pure una domanda da porsi sul perché in sanità alcune persone sembrano eterne nelle loro posizioni. E bisognerà ragionare pure del ruolo del Mef e dei suoi dirigenti. Giustificati dalla necessità di risanare il debito, i commissariamenti hanno prodotto un aumento del debito e l’abbattimento dei livelli di assistenza. È evidente che qualcosa non ha funzionato. Ma l’ha riconosciuto chiaramente la sottosegretaria Zampa, rispondendo poco tempo fa a una mia interrogazione sull’ospedale di Polistena. Il punto fondamentale sono i Lea, tutto il resto è, deve essere strumentale al raggiungimento dei Lea, cioè a garantire i diritti dei cittadini. Se non si parte dai Lea non si va da nessuna parte».
Lei parla di servizi, la sanità, però, è anche un enorme bacino di interessi e di voti a cui tutti vogliono attingere.
«Ci sono politici che pensano che nominare primario un amico, anche se non capace, porti dei voti. Io penso che nominare un primario bravo, anche non amico, e assicurare una elevata qualità dei servizi sanitari porti molti più voti. Ma non lo penso solo io, per fortuna. Per questo è necessario assicurare ora più che mai un controllo politico e sociale delle attività commissariali. È ormai da diversi mesi che per questo stiamo cercando di creare un movimento collettivo sulla sanità, pubblico e online. Io stesso sto operando in tal senso, mettendo a fuoco una serie di questioni con i sindacati, i medici, i sindaci, il terzo settore, gli utenti, con iniziative web che hanno trovato grande attenzione e partecipazione dei cittadini. Tutto online e nella massima trasparenza. Questo mi fa dire che la comunità democratica calabrese beneficia della presenza di professionisti esperti in sanità riconosciuti come tali a livello nazionale. Bene, li si coinvolga subito, tutti, per rendere operativa una linea di azione comune e condivisa. Ora è il momento di tradurre questa rete in iniziativa politica e in operatività concreta, nei territori e nelle istituzioni, e anche nei partiti, e nel partito democratico in particolare, in Calabria e a Roma. Questo è l’unico modo per cercare di arginare una delle ragioni della nostra debolezza, forse la più importante: muoversi sempre da soli, per ottenere un beneficio individuale immediato, piuttosto che muoversi insieme per ottenere un beneficio collettivo duraturo». (redazione@corrierecal.it)

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