COSENZA «Nell’ospedale di Castrovillari abbiamo un ottimo laboratorio analisi, dove sarebbe stato possibile sin da subito il processamento dei tamponi o fare i test sierologici. Erano necessari solo piccoli adeguamenti». A parlare, in un’intervista al giornale online Tpi, è il dottor Ferdinando Laghi, per vent’anni, e fino allo scorso anno, primario della Medicina Interna dell’Ospedale di Castrovillari e presidente dell’Isde Internazionale (Associazione Medici per l’Ambiente). Una richiesta inascoltata quella di riaprire il laboratorio analisi di Castrovillari, allevoando così l’enorme carico di lavoro che pesa interamente sull’ospedale “Annunziata” di Cosenza. E Cosenza, come fa notare anche Tpi, sta vivendo giorni drammatici. «In tutta la provincia, la seconda più grande del Sud, esiste un solo laboratorio analisi autorizzato per processare i tamponi Covid, quello dell’Ospedale Annunziata del capoluogo cosentino. E così avere un quadro degno e fedele della pandemia in Calabria diventa quasi una chimera. Una difficoltà che il Ministero della Salute conosce bene, ma poco sia a livello nazionale che regionale finora è stato fatto», scrivono. Il dottore Laghi non le manda a dire: «Già il 30 ottobre scorso abbiamo sollecitato tutti i vertici sanitari regionali, commissariali e politici, a cominciare dal sindaco, che è il primo responsabile della salute pubblica, per dare la nostra disponibilità e competenza per poter utilizzare il laboratorio analisi. A questa nostra richiesta, però, finora non abbiamo avuto alcun riscontro da parte di nessuno. Evidentemente – ironizza – sono certi che le cose stanno andando benissimo e non è necessario». Il 30 ottobre, infatti, e con sollecito il 12 novembre le associazioni Avis, Avi e Amci riunite nel “Comitato per per la difesa dell’ospedale di Castrovillari e della sanità territoriale” hanno inviato una nota ai responsabili della sanità calabrese e del territorio compreso il sindaco di Castrovillari Lo Polito per sollecitare l’immediato utilizzo del Laboratorio analisi dell’ospedale spoke di Castrovillari, quale Centro diagnostico per l’infezione da Sars-Cov-2. Ma la nota è rimasta lettera morta. «Non vorrei che questo silenzio sia dovuto al fatto che si vuole in realtà gestire l’emergenza in termini privatistici. Il rischio è che non si voglia dare una risposta al pubblico per poi appaltare, a costi stratosferici, ai privati”. Spetta alla struttura commissariale regionale, ricorda il medico, identificare i centri che debbono processare i tamponi», dice Laghi. «Abbiamo un centro già pronto che poteva essere in funzione da 15 giorni e la Regione, in questa fase di emergenza, si prende il lusso di non utilizzarlo, per poi magari fare una convenzione con il privato, pagando fior di quattrini, per prestazioni che si potevano avere a un terzo del costo», aggiunge il medico. Al contrario «stranamente si stanno creando nuovi centri di processamento, in particolare uno a Rossano, attrezzandolo da zero, quando invece qui a Castrovillari abbiamo un centro che poteva già essere operativo e non lo utilizziamo».
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